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CAPOLAVORI INTEGRALI DEL TEATRO NAPOLETANO
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IL VINCITORE DEL "TOUR DE FRANCE" A TORRE DEL GRECO
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0108 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
LA SECONDA GUERRA MONDIALE A TORRE DEL GRECO
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0109 VATTI A FIDARE DEI POETI NELLA CITTA' CORALLINA
Bisogna essere canto, luce e bontà,
bisogna aprirsi per intero davanti alla notte nera
perché ci si riempi di rugiada immortale.
Allora, all'ombra del cuore tarlato
nascerebbe una sorgente d'aurora
tranquilla e materna
e vedremo passare in una nuvola
Dio. (Federico Garçia Lorca)
So bene che ciascun torrese sa che il grande poeta spagnolo scrisse questi versi a Torre, non appena ebbe visitato, a caso, il nostro cimitero. So bene che alcuni torresi non hanno mai dimenticato il monito meraviglioso che dal lontano 1924, quando fu pubblicato su un quotidiano napoletano, non appena Lorca partiva da Torre, e stata l'unica forma di educazione impartita da genitori, educatori, pedagoghi corallini.
(...) Bisogna essere canto...
Così si pensò subito di praticare i preziosi consigli in ordine di verso: Occorsero dieci anni perché il torrese divenisse canto, che non è soltanto essere puri, magnanimi (che non significa mangiare l'anima) e buoni, ma leggeri, fluidi e trasparenti come l'amore. Perché credete che molte ragazze di Torre siano così innamorabili? Esse sono canto un po' più degli uomini grazie a mammà.
Non perché, la donna sia canto perché riesca a «canzonare» l'uomo, ma è canto per la facilità di sapersi librare nell'aria, trasportando con se il materialismo che la circonda con acuti assordanti. Tutto, a Torre, tramite alcune meravigliose donne, va all'aria, specie il denaro. Non c'e modo più bello per essere puri che quello d'essere canto; ma non bastava, secondo Lorca, per vedere passare in una nuvola Dio, mandare all'aria tutto. "'Na femmena fa 'na casa e ''nata t''a distrugge" fu bandito a Torre e sostituito con "Quello che risparmia la moglie vale più di quello che guadagna il marito". 
(...) Bisogna essere luce....
Così il torrese incominciò ad imparare ad essere luce, ma non fu una cosa facile come per il canto. Poi usufruì, allo scopo, la luce solare. Un sole, quello di Torre che, oltre a sorgere con un ora di ritardo, guarda un po', non spacca le pietre, ma la gente. Un sole che penetra nel capo quasi a spaccarlo perché saltino via in qualcuno brutture e bassezze, per non dire lordure di alcuni. Così molti torresi riescono ad essere luce, ma solo quando c'e il sole. Non vi passi per la testa, cari stranieri, per carità, di venire a Torre quando i torresi non sono luce; non si sa cosa potrebbe accadervi nel buio. 
In un magnifico giorno d'estate, quando Torre, effettivamente, vista dall'alto, (e non dal piedistallo) è un paradiso, quando il nostro «Miglio» è d'oro di nome e di fatto più che mai e l'aria è profumata di salsedine mista di ottano e piombo ed una percentuale, sebbene povera, di ossigeno sprigionato dalla vegetazione; quando il sole e lì, basso, quasi a portata di mano e non di portafoglio (come il maligno potrebbe pensare); ebbene, allora il torrese è luce più che mai. Vi scaricherà il suo conto in banca, vi regalerà i suoi immobili e, sebbene ricco e, per così dire, potente, dirà nientedimeno d'essere uguale a voi che siete poveri cristi.
Questo accade sempre quando il torrese è luce, come ordinava Lorca a Torre nel lontano 1924. Voglio dire quando il sole batte sulla testa ad alcuni torresi. Non intendo dire affatto che il torrese, solo se vittima dei colpi di sole, sia luce. 
(...) Bisogna essere bontà...
E non vi passi per la testa, per carità, di venire a Torre e prendere i voti. Non perché avete fatto i conti senza i preti, ma perché a Torre le suocere sono suocere anche quando hanno un figlio prete e "illibato", chè l'amore, le suocere, non lo concepiscono come luce naturale, ma artificiale. L'amore a Torre è proibito farlo alla luce del sole, ma con luce tenue; basta una torcia tascabile. Senza la «pila», non vi passi per la testa di innamorarvi, a Torre, o i conti con le suocere li farete in cifre. La cosa più bianca, diceva Bertoldo, non è il latte ma la luce, e Federico Garçia Lorca intende per luce la mente umana pulita, innocente.
(...) Bisogna aprirsi per intero davanti alla notte nera...
Così, conquistata la bontà, si passa ad «aprirsi per intero», che è il modo più nobile di morire. E, a Torre, morire e un po' come un vivere orizzontale. Non voglio dire affatto che molti torresi sembrano morti da vivi, ma che alcuni morti sembrano vivi torresi; tanto che i morti, spesso, servono più dei vivi, non al morto, che crede di vivere, ma al vivo, che non sa d'essere morto.
Ci si apre così tanto per intero davanti alla morte, a Torre, che è difficile distinguere un cadavere da un vivente, e quando fa politica, e quando si desta, e, addirittura, quando va a votare. «Bisogna aprirsi per intero», così finì il verso, il poeta. Si vuole che in un secondo momento aggiungesse «davanti alla notte nera». Per questo il torrese imparò dapprima ad aprirsi alla libertà, poi alla morte che è un modo di essere libero molto silenzioso e innocuo.
(...) Nascerebbe una sorgente d'aurora...
La conquista della «sorgente d'aurora» fu una conseguenza delle conquiste coralline precedenti, come prediceva il poeta. In quanto al cuore tarlato, il torrese non ha problemi. Innanzi alla paura (del trapano del dentista, ad esempio) o del bisturi del cardiologo il torrese i denti preferisce cavarli ed il cuore otturarlo. E non pensi, il maligno, che abbia voluto dire che, spesso, il torrese è senza cuore.
Sempre a proposito della sorgente d'aurora, la città dovette sembrare al Lorca qualcosa di molto penetrabile: madre, fecondità, fertilità. Indubbiamente lo è, non solo perché a Torre si effettuano due raccolte l'anno, ma perché a Torre matura tutto, perfino le malattie specie i disturbi di personalità. E bisogna guardarsi bene dal venire a Torre, che so, da mezzi scemi o da pecore zoppe. Né vi passi per la testa di andare in giro dopo le nove di sera in inverno; o, peggio, di attendere un mezzo pubblico su un marciapiede. Gli occhi dei torresi vi lanceranno l'anatema: se siete donne sul marciapiede rischiate di rimanerci tutta la vita. 
(...) Tranquilla e materna...
Nel cuore dei torresi c'è stata sempre la «sorgente d'aurora» specie quella tranquilla e materna del poeta. Una sorgente che è un po' come una risorsa inesauribile. Una pace e una tranquillità simile alla sensazione inconscia del ritorno al grembo materno. E così per merito di Garcia Lorca, molti torresi sono nientemeno figli alle stesse madri: «nostra madre scuola», «nostra madre chiesa», «nostra madre politica» "Nostra madre comunale". Non c'è cosa più bella della "sorgente d'aurora tranquilla e materna" conquistata dai torresi dopo tanti sacrifici.
E non c'è da stupirsi se diversi torresi, spesso, alzano gli occhi al cielo. Ma sono molti anni che lo fanno senza alcun risultato. Avranno sbagliato strada?. Tanto impegno per divenire "canto, luce e bontà", tanto sacrificio per "aprirsi alla notte nera", accoccolati poi sotto l'aurora tranquilla e materna, cioe le gabbane materne propriamente dette e quella della Madre celeste. 
E Dio? cioè l'essenza? Solo un banco di nuvole color latte crema che s'allontana ad Oriente.
Vatti a fidare dei poeti! 
1977 Luigi Mari

0110 GIOVANNI PAPERINO TIPOGRAFO TORRESE SVENTURATO
Giovanni Paperino, era un tipografo artigiano provetto, coscienzioso, esemplare, onesto fino allo scrupolo, per questo, da piccolo, in collegio, passava il suo tempo a curarsi ecchimosi, contusioni, ed ematomi vari poiché spesso le prendeva.... Ma reprimeva ripetitivamente le sue idee anticonformiste bruciando molte energie. Allo scopo di non confermare gli epiteti o le ingiurie di asociale e disadattato Giovanni stipulò il contratto monogamico.
Veniva spesso nella mia bottega di Torre del Greco per commissionare timbri di seconda mano. Giovanni Paperino, sosteneva, tra l'altro, che i nuovi problemi esistenziali dei circumvesuviani facevano perno sulla sperequazione dell'economia. E' un dramma, affermava, vivere nello stesso condominio con una differenza di introiti da uno a dieci. Il danaro, persino a Napoli, è divenuto l'unico parametro che determina il valore di un individuo, e via discorrendo.
Paperino era tipografo da sempre. Aveva dato i fondelli, come lamentava lui, prima ai gestori del corso di formazione professionale, in collegio, poi ai padroni degli anni cinquanta. Finalmente aprì bottega, senza il beneficio di rivendicazioni sindacali, ma attraverso il centesimare dei suoi risparmi. Ma da quel momento, da paria mediocre del mondo del lavoro divenne un potenziale buon partito per l'occhio particolare di certe donne coralline, non molte per fortuna, che ancora oggi ricercano l'affermazione accovacciandosi sotto l'egida di un marito portapane.
Avvenne uno dei tanti matrimoni terapeutici dove l'illusione dell'idillio durò giusto i nove mesi della gravidanza. Giovanni Paperino, dietro un eccessivo possessivismo materno, da parte della consorte, si vide escluso dalla sfera affettiva dei congiunti, in più sentiva opprimente l'ingerenza della suocera. Non si rendeva conto di alimentare da sé queste manovre inferme della consorte perché non imponeva i suoi diritti e doveri rispettivamente di marito e di padre. Finì che, per sentirsi accettato, si immerse nel lavoro, come si suol dire, fino al collo.
La donna, vittima del modello sociale capitalistico si crogiolava sui sensi di colpa di Giovanni e, attraverso finissimi ed eleganti ricatti morali, lo spingeva a sudare le cosiddette sette camicie. (Perdonatemi le puntualizzazioni stilistiche, ma sento sempre la presenza della buonanima di Croce e Flora che mi fissano dal famedio).
Giovanni Paperino, come tutti gli adulti bambini era, tutto sommato, un candido ossessionato. Il conflitto si consolidò quando, preso dal bisogno della fuga, dovette lottare intensamente contro la rinuncia affettiva dei suoi figliuoli. Una coppietta di pargoletti tenerissimi, si confidava, due batuffoli di cotone idrofilo, l'uno rosa, l'altro celeste, sebbene, secondo la moglie, lui avesse contribuito al loro concepimento solo attraverso un meschino, scellerato semino.
La fetta di potere ottenuta dalla moglie di Paperino era insufficiente secondo il parametro vigente, a stento riusciva a snobbare i condomini. Sebbene fosse detentore di una posizione economica superiore alla media nazionale, l'uomo si sentiva meschino, inottemperante, un poveraccio da questua. 
Fuggì il poveretto, stressato, esaurito, avvertì un malessere nell'aereo, ma invece di prendere la direzione della toilette aprì per errore un portello dell'abitacolo pressurizzato e precipitò. Non ebbe paura perché non dirupava, ma veleggiava, ora cabrava, ora picchiava, su, giù, a destra e a manca. Per la prima volta nella sua vita provò l'ebbrezza della libertà. Ad occhi aperti agitava le braccia come un volatile. Il suo cuore era inerte, non discerneva più la gioia e il dolore, il riso e il pianto. Una dimensione senza principio né fine. Poi il vento lo spinse sempre più oltre, raggiunse la velocità della luce e confermò la teoria di Einstein, il tempo si arrestò quando sentì il suolo dolcemente sotto la regione plantare.
Dischiuse le palpebre e non gliene importò un frego di essersi trovato in un retorico immenso prato, illuminato da un rancido tiepido sole onde poter mirare, stagliato sull'orizzonte infuocato, la diafana creatura dei suoi sogni. Finalmente gli apparse la donna ideale. 
Giovanni era precipitato in un altro mondo alternativo; in questo singolare paradiso sentì scrollarsi di dosso la vecchiezza di millenni di cultura inferma che gli avevano iniettato sotto l'epidermide la paura di vivere e di morire. Quel mondo gli ricordava il candore dell'infanzia, la fiducia e la sicurezza disgregata dal presente. Scoprì l'epilogo della teoria spazio-tempo, non già l'eternità, ma la vita a ritroso. A mano a mano che gli anni andavano, Paperino e la sua meravigliosa nuova compagna ringiovanivano sempre più fino a divenire due pargoletti paffuti, due batuffoli di cotone idrofilo, l'uno rosa, l'altro celeste, per poi addormentarsi dolcemente in una culla di giunco, irradiati dai loro candidi sorrisi, nella consapevolezza soave di un posto assicurato nel, cosiddetto limbo.
1980 Luigi Mari

0111 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
MESTIERI http://www.torreomnia.it/tradizioni/mestieri/set_fra_mestieri.htm
STROFETTE http://www.torreomnia.it/Recitato/strofette/pag_strofette.htm
PROVERBI http://www.torreomnia.it/Recitato/proverbi/pag_proverbi.htm
VOCI 1 http://www.torreomnia.it/tradizioni/venditori/set_fra_venditori.htm
VOCI 2 http://www.torreomnia.it/tradizioni/venditori/venditori02.htm
FATTI http://www.torreomnia.it/localita_contrade/boccia/set_fra_boccia.htm

0112 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
UN TIPOGRAFO TORRESE DI CAMPAGNA (Da Magonza a Torre del Greco)
(...) Dalle sparute fabbriche del meridione qualcuno pratica il secondo lavoro come Don Antonio che faceva pure il tipografo di campagna, alle falde del Vesuvio. 
Un giorno mi contattò per avere delucidazioni proprio sulla realizzazione di un volumetto religioso. Mi assicurò che il prete era pipì e un po' fariniello e che non voleva fare brutta figura con i parrocchiani, molto generosi con le elemosine. In più quando si arrabbiava con Don Antonio , il pretaccio, non potendo essere blasfemo, gli profferiva le più variegate scurrilità e trivialità da baccalaiuolo e portuale, giustificandosi con la teoria che i peccati veniali sono sfoghi consentiti dal Signore.
Don Antonio mi disse: «Una volta, caro Marittiello - (da noi si vezzeggiano pure i cognomi) - solo per scrivere CULO invece di CULTO sulla lettura domenicale, me ne disse tante che mi fece venire la diarrea. E' vero che in Chiesa ridevano tutti, ma benedetto Iddio, che è il suo capo, Il prete mi urlò: - devi fare le mani come i piedi; devono fare ventiquattr'ore di terremoto con te all'epicentro; tu non morirai nel letto tuo, disgraziato, ciuccio matricolato; figlio di una meretrice - forse credeva che la buonanima di mia madre vendeva le merende - basta, mi fece una chiavica!».
La bottega di Don Antonio aveva le pareti incastonate di gabbie e mi chiarì subito che alle falde del Vesuvio diversi contadini sono ornitofili. Gli feci intanto una chiara relazione sul da farsi per realizzare quel libro. Ad un tratto mi prese sottobraccio per guadagnare l'uscita in aperta campagna. 
«Quando esco dall'Alfa Sud - continuò Don Antonio - il tempo che mi rimane lo passo un po' a stampare, un po' a zappare. Guarda che bella campagna! Ci pianto tutto, eh, ma solo per il fabbisogno personale... e di quello dei clienti... capisci a me...".
Lo fissai senza intendere. Mi scosse la falda della giacca con cordiale veemenza ed aggiunse con un tono di rassegnazione nella voce:
«Quando sbaglio qualche lavoro tipografico" - disse Don Antonio abbassando gli occhi, poi li puntò in alto, in un posto indefinito con un senso di imbarazzo - "e questo capita spesso, tu sei un caro Mari sei un amico, a te lo confesso: sbaglio quasi sempre, Lui' ". - Poi ribadì in tono perentorio, ma ironico - "diciamo pure che non ne azzecco una, va!... O i fogli vengono troppo scagnati, o troppo 'nguacchiati... Il mio forte sono gli errori di grammatica". - Sorrise - "Mi volevano dare il premio Nobello sugli errori di stampa, Marittie'... Basta! Dopo ogni lavoro, al posto di rifarlo, accontento il cliente con un paio di chili di pomodori freschi, una spaselluccia di fave, che so, due mazzi di ravanelli... Vedessi, dopo, il lavoro com'e buono!... Gli errori non contano più». 
Ridevo di cuore, fino ai singulti. Presi fiato per domandargli cosa aveva offerto al prete quella volta per l'errore di CULO.
"Offerto? - riprese Don Antonio - Quello se non lo fermavo si scippava pure le radici da terra nella mia campagna. Disse che doveva nutrirsi molto, perché le arrabbiature gli portavano l'insonnia e lo facevano dimagrire giorno per giorno. Intanto la perpetua non fece la spesa per tre mesi... Vedi un «t» di culto che mi costò... Ma che vuoi, caro Mari, io non lascerei mai la tipografia, le sono affezionato. Poi in paese hanno soggezione di me, mi chiamano professore, scienziato, uno mi chiama ministro; è gente ignorante, io almeno ho fatto la prima alimentare tre volte, poi mia madre, disperata, mi mandò a imparare l'arte da Ciccio 'o solachianiello, che i giorni pari aggiustava le scarpe e quelli dispari faceva i manifesti di morto. Quello sì che era un maestro. Aveva fatto fino alla seconda alimentare senza ripetere neanche un anno».
Mi congedai da Don Antonio perché volevo subito raggiungere Torre del Greco, ma sulla strada del ritorno m'imbattei in una bicocca diroccata e polverosa da dove proveniva uno strano suono. 
Poi distinsi dei cinguettii di volatili che appurai provenire da una bifora del pianterreno di una bicocca stagliata sullo sfondo del vulcano turrito e grigio all'imbrunire . Ora quei suoni prendevano un timbro melico e divenivano, a mano a mano che m'avvicinavo, piu articolati e distinti. Ora ascoltavo una singolare armonia, qualcosa a mezza strada tra un elegiaco spiritual ed il vocalio ammaliante delle sirene di Ulisse. I solisti del concerto emettevano poi vagiti d'infante, ma che uccelli erano?.
Decisi di non approfondire, ma, voltatomi per riguadagnare il volante, mi scontrai con lo sguardo enigmatico d'un bimbo paffuto, ma sudicio, pieno di cippa e di moccio. Gli chiesi perché quei volatili emettessero quegli strani suoni. 
«Il nonno - disse il con un sorriso d'ebete il fanciullo - acceca gli occhi di tutti gli uccelli con uno spillo, così cantano meglio». 
Non ho più saputo se Don Antonio portò a termine quel benedetto libretto. A seguito di un'altra visita, infruttuosa, seppi che era andato a vivere a Modena con una figlia maritata. (...).
Dal libro "Da Magonza a Torre del Greco" 1980 Luigi Mari

ANCORA CON IL LATINORUM DONNABBONDIANO CORALLINO? CON LA TOTALITA' DI "SCRITTORI" IL VERO INTELLETTUALE E' LO SPARUTO LETTORE.
(...) Rene Clah disse: "Diffida dell’uomo e della sua mania di fare nodi". Una delle tante cause che hanno riallontanato l’uomo medio dalla lettura in genere, anche sotto il Vesuvio, è la deliberata ricerca del gergo complicato di molti autori non solo nei testi tecnici settoriali, ma soprattotto nella saggistica, nella manualistica e nella storiografia, perché a Torre di creatività letteraria non se ne parla nemmeno. 
Su scala nazionale, invece, la prosa sperimentale, la poesia ermetica e la stessa critica letteraria, la quale, a mio modestissimo avviso, serve solo, nelle prefazioni di libri delle collane economiche, serve a scoraggiare in primis l’uomo medio dal proseguimento della lettura del testo, per la massiccia macchinosità del linguaggio con articolazioni concettuali che definire complesse, intrecciate, astruse ed arzigogolate, è come dire facile l’arabo... 
I social network accolgono a Torre del Greco diversi neo-scrittori che emulano quelli nazionali consolidati, ma sempre nell'ambito della ricerca. Si passa dallo scrittore della domenica o quello da dopolavoro comunale alla chimera dello scrittore di grido. 
Diversi corallini siamo per natura prevaricatori, per carenza, naturalmente. non per forza. Sarà forse l’antica necessità di apparire dotti, elevandosi a ranghi superiori attraverso una scrittura talmente adulta, che per essere compresa si dovrebbe stare dopo la vita, dove tutti gli enigmi vengono chiariti, almeno presumibilmente. Una scrittura che va al di là dell’aulicità delle dottrine regolate da schemi comunicativi particolari. Ciò compromette, senza dubbio, la chiarezza e l’intellegibilità, ma il virtuosismo rasenta il sortilegio ed ammalia e si cade nella malìa.
La faciltà di buttare zavorra nei siti pseudo storici, archeologici e quant'altro del napoletano è oceanica, data la famelica voracità dello spazio web illimitato e dei network. Ma si tratta di puri copia e incolla, laddove raramente se ne cita le fonti.
Si dice che "non esiste sciocco che non trovi un altro sciocco che l'ammiri". Ebbene questi sedicenti scrittorucoli con i loro libercoli digitali quasi senza costo hanno tracimato i siti soporiferi del settore. Il Vesuvio ne è stato una vittima predestinata. Le guerre sante si fanno in nome di Dio, L'intellighentzia locale si fa in nome del Vesuvio. 
Storiografia e saggistica si impara da noi alla "Federico II" ma di creatività, ed inventiva c'è carenza sotto il Vesuvio. La ricerca ci consente facilmente la verbosità pomposa del linguaggio, l’uso continuato di neologismi e termini rari che sfociano inevitabilmente nell’oscurità concettuale, a prescindere dalla dialettica o dallo ermetismo. E’ peggio che dottrinalizzare il testo con numerose locuzioni latine e proposizioni di lingua straniera, perché ciò, almeno, è lessicamente traducibile. 
Questa necessita di oscurare il linguaggio nasce, probabilmente, da un bisogno di sopraffazione mestierante, che utilizza tecniche e trucchi settoriali ad uso egemonico ed intimidatorio. Si tratta, d’altra parte di espedienti antichi, adoperati già da scribi e sacerdoti, che articolavano costrutti ambigui conformi al mistero ed al proibito, per incutere stupore, timore e soprattutto ammirazione. 
Come se non bastasse, l’italiano d’oggi è una lingua anche purgata dall’invasione della terminologia angloamericana e dagli stranierismi europei, nonché dalla proliferazione di sempre nuovi termini scientifici, non solo, ma dallo sviluppo camaleontico del gergo giovanile. Alcune parole assumono significati diversi non già nell’arco di qualche decennio, ma di appena un biennio o meno.
Pasolini già negli anni sessanta diceva che il nostro era diventato un italiano tecnocratico e strumentalizzato, a prescindere, chiaramente, dalla sperimentazione del linguaggio gergale della sua dilogia acclarata che rimane fine a se stesso. Così leggiamo: "cosificare e cosalizzare" per: trattare come una cosa; "gambizzare" per: ferire alle gambe; "invarianza" per: costanza; "lupara bianca" vuol dire omicidio con volatilizzazione di cadavere; "mainframe": grande calcolatore; "Nientologo e tuttologo" come: pseudo onniscente; "palista": chi possiede un televisore col sistema PAL; "picista": iscritto al P.C.I.; "pule": poliziotto, ecc. ecc. 
Invadono gli stranierismi: medicult: cultura media; eskimo: giaccone tipo eschimese; pop singer: cantante popolare; kitsch: cattivo gusto; comics: fumetti; dream car: automobile di sogno, ecc. ecc. Tutto questo, insieme agli audiovisivi, ed altre cause, hanno contribuito ad abbassare il già scarso interesse degli italiani per la lettura, che non è più stimolatrice della fantasia, ma provocatrice di sforzi interpretativi infruttuosi risolvibili solo con l’alternativa di avere più tempo e pazienza per aggiornamenti settoriali e lessicali. Tempo e pazienza, ciò che l’uomo moderno non ritroverà forse mai più (...).
Luigi Mari dal libro "Da Magonza a Torre del Greco" Cap. 12° - 1980

0014 LO SCIOPERO (RIVOLTA) DEI MARITTIMI A TORRE DEL GRECO 1959
ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA di Luigi Mari
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=11537
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0115 LIBRI - ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA di L. Mari
TUTTI I LIBRI PUBBLICATI A TORRE DEL GRECO DAL 1600 A OGGI
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http://www.torreomnia.it/libri_torresi/MyWeb.htm Sfoglia foto qui in album

0117 Novembre 2005.
Enzo Palomba, Paolo Di Luca,Antonio Abbagnano, Vincenzo Speranza, Carlo Boccia e il maestro Gigi Mari, che si appresta a pagare per tutti.

 — con Paolo Di Luca e altre 2 persone.

0118DALL'ARCHIVIO DECENNALEE TORREOMNIA di Luigi Mari
L'ANTICA, NOSTALGICA CIRCUMVESUVIANA DEI NOSTRI NONNI
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=12366

0119 DALL'ARCHIVIO DECENNALEE TORREOMNIA di Luigi Mari
L'ANTICA, NOSTALGICA CIRCUMVESUVIANA DEI NOSTRI NONNI
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=12366


 

0120 CALCOLO SCIENTIFICO DELLA NOSTRA MORTE: GIORNO E ORA
http://www.kwebbel.net/morire/
SONO ESCLUSI DALLA VISIONE DI QUESTO POST I PAUROSI
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0121 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=10798
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0122 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine 
LUIGI MARI DI TORREOMNIA E ANIELLO LANGELLA DI VESUVIOWEB
La discussione sulle donne vesuviane è una delle più belle di Torreomnia, lo dice uno come me che ha 4 figlie femmine.
Il Dott. Langella la imbrocca spesso sulle donne. Convivono, però, in questa discussione il diavolo e l'Acqua Santa.
I miei messaggi sulla donna sono il diavolo.
e quelli del Dott. Aniello Langella sono l'Acqua Santa. 
Quindi Dottore stai a posto con gli occhi del mondo e le opinioni altrui, nessun pregiudizio corallino ti sfiorerà.
Ma questo non toglie che siamo entrambi cristiani praticanti riscattati.
Basta leggerli. I miei messaggi affondano però nevroticamente nelle problematiche socio-esistenziali del genere femminile torrese che attingono dalle origini della cultura millenaria tra schiave e Cleopatre; tra Marie e Elene; e quelle del Dott, Aniello spaziano tra le Maria Goretti, le Bernadette, e le donnine ingenue che non sanno manovrare il cambio dell'auto, quelle che ancora temono di fumare in pubblico, nel modo più candido e amorevole che si possa vedere la donna, con una predisposizione alla comprensione e al perdono da fare invidia ai maggiori gentlemen.
La realtà è che siamo entrambi vesuviani credenti, solo che l'ottica di Aniello sono i Vangeli sinottici, con l'idea cerulea e verginale di Maria e delle Pie donne; la mia visione, invece, attinge più lontano, a quella della donna del vecchio Testamento, con tutte le antiche, annose, che dico, secolari problematiche.
Pensate se Torre del Greco avesse avuto come patrono l'Immacolato, sarebbe uscito dal concetto materno-deistico-verginale.
A Torre del Greco scisse e indipendenti quattro donne: la sorella, la madre, la sposa, la suocera. Quattro personalità camaleontiche, le più emblematiche del mondo. 
La donna torrese cattolicissima per motivi storici locali, emula, nel DNA, "in cantina" il concetto vergineo del sesso, ma divenuto conflittuale con la liberalizzazione sessuale del XX secolo. MA NON NELLUOMO. Non penalizzato, l’uomo, nel Vecchio testamento, ma vittimizzato nella figura di Adamo che rivendicherà se stesso nei secoli a venire, con la priorità della forza fisica e con la supremazia all'ingresso delle cariche pubbliche, sociali ecc. sconfiggendo tutti i tentativi di matriarcato fino all’ultimo, quello torrese in sordina che primeggia sull’educazione filiale.
Donna e peccato ci hanno accompagnato fino alla memoria d'uomo. Non è lontano il tempo in cui, anche sotto il Vesuvio, era peccaminoso istruire le ragazze al ciclo. Qualche centenaria ancora recitava un Pater Noster davanti ad una sedia dove era stata seduta una ragazza con le regole, ritenuta impura. Tutti gli oggetti che avevano a che fare con la fisiologia femminile relativa non già solo al sesso ma alla procreazione era contaminato perché disse lo scienziato americano Mulsen: “L’amore ha posto la sua magione a porta a porta con la defecazione” ma dimenticò che quella magione dà pure e soprattutto la continuità al genere umano. Non è medioevo, ma periodi a cavallo del secolo scorso. Certo siamo lontani dall'infibulazione ed altre pratiche che addirittura annientano la donna.
Concetto di Mari: Eva su condanna di Dio ha bisogno di procreare la sostanza e di assumere la morte come pena e come riscatto alla sua disubbidienza.
Concetto di Aniello: Maria SS. incomincia con l’Annunciazione, interrompe la genealogia e compie la sua missione con l’assunzione in cielo.
Come vedi, caro Aniello Langella, mio fratello in Torre fuori le mura, è difficile scindere la donna Santa dalla donna demonio sotto l’aspetto degli archetipi fino ad un immaginario collettivo perpetuato ancora oggi. Caratterialità endemiche affondano pure da lontane radici quando c'è il rifiuto del progresso e l'ignoranza dell'uomo. Sì perché è l'uomo con il suo bisogno egemonico dettato dalla supremazia della forza fisica che ancora tenta di tenere la donna sottomessa, che condiziona sotto sotto la sua personalità collettiva di genere ed il suo modus vivendi nella logica comune.
Luomo vesuviano (senza generalizzare) baffuto e grinzoso con le mascelle in fibrillazione, per darsi aria di macio, con l’occhio eternamente inchiodato sui decollete, quando non ha più potuto con le proprie donne, evolute e rivendicate dal femminismo, ripiega con le donne dell'est europeo, le quali si assoggettano al maschilismo di vecchio stampo per ragioni economiche. I casi di "ragazza-anziani" stanno lasciano il posto a coppie coetanee omogenee. Non è il primo trentenne che lascia moglie e figli per la "straniera" bionda e disponibile, (vedi statistiche comunali).
In certi casi un’alternativa al paradiso letale delle sniffate allo stordimento dei Network. Alcuni uomini corallini accettano straniere dell'est con abitudini aborigene che prevedono delle sottomissioni. (In privato posso essere più dettagliato). Dimmi Tu se questo non è condizionamento dell'uomo sulla donna.
Quello tra l'uomo e la donna, nell'aria vesuviana (sempre senza generalizzare) è inconsciamente una lunga secolare guerra fredda combattuta con la maternità dall'una e con la presunta virilità dall'altro. Non ci offre altro la natura, al di la del danaro, ma quest’ultimo favorisce solo lotte surrogate, marginali.
Nell’Antico Testamento, tra le leggi ebraiche c’è quella del levirato: è una legge non scritta che impone, quando un uomo muore, al fratello dell’uomo di sposare la vedova, perché venga conservato il suo nome attraverso la discendenza del fratello. È un mito curioso cui la Bibbia dedica più figure, ma senza mai accostarle al male, all’incesto, al peccato.
Nel Vecchio Testamento, Dio sembra permettere massacri, perversioni, deragliamenti e sembra usare le donne per questo.
Ma Gesù Cristo converte l'Eterno in un Dio d'amore che tuttavia vede la donna come diavoleria sessuale.
E' questa l'ottica, caro Gastone fortunato, con cui ti vedi la donna vesuviana. Purificato e felice che sei, Dottor Langella. Ti invidio per questo, perché hai capito che i nodi della storia conviene ignorarli. Affrontarli per capirli è utopia e sofferenza. “Chi capisce patisce”.
Povera, tapina e negletta donna vesuviana vista qui come non mai nelle midolla delle sue origini della creazione.
Cosicché l’uomo meridionale scaltro, vigile e attento scinde il concetto donna in madre e sorella nell’accezione del deistico-verginale dei Vangeli Sinottici (cito i sinottici perché più attendibili) e le altre donne, quelle “desiderabili” inevitabilmente smarrite nell’archetipo della secolare donna biblica erede di Eva.
1990 Luigi Mari



0123 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
IL GRANDE FRATELLO TORRESE
Apparentemente si può avere l'impressione che il torrese sia "fratello"perché molto religioso. Non perché sia bigotto il torrese è fratello, che è un modo molto diffuso di professarsi amico. Non già perché il bigottismo esclude ogni forma di fratellanza, ma appunto perché il torrese, religioso timorato, è soprattutto fratello grazie alla maniera sfacciata di non esser bigotto. Ed è molto difficile essere fratelli in questo senso, oggi che di religiosi puri ve ne sono ben pochi, quindi pochi fratelli ma tutti amici.
Ed è inutile che il maligno ci sussurri che l'amicizia non esiste, che essa è solo complicità. Non che il torrese sia migliore o peggiore degli altri popoli, ma è sostanzialmente diverso per il modo drastico di esser fratello, pur non essendo amico. E il fratello, se deve dare dà, senza indugio, sopra tutto quando è povero.
Anche i poveri a Torre, a differenza degli altri poveri, sono fratelli, non già perché siano poveri religiosi, scusate: religiosi poveri, ma perché danno la possibilità ai fratelli maggiori d'essere tali, perché appunto se non ci fossero i minori, i maggiori sarebbero fratelli e basta. 
Anche questi ultimi fratelli a Torre sono i migliori, sono i preti, non i sacerdoti, sia ben chiaro. Essi sono fratelli e basta, perché sono padri spirituali, ed hanno tutti figli minori. I minori sono una categoria speciale. Se hanno bisogno d'aiuto, essi si rivolgono ora al padre, ora al fratello maggiore, ma se le cose non vanno bene, imprecano il Nonno che se ne sta buono buono tra le nuvole e non si fa mai vedere; ma che fratelli, figli e padri amano e rispettano e spesso venerano.
Non perché il torrese sia peggiore o migliore degli altri, ma è terribilmente fratello in tutte le sue azioni, anche rubando, quando capita. Anche il ladro a Torre è fratello, non soltanto perché è generoso o di buon cuore, ma perché non è bigotto e soprattutto è molto religioso, infatti, trova sempre qualche santo che lo tolga dai guai.
E i santi a Torre sono un po' come i fratelli maggiori, non altro che per quel modo così appassionato di non essere bigotti. Anche le donne torresi, più che madri e spose sono irresistibilmente fratelli, ma, a differenza degli uomini, sono un po' bigotte, per questo sono anche un po' amiche, anche se il maligno usa il sinonimo "complici". Seguire la moda con discrezione, con sobrietà, senza invidia o antagonismo di sorta è un modo nobile d'esser fratello, per una donna, a Torre.
Ma ciò che più rende fratelli le donne a Torre è il pudore, che è un modo molto torrese d'essere femmina, perchè dire donna è diverso, ll pudore delle donne torresi è inconfondibile: io riconoscerei una mia compaesana a Oslo, tra un mare di gente, attraverso il pudore, nel modo garbato e attento con cui si copre nello sguardo timido e sottomesso, con gli occhi bassi quando incrocia lo sguardo, in quell'espressione acqua e sapone (con ranno) che la caratterizza.
Poi, grazie alle donne il maschio a Torre è più fratello che mai, fratello di latte, magari. La categoria neutra è quella delle suocere. Il presente e il futuro della città è nelle loro mani. Esse non sono differenti dalle altre suocere del mondo, ma sono particolarmente suocere per il modo testardo di non voler essere fratello. Ma pur non essendo amiche sono terribilmente bigotte, tanto che se cade 'I'orre, la reggono le suocere. E torre è caduta diverse volte da buon araba fenice...
C'e ancora una maniera d'esser fratello che è quella sciocca, inconsueta di stimarsi e di amarsi. Non che questo sia un modo o l'altro d'esser torrese, ma è certo un modo molto d'uso d'essere amico, pur non essendo bigotto. Ora bisognerebbe fare il punto sulla parola fratello che spesso è confusa con la parola caino. Ma tutto è chiaro quando si parla del fratello torrese, il quale, non essendo caino, è soprattutto fratello, perché religioso. Fratello inteso in senso cristiano che è molto di più del fratello, inteso in senso umano, il quale se fa una buona azione, la fa con materialismo, magari donando i propri beni. Il fratello cristiano certo materialismo lo lascia dov'è ed elargisce solo il proprio spirito, il proprio credo e soprattutto le meravigliose promesse.
Non c'è modo più banale d'esser fratello che quello d'esser sincero, molto più che l'esser mendace che è la maniera giusta d'essere amico. Ma l'esser sincero, il più delle volte, è un po' come l'essere codardo; e meno male che avere paura e il modo più tipico d'esser bigotto, come non e il torrese, grazie a Dio.
L'unico vero modo di non esser fratello a Torre è, in ulima analisi, quello d'esser parente, non già perché non si ami il proprio sangue, ma perché il fratello uterino si ama da morto prima che da vivo, Infatti questa maniera d'esser fratello, che è la meno ortodossa, fa sì che il fratello, morto in vita, nasca non appena è sottoterra. 
Non ho mai visto amare un fratello vivo, nella mia città, come l'ho visto fare con uno morto. La gioia, la felicità, la lealtà che gli si nega da vivo gli si dà da morto. Veder amare un vivo a Torre è una cosa disgustosa. Se si suol dire "i figli si baciano nel sonno"si può anche dire, a Torre, i fratelli si baciano da morti, i compesani dopo la cremazione. 
Si spenderanno centinaia di migliaia di lire per il proprio cadavere, fiori, e avvisi di lutto enormi; si verseranno mare di lagrime, ci si tormenterà allo spasimo, si impazzirà dal dolore, là quando non s'aveva mai speso un soldo, per il fratello vivo, mai tormentati e mai impazziti. E' uno spettacolo commovente e angoscioso, tanto che vale la pena di non esser fratello, e l'unico modo per non esser fratello, a Torre, e quello d'essere figli alla stessa madre, da vivi; figli di Dio da morti.
1972 Luigi Mari

0124 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
'A STELLA http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=2289
'A TUPPESSA http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16826
1000 PERSONAGGI http://www.torreomnia.it/personaggi_durzo/indexd.html

0125 ALBUM FOTO ARCHIVIO DECENNALE TORREOMNIA FAMIGLIA MARI
ELENCO 3 1983: http://www.torreomnia.it/mari_animaz_foto.zip/indice.htm
http://www.torreomnia.it/Testi/editoriale.htm

0126 A
RCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
STORICA Tipografia MARI1965 www.youtube.com/embed/TINpmuLbDVU
SAGOMA UMANA GRANDEZZA NATURALE 
www.youtube.com/embed/eMEfoLHGmtA Tel. 081 8810771
 

0127 ALBUM FOTO ARCHIVIO DECENNALE TORREOMNIA FAMIGLIA MARI
ELENCO 2 1973: http://www.torreomnia.it/mari_animaz_foto.zip/indice.htm
http://www.torreomnia.it/Testi/editoriale.htm

0128 UNICHE CANZONI CLASSICHE DELLA MUSICA TORRESE (RARE)
ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA di Luigi Mari
http://www.torreomnia.it/canzoni/raimir.htm Qui sotto album foto 1920-1960
Solo interpreti torresi http://www.torreomnia.it/canzoni/canzoni_musica.htm
Musica e interpreti torresi http://www.torreomnia.it/musicis_interpreti.htm


0129 PUPI - ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA di Luigi Mari

STORIA ILLUSTRATA DEL TEATRO DEI PUPI DI TORRE DEL GRECO 
DAL 1930 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=11668
AL 1960 http://www.torreomnia.it/memoria_pupi/set_frame_mem_pupi.htm

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0132 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA TORRE 
E LO STERMINIO NAZISTA VISSUTO DA UN PITTORE TORRESE
LIBRO: http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=10257
GENOCIDIO: https://www.youtube.com/results?search_query=auschwitz
SHOA PALATUCCI E D'ACQUISTO SALVATORI DI NUMEROSI EBREI
ONORATI A TORRE DEL GRECO
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0133 NEL 1940-1945 I NAZISTI COSTRINSERO ALL'INEDIA E ALL'AGONIA PER 
MESI, PER ANNI FINO AL COLPO DI GRAZIA 6 MILIONI DI PERSONE
UOMO, ANIMALE SUPERIORE??? www.youtube.com/embed/gp8aqJV59Bs
https://www.youtube.com/results…

0134 VESUVIO - DALL'ARCHIVIO DECENNALE TORREOMNIA DI Luigi Mari
ERUZIONE REALISTICA www.youtube.com/embed/IXWAmc4q2v8
PROVA ERUZIONE RAI www.youtube.com/embed/wgpqNriVXJg
ALTRI PERICOLI http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=13885
ISTITUTO LUCE www.youtube.com/embed/Zugnc6XyYmo 
ERUZIONE 44 COMPLETAwww.youtube.com/watch?v=i2prf2HNfSg
ERUZIONE 1944 COMPLETA https://www.youtube.com/embed/i2prf2HNfSg
TORRE1 http://www.torreomnia.it/Vesuvio/vesuvio_dicristo/vesuvio_dicristo1.htm
TORRE DEL GRECO2 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=6390
CNN IL VESUVIO E’ PRONTO http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=7296
MALAPARTE ERUZIONE 1944 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=1701
SPERIAMO ME LA CAVO http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16625LA FUNICOLARE FUNICOLARE www.youtube.com/embed/zF8pFt8YBW8

0135 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
TRENO DI BALVANO - 30 MORTI TORRESI 1944 SOTTO 8 COLLEGAMENTI
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=3005
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=3005&page=2
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=3005&page=3
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/argenziano_treno/set_fra_treno2.htm
www.youtube.com/embed/MeRaZXB_oCw
www.youtube.com/embed/LnrIKtfp3j0
http://www.google.it/search?sourceid=navclient&hl=it&q=site:www.torreomnia.it+treno di balvano&gws_rd=ssl#q=treno+di+balvano&hl=it&tbm=vid
http://www.vesuvioweb.com/it/wp-content/uploads/8-Salvatore-Argenziano-Il-Treno-8017-%E2%80%93-Una-Tragedia-Dimenticata-Balvano-3-marzo-1944-Ricordo.pdf

TORRE DEL GRECO, 28 VITTIME.
Agerola, 4 vittime.
Angri, 6 vittime.
Anzi, 2 vittime.
Aversa, 1 vittima.
Baragiano, 1 vittima.
Baronissi, 8 vittime.
Barano d'Ischia, 1 vittima.
Battipaglia, 3 vittime.
Benevento, 1 vittima.
Boscoreale, 14 vittime.
Boscotrecase, 12 vittime.
Cariati, 1 vittima.
Cassino, 3 vittime.
Castellammare di Stabia, 27 vittime.
Cava de' Tirreni, 35 vittime.
Centola, 1 vittima.
Cercola,1 vittima.
Curtarola, 1 vittima.
Eboli, 1 vittima.
Ercolano, 2 vittime.
Gannasfatica, 1 vittima.
Gragnano, 8 vittime.
Loreto, 1 vittima.
Maiori, 3 vittime.
Marglianella, 1 vittima.
Marigliano, 1 vittima.
Massalubrense, 1 vittima.
Mignano, 1 vittima.
Minori, 1 vittima.
Modica, 1 vittima.
Muro Lucano, 11 vittime.
Napoli, 11 vittime.
Nocera Inferiore, 25 vittime.
Nocera Superiore, 4 vittime.
Pagani, 12 vittime.
Pellezzano, 2 vittime.
Picerno, 2 vittime.
Piedimonte, 2 vittime.
Pimonte, 6 vittime.
Poggiomarino, 1 vittima.
Portici, 18 vittime.
Potenza, 1 vittima.
Resina, 80 vittime.
Ricigliano, 1 vittima.
Roccapiemonte, 1 vittima.
Salerno, 7 vittime.
Sant'Agnello, 1 vittima.
Sant' Egidio di Montealbino, 14 vittime.
San Giorgio a Cremano, 3 vittime.
San Giovanni a Teduccio, 3 vittime.
San Sebastiano al Vesuvio, 1 vittima.
San Severino Rota (attuale Mercato San Severino), 4 vittime.
Sarno, 1 vittima.
Siano, 4 vittime.
Sorrento, 5 vittime.
Torre Annunziata, 10 vittime.
Torchiara, 1 vittima.
Tramonti, 1 vittima.
Vico Equense, 1 vittima.
Vietri sul Mare, 11 vittime.

0136 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
UN LUSTRO DI AVVENIMENTI TORRESI NEI CALENDARI VVUU 
CALENDARIO 2015 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16842
AZIONI VIGILI 2013 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=15440
AZIONI VIGILI 2012 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=15440
AZIONI VIGILI 2011 http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=15440

0137 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine
PRIMA E DOPO MORTI PUZZIAMO TUTTI ALLO STESSO MODO
GIUSTIZIA DIVINA http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=14377
VECCHIAIA E MORTE http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=9642
PROVA COME SARAI TRA TRENT'ANNI http://in20years.com/
TEST QUANDO MORIREMO http://www.kwebbel.net/morire/

 

0138 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE
 TORREOMNIA 22.000 pagine

SAN VALENTINO E I REGALI TORRESI ORIGINALI E UNICI 
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16843

0139 CARNEVALE 2015 ARCHIVIO decennale PERMANENTE TORREOMNIA 
QUI SOTTO 30 GRANDI SPETTACOLI ITALIANI PIU' BELLI DEL MONDO
TORRE DEL GRECO http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=10517
VIAREGGIO 2015 https://www.youtube.com/embed/D_sdiBXM2go
VIAREGGIO 2015 https://www.youtube.com/embed/laTcPDeNMdA
TORRE DEL GRECO http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16843
VIAREGGIO 2015 https://www.youtube.com/embed/_yN_iDQqv14
VIAREGGIO 2015 https://www.youtube.com/embed/kgGah3fcWSQ
VIAREGGIO 2015 https://www.youtube.com/embed/hMpdED1E16c
VIAREGGIO https://www.youtube.com/embed/D_sdiBXM2go
VIAREGGIO https://www.youtube.com/embed/7KrFTM95xvs
VIAREGGIO https://www.youtube.com/embed/UCcyTO7RRQE
VIAREGGIO https://www.youtube.com/embed/srXPS5YSvn4
VENEZIA https://www.youtube.com/embed/43NXfwUXOis#t=82
VENEZIA https://www.youtube.com/embed/YI_U4YnBW64
VENEZIA https://www.youtube.com/embed/6sgXRGCJIJs
ACIREALE https://www.youtube.com/embed/sYxoR7QLILA
FOLLONICA https://www.youtube.com/embedCkcVhTRtyT0
CARMAGNOLA https://www.youtube.com/embed/gXaNgHmLiGE
TREVISO https://www.youtube.com/watch?v=XxgEn_dnppw
TREVISO https://www.youtube.com/embed/cEuy2zZ7YbM
PEROLA https://www.youtube.com/embed/ENlk7xpkVDU
ACIREALE https://www.youtube.com/embed/B_htc6uoq5I
PUNTIGNANO https://www.youtube.com/embed/rR7rnjU2dPk
SCIACCA https://www.youtube.com/embed/Cn37_PxFgTA
TIVOLI https://www.youtube.com/embed/f-CDEYKD4c0
IESOLO https://www.youtube.com/embed/DpdwUAxkFM4
CREMASCO https://www.youtube.com/embed/F_5ip-M49Ls
RIVOLI https://www.youtube.com/embed/Hv5JHI9QdN8
LARINESE https://www.youtube.com/embed/lwiOeRKmPFU
CONFESSIONE https://www.youtube.com/embed/BYgzL3Y7muE

0140
ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE RORREOMNIA 22.000 pagine

SIGLA TORRESE ANNI 80 https://www.youtube.com/watch?v=DX_2gOIVkrI
ORIGINE http://www.torreomnia.it/HTM_forum/nome_Torre/nome_torre.htm
STORIA DI TORRE http://www.torreomnia.it/storia_di_torre_del_greco.htm
I SECOLI http://www.torreomnia.it/storia/storia_dicristo/set_frame_storia.htm
LA CITTA' PALMO PALMOhttp://www.torreomnia.it/lacitta/set_frame_lacitta.htm

FOTO AUTOMATICA DEL FILMATO

0141
ARCHIVIO DECENNALE TORREOMNIA 22.000 pagine
LE DIPENDENZE DA INTERNET - CREDIAMO NON CI APPARTENGANO
PREVENZIONE NON RICORRERE AL MEDICO - QUI SOTTO 18 LINK
https://www.youtube.com/watch?v=LwV0P6L7VYY
https://www.youtube.com/watch?v=DP65QM9IuOA
https://www.youtube.com/watch?v=cQHShsxcwqk
https://www.youtube.com/watch?v=aiPdtqcsXnY


DIPENDENZA DA PORNOGRAFIA
https://www.youtube.com/watch?v=TO-IvtAQbsg

https://www.youtube.com/watch?v=cOLEy3Zd3x4

https://www.youtube.com/watch?v=MrYYs0AWc6A

https://www.youtube.com/watch?v=OP0LGEolQDM

https://www.youtube.com/watch?v=VllwJYEe030

CANALE YOUTUBE
https://www.google.it/search?q=recupero+dai+network&biw=800&bih=485&tbm=vid&source=lnms&sa=X&ei=8xXhVIOBM438aIXWgeAK&ved=0CAcQ_AUoAg&dpr=1#tbm=vid&q=dipendenza+da+pornografia

0142
 I 117 ANNI DI TOTO FESTEGGIATI A TORRE DEL GRECO
https://www.youtube.com/embed/_7shoPfdUlw
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=6303
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=6287
http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=9356
http://www.torreomnia.it/.../casina_rossa/casina_rossa.htm

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ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA 22.000 pagine 
LA CORSA ALL’EMULAZIONE DELLA PROFESSIONALITA’ LETTERARIA. TUTTI SCRITTORI, TUTTI POETI, TUTTI FILOSOFI. 
Tutti i libri, nella quasi totalità saggi in maggioranza storiografici scritti su Torre del Greco sono dei rimpasti libreschi con qualche rara toccatina di rivelazione architettonica o archeologica di prima mano. 
Si tratta di letteratura saggistica tramandata senza interpretazione critica personale ipotetica o probante. 
Per questo gli autori non esistono, si può parlare di compulsatori, redattori, ma non autori di realtà del passato. 
La famosa nota di Enzo Striano sul proprio straordinario capolavoro, apprezzato e riconosciuto da tutti i letterati italiani e non solo, recita: 
(...) «Questo è un romanzo 'storico' (secondo la classificazione didascalica dei generi, in verità tutti i romanzi sono 'storici', così come tutti i romanzi sono 'sperimentali'), non una biografia, né una vita romanzata. L'autore s'è quindi preso, nei confronti della Storia, quelle libertà postulate da Aristotele 
("Lo storico espone ciò che è accaduto, il poeta ciò che può accadere, e ciò che rende la poesia più significativa della storia, in quanto espone l'universale, al contrario della storia, che s'occupa del particolare" Poetica, IX, 1451 b), 
dal Tasso ("Chi nessuna cosa fingesse, poeta non sarebbe, ma historico" Primo discorso sull'arte poetica), dal Manzoni ("Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" Lettera al Fauriel), da altri grandi ».
Rene Clah disse: (...) "Diffida dell’uomo e della sua mania di fare nodi". (...) 
Ai tempi del web, una delle tante cause che hanno riallontanato l’uomo medio dalla lettura in genere, anche sotto il Vesuvio, è la deliberata ricerca del gergo complicato di molti autori non solo nei testi tecnici settoriali, ma soprattutto nella saggistica, nella manualistica e nella storiografia, perché a Torre di creatività letteraria non se ne parla nemmeno, tranne pochissimi casi. 
Su scala nazionale, invece, la prosa sperimentale, la poesia ermetica e la stessa critica letteraria, la quale, a mio modestissimo avviso, serve solo, nelle prefazioni di libri delle collane economiche, serve a scoraggiare in primis l’uomo medio dal proseguimento della lettura del testo, per la massiccia macchinosità del linguaggio con articolazioni concettuali che definire complesse, intrecciate, astruse ed arzigogolate, è come dire facile l’arabo... 
I social network accolgono a Torre del Greco diversi neo-scrittori che emulano quelli nazionali consolidati, ma sempre nell'ambito della ricerca. Si passa dallo scrittore della domenica o quello da dopolavoro comunale alla chimera dello scrittore di grido. 
Diversi corallini siamo per natura prevaricatori, per carenza, naturalmente. non per forza. Sarà forse l’antica necessità di apparire dotti, elevandosi a ranghi superiori attraverso una scrittura talmente adulta, che per essere compresa si dovrebbe stare dopo la vita, dove tutti gli enigmi vengono chiariti, almeno presumibilmente. Una scrittura che va al di là dell’aulicità delle dottrine regolate da schemi comunicativi particolari. Ciò compromette, senza dubbio, la chiarezza e l’intellegibilità, ma il virtuosismo rasenta il sortilegio ed ammalia.
La faciltà di buttare zavorra nei siti pseudo storici, archeologici e quant'altro del napoletano è oceanica, data la famelica voracità dello spazio web illimitato e dei network. Ma si tratta di puri copia e incolla, laddove raramente se ne cita le fonti. 
Si dice che "non esiste sciocco che non trovi un altro sciocco che l'ammiri". Ebbene questi sedicenti scrittorucoli con i loro libercoli digitali quasi senza costo hanno tracimato i siti soporiferi del settore. Il Vesuvio ne è stato una vittima predestinata. Le guerre sante si fanno in nome di Dio, L'intellighenzia locale si fa in nome del Vesuvio. 
Storiografia e saggistica si impara da noi alla "Federico II" ma di creatività, ed inventiva c'è carenza sotto il Vesuvio. La ricerca ci consente facilmente la verbosità pomposa del linguaggio, l’uso continuato di neologismi e termini rari che sfociano inevitabilmente nell’oscurità concettuale, a prescindere dalla dialettica o dallo ermetismo. E’ peggio che dottrinalizzare il testo con numerose locuzioni latine e proposizioni di lingua straniera, perché ciò, almeno, è lessicamente traducibile. 
Questa necessita di oscurare il linguaggio nasce, probabilmente, da un bisogno di sopraffazione mestierante, che utilizza tecniche e trucchi settoriali ad uso egemonico ed intimidatorio. Si tratta, d’altra parte di espedienti antichi, adoperati già da scribi e sacerdoti, che articolavano costrutti ambigui conformi al mistero ed al proibito, per incutere stupore, timore e soprattutto ammirazione. 
Come se non bastasse, l’italiano d’oggi è una lingua anche purgata dall’invasione della terminologia angloamericana e dagli stranierismi europei, nonché dalla proliferazione di sempre nuovi termini scientifici, non solo, ma dallo sviluppo camaleontico del gergo giovanile. Alcune parole assumono significati diversi non già nell’arco di qualche decennio, ma di appena un biennio o meno.
Pasolini già negli anni sessanta diceva che il nostro era diventato un italiano tecnocratico e strumentalizzato, a prescindere, chiaramente, dalla sperimentazione del linguaggio gergale delle sue due opere "Accattone", Una vita violenta", ecc. o nel "pasticciaccio" di Gadda.
Così leggiamo: "cosificare e cosalizzare" per: trattare come una cosa; "gambizzare" per: ferire alle gambe; "invarianza" per: costanza; "lupara bianca" vuol dire omicidio con volatilizzazione di cadavere; "mainframe": grande calcolatore; "Nientologo e tuttologo" come: pseudo onniscente; "palista": chi possiede un televisore col sistema PAL; "picista": iscritto al P.C.I.; "pule": poliziotto, ecc. ecc. 
Invadono gli stranierismi: medicult: cultura media; eskimo: giaccone tipo eschimese; pop singer: cantante popolare; kitsch: cattivo gusto; comics: fumetti; dream car: automobile di sogno, ecc. ecc. Tutto questo, insieme agli audiovisivi, ed altre cause, hanno contribuito ad abbassare il già scarso interesse degli italiani per la lettura, che non è più stimolatrice della fantasia, ma provocatrice di sforzi interpretativi infruttuosi risolvibili solo con l’alternativa di avere più tempo e pazienza per aggiornamenti settoriali e lessicali. Tempo e pazienza, ciò che l’uomo moderno non ritroverà forse mai più (...).
Riconosco che l'interpretazione culturale di superficie è più salutare dell'analisi approfondita. Il bicchiere mezzo pieno, "u llusingo fa bene 'a salute", "lo struzzo con la testa nella sabbia" sono i contraddetti di chi si ostina a tutti i costi di ricercare la verità e come Don Chisciotte per poi non venire a capo di nulla.
"Chi capisce patisce", è leopardiano ostinarsi a sciogliere i nodi della cultura che più si estende e si diffonde e più si infittiscono le sue maglie.
Vorrei vivere altri cento anni solo per leggere l'apologia che faranno gli storici conniventi futuri ai nostri politici di oggi.
L'uomo è bugiardo ed ipocrita per natura, basta salvare la faccia e l'eredità del passato. 
Sono trascorsi cinquant'anni di conduzione della mia bottega tipografica, ho calcolato di aver stampato almeno 20.000 gruppi di pagelline di lutto. La solfa è stata sempre quella, immutabile.
(...) "Buono, onesto ed operoso,
amato e stimato da tutti,
seppe sopportare 
con cristiana rassegnazione
il suo prossimo.
Lascia sulla terra le tracce 
luminose delle sue elette virtù.
Che la tua vita ci sia di guida e d'esempio"(...).
Cacchio, uno che avesse non dico compiuto delitti, sperperato, odiato, ma almeno rubato una mela, offeso qualcuno, invidiato qualche altro, confessare, che so, di essere stato avvezzo a infastidire russando, a fare qualche flatulenza... Nulla!
Tutte venerabili e sante persone, pronte per la santificazione.

Come al solito vengo frainteso. il colpevole non è la storia locale, ma l'eccesso del suo reiterarla in maniera compulsiva ripetitiva da finestra a finestra. 
Quindi l'accusato è il digitale, nella fattispecie i network. Vi sono siti vesuviani che scan
dagliano palmo palmo ogni ambiente del passato risvegliato da una pietra lavica, da un rudere, da una pianta secolare. 
Si allinea frase a frase in modalità esasperata, ignorando che i fruitori di questa pantomima restano indifferenti alla nostalgica infermità cogitale dei pochi pseudo-storici.che adoperano la parafrasi e non la storiografia che è ricerca, indagine, cognizione.
Il digitale, cioè la possibilità illimitata di sfilare quotidianamente su una passerella che è un fil di crine tra i miliardi della rete inebetiti dall'illusione di essere seguiti da centinaia di migliaia di persone.
E questa è ancora la punta di un iceberg, necessita un pentitismo digitale, la reazione a un eccesso. Internet seduce come ogni rivoluzione, come un’ideologia e mai la penna è stata uno strumento inutile in mano a milioni di comunicatori che sprecano gli ultimi anni di vita rinunciano al sole, all'aria, agli abbracci umani.
Abbiamo dimenticato il futuro, quello dei figli, quello scolastico, quello storico, ci attanaglia solo la inferma nostalgia di un passato variegato da centinaia di sincretismi, antitesi, dualismi, ci annichilisce il sogno di portare sulla testa il lauro dantesco, spesso a pochi passi dalla finibilità.

I cosiddetti "storici" improvvisati copiaincollisti e ripetitivi fino all'eccesso fanno della notte e del giorno mentale tutt'uno. “Nostalgia” è un termine del linguaggio comune; l’etimologia: nòstos, ritorno, + àlgos, dolore, e quindi “dolore (nel senso di desiderio doloroso in quanto insoddisfatto) del ritorno del passato fisico ed epocale”. Decuplicata la nostalgia si presenta per i vesuviani extra moenia con l'aggiunta del conflitto fuga per la paura del Vesuvio e attrazione della sua terra e del passato.
Nei residenti, invece, è proprio tra Vesuvio e mare, con ingerenza dello iodio, che avviene uno sviluppo degli effetti simili alla malinconia, per quanto, a differenza dei malinconici, i nostalgici fossero accomunati da uno stesso identico desiderio: il ritorno del passato. 
In tutti gli anta corallini con in mano il mezzo sconsiderato della fiumana alfabetica posso ipotizzare una carenza socio-affettiva nell’infanzia, che porta a un rimpianto di questa e di tutto quanto vi fosse legato, come il suolo nativo. 
L'ipotesi della logica comune tra le Due Torri è che la nostalgia sia legata alla memoria e ai ricordi, al sentire una certa cantilena rustica, ma quello che desidera il nostalgico torrese non è solo il luogo della giovinezza, ma la sua stessa giovinezza, ormai irrecuperabile; la coscienza di questo “non ritorno” getta il nostalgico nella disperazione di rivangare all'eccesso suolo natio ed il suo passato.
Dunque ciò che pensavamo fosse soltanto un rapporto relativo al luogo natale, è parimenti ridefinito come un rapporto con il proprio nucleo familiare e con i primitivi stadi di sviluppo personale. Il problema che sorge è il conflitto tra le esigenze dettate dall’integrazione al mondo “degli adulti” e la tentazione di conservare i privilegi dello stato infantile.
I netywork con la ripetitività e l'eccesso fanno impazzire l'ago della razionalità e quello della logica comune, rifuggendo aria aperta, contatti epidermici e ipotesi future filiali di avvenire ignorando persino la caducità umana e la sua fragilità come quella delle foglie.

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Dedico queste opinioni al valido scrittore creativo GIOVANNI RUOTOLO.
IL COPIAINCOLLISMO DI RETE VESUVIANO SOTTO IL NOME DI VESUVIO” SI AVVALE DELLA SAGGISTICA SOPRATTUTTO DELLA STORIOGRAFIA, ARCHEOLOGIA E SPELEOLOGIA, COMUNQUE MATERIE NON CREATIVE COME LA LETTERATURA NARRATIVA, QUINDI NESSUNA OPERA DI INGEGNO. 
ALCUNI SITI PARASSITI E SOPORIFERI, PSEUDO CULTURALI, DALLA VESTE AMPOLLOSA E DALL’ASPETTO IPOCRITA AFFETTATAMENTE ACCURATO E SOBRIO, MA RASENTI IL PLAGIO. 
E’ FACILE SMASCHERARE IL COPIAINCOLLISMO OGGI QUASI SEMPRE, TRACCIABILE ANCHE PRAFASANDO.
I social network sono pieni di esaltati che hanno una pagina e per questo si credono grandi scrittori o storici di grido. 
Quando si tratta di storia libresca non esistono fonti autorevoli tranne fatti confrontati tramite scoperte geografiche, archeologiche o architettoniche, oppure relative …ai morti che parlano.
Per questo si dice che ogni volta che muore un anziano è una biblioteca che brucia.
Confronti verbali possono effettuarsi solo nell'arco di due, tre generazioni.
Vedo la saggistica, in generale, invece, specie quella storiografica, come un surrogato, un riassunto, una selezione di storia libresca quasi sempre purgata, che fa perno sulla personalità, sulla sensibilità emotiva e sul tenore di vita soggettive del compulsatore. Tuttavia non si tratta di ricerca ma di veri e propri riporti con sapore di plagio.
Molto spesso si riportano imprecisioni falsità e ipocrisie di testi politicamente e religiosamente purgati, comodi, specie a distanza di anni dove il confronto di prima mano degli anziani è impossibile. 
Molti vecchi testi si sono avvalorati nei secoli con il confronto archeologico e architettonico. Il resto è solo incertezza. Basti pensare alla questione omerica, non sono pochi quelli che sostengono la sua inesistenza di Omero (Questione omerica) ed i testi a lui attribuiti sarebbero dei falsi o purgati come facevano gli amanuensi con i testi sacri. 
E' una prova di superficialità pizzicare la storia qua e la senza confronti i interpretazioni personali soprattutto se probanti.
Le uniche vere opere d'ingegno indubbie sono quelle letterarie che hanno la prerogativa dell'invenzione e della creatività, pur se contengono toccate di autobiografismo e ricordi storici ma alla larga.
Per questo i siti torresi di copiaincollismo storico sussiegosi e perentori, sostenuti in modalità turrita e sedicente, con trionfalismi ridicoli mi fanno quanto meno sorridere.
E qui voglio dire che queste opinioni non vogliono erigermi a posizione autocelebrativa, ma senza falsa modestia esprimere osservazioni che potrebbero ritorcersi anche sulla mia imperfezione umana di cogitante nell’arte scrittoria quando si tratta di pura ricerca..
Come esistono i detti e i contraddetti così la storia è esposta con i pro e i contro, quando va bene, senza contare le versioni purgate scolastiche. E, come le ideologie politiche, sulla carta sono tutte ugualmente egregie.
Senza riferimenti mirati, alcuni giudizi attuali sui Borbone si dipanano da fonti libresche frammentate e miscelate e con priorità diffusiva sperequata dal volere politico contemporaneo, con picchi nostalgici di quel credo: "che il passato è sempre migliore" identicamente alla nostalgia dell'infanzia e della giovinezza, perché la vecchiaia è la peggiore delle malattie ed è più disgregante delle guerre per il nostro essere esistenziale. (Memorie personali e inclinazioni all'apprendimento storico). 
Un vero giudizio lo potrebbe dare una persona equamente ed umanamente equilibrata e che soprattutto abbia vissuto quel periodo, non solo, ma che possa poter confrontare il prima, il durante e il dopo, praticamente nessuno.
Il parametro per misurare l'eccellenza storiografica con una ricerca studiata, analitica e interpretativa lo ha fornito Enzo Striano, di umili origini, con il suo "Il resto di niente" che per molti è in vetta ai romanzi storici, oltre, ad esempio, a "I promessi sposi".
Pedissequi e sedicenti i copiaincollisti vesuviani non amano la fatica dell’interpretazione e dei confronti probanti relativi alla vera ricerca. 
Già metà storia bisognerebbe riscriverla, l’analisi scelta suggerisce di non soffermarsi sui fatti trascritti, ma sulla psicologia umana che li hanno partoriti in maniera da avere una prima base di veridicità. Romani o greci, Borbone o finti democratici moderni, zar o dopomuro, patriarcato o matriarcato si tratta sempre di persone che prevaricano e sopraffanno altre persone col mezzo delle leggi ingiuste e delle contestuali armi.
La storia patria, in generale, è manipolata sin dai monaci amanuensi che già nel medioevo davano un senso religioso a tutti i codex sin dagli incunaboli. I condottieri sanguinari sono stati sempre citati come eroi valorosi.
Tanto per uscire dall’ambito vesuviano la storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Oggi ancora peggio del vecchio cartaceo, i mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche. 
Semir Osmanagich, ad esempio, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologie avanzata superiori a quelle attuali, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre. 
Tornando a Torre del Greco, dove oggi è più facile contare i non laureati, detentori di socialmente utili “pezzi di carta”, la storia andrebbe riscritta. E oscurare i siti storiografici copia incollati putrefatti, per altro noiosi fino allo strenuo, che per gratificare gli autori di un'intellighenzia da dopolavoro comunale adoperano il nome Vesuvio la cui sequenza progressiva delle eruzioni è l'unica cosa reale ed acclarata, senza appiccicarsi sopra etichette di saggi, saggetti e riporti pari-pari di una storiografia malata.
Come nasce un’opinione, un saggio, una condivisione? Vengono filtrati i riporti storici a secondo del vago senso interpretativo soggettivo del collazionatore, moltiplicando all'infinito tutt'altro che una storiografia oggettiva e reale difficilissima da scoperchiare. 
Queste persone annegano inevitabilmente nel fanatismo con le mono-opinioni. nella loro cecità, ad esempio, è più importante sbandierare l'ubicazione del primo tratto ferroviario italiano che ricordare le migliaia di impiccagioni pubbliche e le teste mozzate a Piazza Mercato.

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L’ARTE, QUINDI LA LETTERATURA, DALLO SCRITTORE DELLA DOMENICA O DA DOPOLAVORO COMUNALE MEDIOCRE O EMERGENTE FINO AI "POST-TEMINI" DEI NETWORK - LE MOTIVAZIONI.
Tutta la letteratura moderna è di stampo esistenziale, soprattutto i validi pezzi creativi narrativi, nella fattispecie quelli di Giovanni Ruotolo in questa sede. Pessimismo ed ottimismo, gioia e dolore si dipanano dallo shock primario dell'uomo, coniato dal lucido psicologo e psicoterapeuta Luigi De Marchi. 
Shock primario, secondo lui, che ha (…)“scatenato, nei millenni una miriade di miti e riti sempre più complessi, ma tutti sempre finalizzati a difendere l'essere umano dallo shock esistenziale e dalla relativa angoscia di morte... (...) e magia e religione ne sono la difesa rassicurante...".(…), 
E ancora, dice De Marchi: (…) "Questa “colpa” primaria dell'uomo è significativamente simboleggiata dalla brama di amare e di conoscere nel mito dell'Eden; e di lì le infinite persecuzioni di cui furono oggetto la donna, il sesso, il pensiero indipendente...".(…).
Il nostro modo di pensare, opinioni, senso religioso, attrattive artistiche, tendenza all'eslege, perfidia, antropofilia, amore (dipendenza) dipende dal grado di sopportazione di questo shock primario (terrore inconscio della finibilità) nutrito e alimentato nel corso degli anni di vita.
E ancora De Marchi afferna: (…) "La presunta colpa delle origini è stata elaborata dalla mente umana sia in termini espiatori... (masochismo, conformismo, gregarismo)... sia in termini paranoicali... (proiezione della colpa e del Male sugli infedeli... (ISIS), (servilismi, sopraffazioni, violenze inflitte ad autoinflitte... la spinta ossessiva a propiziarsi il perdono e la grazia"(…).
Ebbene, aggiungo io: l'assunto dell'opera "Lo shock primario" di questo geniale studioso (peraltro defunto) stravolge le consolidate teorie di Freud, Reich ecc. essenzialmente nell'affermare che non sono le etichette nevrotiche e psicotiche, da essi coniate, le chiavi celate da scoprire e rimuovere perché conducono all' "istinto di morte", ma semplicemente è l'angoscia di morte stessa come sorgente primaria di essesin dagli albori del mosaico evolutivo infantile. 
Tutti gli artisti inclini alla creatività d'ingegno, (anche a Torre del Greco detta città d'arte), fanno perno su questo shock primario il cui timore archetipico è compensato con arte: pittura, glittica, scultura di materie pregiate e solo un pizzico di letteratura narrativa creativa, sempre per tradizione con temi umanistici etici, morali e religiosi (festa dei 4 altari).
Mentre altri corallini sono stati distratti lungo il 900 dall'altra esorcizzazione della finibilità umana, cioè la chimera del potere e del danaro nel singolare business centenario torrese, attualmente incrinato con la caduta di questi imperi cittadini e domestici ben in evidenza nel vesuviano tra Torre col corallo, il mare ed il crack economico e S. Giuseppe Vesuviano con i tessuti contrastati da Prato, prima, e dai cinesi dopo.
I corallini non avvezzi all'esorcismo della narrativa o poesia drenante l'angoscia, come han fatto i pochi nostri Prisco, Rea, La Capria, Ortese, ecc.della "Provincia addormentata" si crogiolavano nel caduco benessere del possedere come chimera esorcizzante, appunto, della finibilità scongiurata con l’illusione del tempo lungo che scanserebbe il più possibile la gogna mortale al di là da venire. 
Oggi , specie alcuni torresi extra moenia illusi di eludere la morte e la sofferenza relative anche all'ira del Vulcano si trincerano sotto il copiaincollismo sfrenato veb di una storiografia trita e ritrita tra cartaceo e video. 
Ma il crollo degli scongiuri da busineess come Corallo, imbarchi e Deiulemar, si reimpostano con l’umanesimo e il romanticismo nel veicolo inconsistente poesia e narrativa perché dilettantistica, surrogata però ampiamente con una storiografia convertita in web appunto di copia e incolla, (vecchia scopiazzatura cartacea lineare chiamata ricerca) cosicché la mediocrità dell’impreparazione emerge come l’olio e il sughero sull’acqua. 
(…) "…La crisi della psiche umana - dice inoltre De Marchi - iniziata nel XVIII ed esplosa nel XIX e XX secolo si differenzia da tutte le precedenti perché appare molto più radicale e irreversibile e non si tratta più di un conflitto tra elite culturali, ma della silenziosa e generale dissoluzione dei dogmi e delle credenze religiose nella psiche dei popoli attraverso un processo pervasivo di laicizzazione della società, dell’informazione e del clima culturale in genere. E dall’Europa questa crisi si è estesa a tutto il mondo industrializzato e va ora estendendosi anche al Terzo Mondo".…(…).
L'angoscia primaria di morte (condivido appieno De Marchi) è alla base dell'arte, soprattutto della letteratura narrativa e creativa di cui io e Giovanni ne facciamo modesto uso, sulla emulazione di un grande Leopardi ed altri scrittori profondi e riflessivi di stampo esistenziale. 
Chi non scrive o non legge argomentazioni esistenziali, solo le rifugge, rimuove ricordi ed esperienze del passato sicuramente avvenute perché riflesse nella valle di lacrime che è il mondo, indipendentemente dal proprio caratteriale etnico e geografico o dal temperamento individuale. 
Il consumismo coercizzato dalla «grancassa», alla quale la società occidentale si asserve, risponde, malgrado la crisi economica nazionale e locale, ad una inferma domanda di dipendenza oggettuale-alimentare di cui Torre del Greco ne è stata protagonista nel periodo del boom, ma oggi paradossalmente retta con le stampelle mirando la forza della vetusta ottica immateriale e morale con quella sorta di temini-etici a valanga stesi nei profili personali e nei gruppi dei network. I siti storici e archeologici abbondano a iosa per la faciltà di scopiazzare appena selezionanto ciò che collima con i propri convincimenti. 
Ma il vero benessere, I’amore, cioè la salute mentale, quale epoca, quale società, quale reame, quale cultura I’ha mai garantita o la garantirà mai?
La finibilità umana con la probabile assenza salvifica post-mortale nessun evento di catastrofe economica o calamità naturale l'ha mai risolta, pur risorgendo l'araba fenice. 
Possibile che I’uomo a Torre, in Campania, nel mondo, non trovi una strada finalmente idonea per scardinare I’antica angoscia del suo insoluto esistenziale, vale a dire la devastante consapevolezza del proprio destino di mortale, narcotizzata, invece, con reazioni difensive diversificate e contrapposte, dall’annichilimento mistico alla criminalità?

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IL PROTO NICOLA
Con l’acquaforte, aguardiente, alcool o che dir si voglia, voleva risolvere i suoi problemi Nicola, un anziano tipografo napoletano che conobbi una quarantina d’anni or sono all’ingresso di uno stabilimento tipografico campano. Era una di quelle che si suol dire: fredda mattinata di febbraio cinerea di bruma. S’intravedeva la figura curva di Nicola che, malgrado il primo dilucolo, compiva il gesto ripetitivo di portarsi la bottiglia alle labbra. Lo osservavo incupito e sentivo le estremità inferiori gelare nella guazza, quando il comando automatico provoco al cancello il suo rigoroso dirugginio.
Qualche minuto dopo Nicola mi esibiva le foto della consorte e dei tre figliuoli in età scolare che diceva di adorare. Aggiunse che quel mattino aveva fatto storie con la moglie, forse per via del bere, ed era angosciato perché i ragazzi avevano assistito all’alterco. Quando il custode della fabbrica mi favorì l’ingresso, Nicola si era già dileguato nella nebbia trascinando una gamba. L’uomo mi prese sottobraccio e mi suggerì di non far caso a quello che diceva Nicola. Mi assicurò che una volta era ilproto dello stabilimento grafico. Il custode si fece scivolare la mano manca sulla guancia canuta come per celare il disagio. Subito ciancicò che era stato adibito alle pulizie.
Concluse che erano trascorsi dieci anni, ormai, da quel maledetto giorno che lo volle alla guida della sua Fiat 128, peraltro nuova fiammante, la prima ed ultima auto nuova della sua vita. Quando la macchina andò a incastrarsi sotto la cabina di un autotreno sulla tortuosa Napoli-Pompei, la moglie e i tre figli morirono sul colpo. Nicola fu superstite per un vero miracolo. Miracolo? I giudici lo condannarono a... vivere insieme all’acquaforte.
Quando nel ’70 tornai da Colonia, da emigrante, per mettere su la tanto agognata bottega alla Via Purgatotio di Torre del Greco, mi recai da Nicola. Certo: lo prendevo con me, giammai come spazzino, ma come proto. Avrei bevuto con lui, se necessario, a costo di rigirare a bettola la tipografia nascente.
Non sei solo Nicola, sei innocente. Sei in gamba, sai, il miglior proto di Napoli. Siamo intorno a te Nicola, non ti vogliamo spazzino. Siamo i vesuviani di sempre, dimentichi il nostro cuore, la nostra solidarietà? Lancia via la bottiglia, ti vogliamo bene.
Messa in piedi la tipografia in qualche mese tornai allo stabilimento. Il custode, quando mi avvistò sul ciglio del viale, abbassò gli occhi.
Lungo la strada, nella mia sbandellata Fiat 600 arsa dal solleone, mi si chiuse la gola. Mai gli occhi bassi di un uomo avevano così bene traslitterato l’alfabeto. Immaginai inequivocabili le parole. Aggiunsi nel mio pensiero: forse Nicola era gia morto da un pezzo.



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FILM 4K 4000 pixel ARCHIVIO DECENNALE TORREOMNIA 22.000 pagine
Qui sotto: MOLTI FILM VESUVIANI STRAORDINARI. INCREDIBILI.
TORREOMNIA FILMS http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16636
TORREOMNIA FILMS http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16632
TORREOMNIA FILMS http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16634
TORREOMNIA FILMS http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16818
TORRE-S.GIORGIO https://www.youtube.com/embed/m6U9BoCqiBM
NAPOLI CENTRO https://www.youtube.com/embedaH0rkhoZxCs
VICOLI NAPOLI https://www.youtube.com/embed/pQvlfJ-Wdmo
PORTICI-NAPOLI https://www.youtube.com/embed/QlXV0nMEDps
NAPOLI CENTRO https://www.youtube.com/embed/e_dxNPWnrn8
NAPOLI POMPEI https://www.youtube.com/embed/mgxD4JgdMYY
POMPEI-C.MARE https://www.youtube.com/embed/RZykx0iCKOs
NAPOLI - DRONE https://www.youtube.com/embed/TbDZUzy4rF0
SALERNO-DRONE https://www.youtube.com/embed/kf6WgVH8KQ
SALERNO-DRONE https://www.youtube.com/embed/WmsmspnSJcU
COSTIERA-DRONE https://www.youtube.com/embed/g6x5nBBNWd8
AMALFI-DRONE https://www.youtube.com/embed/9YFkee6uXRI
www.youtube.com/embed/YF-FT3FqobI
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www.youtube.com/embed/xe2cnd7n0Dk
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www.youtube.com/embed/F5OJbqz7Lac
www.youtube.com/embed/99mcT-qaQQg

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UNA SATIRA BONARIAMENTE SPIETATA CON ANAFORE E DILOGIE
GIOVENTU' TORRESE AH, CHE BEATA!
Una gioventù, quella torrese, la quale, più che perduta è non già bruciata, ma, come dire, ha preso fumo. E non si pensi, per carità, a giudicare dal "fumo", che il giovane, a Torre, non sia caratterizzato dallo slancio, dall'impetuosità, dall'ardore propri della giovinezza. Non si creda, per amor di Dio, che il torrese, a differenza degli altri giovani contemporanei, non abbia la fierezza di sentirsi figlio. 
Ché sentirsi figlio, oggi, sia la cosa più imbarazzante del mondo, è cosa vecchia. Ché il problema numero uno dei giovani sia la mania di apparire adulti, più che maturi (prerogativa quest'ultima ostentata dai grandi) è risaputo.
E sentirsi figlio, a Torre, più che sentirsi adulto, significa assumere le vesti di padre, che è un modo molto moderno di essere giovane. Ed è per questo che mai s'è sentito dire che un giovane, uno solo, nella nostra città, sia figlio di papà. Non perché i papà manchino, ma perché i figli, prima che di papà sono di mammà. Al che il maligno non ci venga a dire che l'autorità materna, a Torre, sia un matriarcato.
E cosa ne sarebbe allora del genitore maschio se la madre autorizzasse e il figlio comandasse? E ci scusino gli stranieri se noi torresi teniamo tanto alle nostre cose, specie ai figli, che sono la cosa più nostra del mondo.
Ah, quello scioccone di Freud, - borbotta il maligno - che crede di aver risolto i problemi della psiche di tutti. Che venga a Torre, che venga a capire le donne torresi, insieme alle madri, e alle madri delle madri. E mi pigli un colpo se al manicomio non va a finire lui e tutti gli adepti della sua scuola!
Che il giovane, a Torre, abbia un grande valore perché, oltre ad essere figlio solo alla madre, e solo nipote alla nonna, e cosa da antidiluviani. Ed è noto a tutti che le prime clave furono inventate dalle donne torresi, all'età della pietra, anzi sin dal Neanderthal per mettere fuori uso la testa dei mariti. Come è pure molto noto che la testa dei mariti è semplicemente un servocervello di quello della moglie. Il giovane a Torre, da giovane, ha un grande valore, si direbbe valga il doppio, appunto perché, una volta sposato, non varrà più nulla. Ed il maligno non dica che sarà solo uno strumento portapane.
E ché, non sapevate che un neonato maschio, a Torre, vale il doppio? Se si crede che abbia voluto dire che il figlio, trattandosi di «peso», lo si vada a comprare, il maligno, che non vuole tacere, non ci venga a dire che, in fondo, è come se lo si andasse a rubare, dal momento che se il maschio resta sparisce l'uomo.
E non a caso si coniò a Torre il detto internazionale: «E' 'a femmena che fa ll'ommo», che e un po' la stessa cosa di dire: '«E' la ragazza che fa il giovane». E ciò, credete, non significa che la ragazza in un certo senso lo concepisca, ma che gli dà, sempre in un certo senso, una seconda vita. 
Noi sappiamo bene che le ragazze torresi hanno lo sguardo fulminante; che conquistano con gli occhi, se per conquistare s'intende quela maniera ammaliatrice fatta di moine, e mi guardo bene dal dire: adescatrici. Cio che non mi è chiaro è che, ad accalappiata conclusa (confetti compresi) e i cani non c'entrano qui, non si sa bene se il conquistatore sia li maschio o la femmina.
Perché quando si parla di matrimonio, nella nostra città, bisogna parlare di maschio e femrnina, quasi come per garanzia. Perché, specie in questo caso, l'uomo e la donna non c'entrano affatto.
E mai nessun torrese giovane è stato messo al bando perché non abbia consumato. Certi problemi, grazie a Dio, non ci sfiorano neppure. A noi maschi, s'intende. Perché come fai, a capire se la ragazza, al posto di essere "consumata" non ti consumi soltanto. Ed è fortuna della donna, figlia del demonio, di poterti ingannare perfino con la verità, che sarebbe l'amore.
Ma alle donne torresi, per carità, mai è passato per la testa di ingannare i maschi. Si guardano bene le donne torresi non già dal mettere, ma dall'essere messe al bando che non è la stessa cosa dell'esser messe incinte. Ché se metti al bando un uomo è cosa da nulla ma provati a mettere al bando una donna, vedi che ti succede, a Torre.
E il giovane, a Torre, grazie al Signore, peli sulla lingua non ne ha, forse perché non ha nemmeno le caccole nel naso che non è la stessa cosa di avere la cacca nei pantaloni, prerogativa che, guarda caso, più che dei piccoli, a Torre, è talvolta dei coniugi, per non dire dei grandi.
Ed è per questo che i giovani, ancora grazie al Cielo, e non alla cacca dei grandi, hanno tutti il complesso. "L'insieme strumentale", s'intende. Perché il torrese appunto, animo sensibile, e non ipersensibile, quando si tratta di complessi va per la maggiore.
E ché, non sapevate che i complessi dei torresi sono i piu grossi del mondo? 
Non sapevate che un complesso, a Torre, a differenza dei complessi di Roma, di Parigi o di Londra, vale per lo meno il doppio, proprio come i componenti di esso, che sono maschi due volte, questa volta non già grazie al Cielo, ne alle nuvole, ma a mammà.
E ditemi se v'è mai capitato di vedere una donna, a Torre, con un complesso, come contrariamente capita di vedere altrove. Ditemi se vi è mai capitato di vedere una ragazza che ragioni con la propria testa e non con quella della madre, per non dire della nonna. E la ragione per cui le ragazze torresi di complessi non ne voglion sentire è perché è loro costume lasciare i complessi ai maschi, prima e dopo il divenire suocere, sebbene il maligno, (più maligno che mai) ci dice che la donna, a Torre, è suocera ancor prima di nascere, allo stato latente.
Se parli dei giovani, nella nostra città, non ti succede niente. Ma provati a parlar dei figli. Certamente metti il dito sulla piaga. Ché, più che mettere il dito tra moglie e marito, è un mettere il dito soltanto. E non c'è modo più torrese di parlare dei figli che quello di mettere il dito sulla piaga soltanto. E sono proprio i figli, in questo caso, che tengono alto il vessillo dell'integrità del vincolo, non già da giovani o da piccoli, ma da prima di esistere come fossero un collante placentare.
E mai s'è sentito dire che, grazie ai figli, un tetto, uno solo sia stato abbandonato, a Torre; né mezzo tetto, né una sola tegola. E chi ci viene a dire che il tetto del torrese, in fondo, sia il cielo, io dirò che si tratta d'un tetto coniugale, il quale, più d'una «campata in aria» è non già un vivere in Paradiso, ma all'inferno, sebbene il maligno ci venga a dire che sia una "campata" e basta. Con ciò non si vuole affatto dire che il matrimonio del torrese sia un inferno, ma che certe cose, dalla donna torrese, religiosa fedele, sono viste giustamente da un profilo peccaminoso, per cui è inevitabile il finire tra le gambe del diavolo, che è un modo molto torrese di sentenziare i peccati.
E non è mia intenzione lasciar intendere che la gioventù, più che perduta o bruciata ha preso fumo per il motivo che, i giovani, più che sentirsi figli si sentono proprietà, dal momento che ogni rapporto affettivo diretto non sembra altro che un contratto di compravendita. E non sapevate che tra i giovani, a Torre, non ci sono ne servi né padroni? E che nemmeno i servi di Dio si chiaman cosi? Ché noi torresi giovani il Signore lo consideriamo amico e non padrone, ché quando ci va di chiamarlo lo chiamiamo per nome. E i bigotti o i bacchettoni, che sono i maggiori servi (e non s'è capito mai bene se di Dio o dei preti (e non sacerdoti che è tutt'altra cosa), tentano di imitare noi giovani, se tentano di chiamare il Signore per nome, si guardino bene della sua ira, che non si placa con i «mea culpa» o con le preghiere «riparatrici» del lunedì. 
E se il Signore ci permette che lo chiamiamo per nome è perché sa che siamo dei poveri innocenti, che talvolta gli scontiamo peccati non commessi, che tra le gambe del diavolo i giovani, a Torre, ci stanno da vivi prima che da morti. E il maligno ci lasci in pace, volendo dire che le gambe del diavolo hanno con le gonnelle di mammà e della nonna hanno un'affinità.
E la gioventù, a Torre, non ha preso fumo perché il «diavolo», già dalla nascita, gli ha preso l'anima (non ho detto la personalità), quella è riservata a mammà. E se si è tentati di dire che per lo stesso motivo i nostri giovani prima di contrarre matrimonio vengano pesati, trattandosi di valere il doppio, io dirò che per la stessa ragione gli stessi giovani alla fine "prendono la bilancia dalla parte del grosso". Ma non per lo stesso motivo, a Torre, i giovani sono tutti uguali, che non è certo la stessa cosa di essere tutti uguali essendo vecchi. E se non si discrimina, specie tra gli adolescenti, il merito non è certo dei vecchi, i quali dettano ai figli non già vecchiaia, ma vecchiezza, che è un modo molto moderno di educare.
E son cose che succedono solo a Torre, che mentre stai a parlare dei giovani ti capita di parlar dei vecchi, che della gioventù vogliono fare cosa propria. E non è il caso di stupirsi di trovare giovani che non parlan da vecchi, ma che sembran vecchi essi stessi. E come suona male da noi il detto: "La gioventù, viene una volta e non torna più".
Si sa che, a Torre, la giovinezza, prima che dopo i quarant'anni, viene dopo i sessant'anni. Ah, la gioventù torrese che l'amore non lo ha ereditato dal genitori o dagli educatori, ma l'ha trovato per terra! E non dite che non sapevate che cercare l'amore per strada sia un modo molto idoneo d'esser moderni. Ché non è la stessa cosa di trovare l'amore in famiglia, che oggi e un po' come, non già cercarla per i vicoli ma l'esser portato per essi. E chi confonde l'amore col piacere si guardi bene dal non confondere l'amore con la felicità, che sono due cose ben distinte dagli adulti, ma non per noi giovani, che sono la stessa cosa, quando per amore s'intende la salute mentale e per la felicità la conquista di essa.
E non sapevate che cercare l'amore per la strada sia un modo molto fortunato d'esser giovani, oggi? Ché si dice di giovani che cerchino l'amore nei circoli chiusi, che il maligno chiama circoli viziosi. Ma il torrese, (che i circoli viziosi li crea solo grazie alle matriarche) lo cerca sotto il sole, per la strada, in piena luce. E il vedere i giovani torresi cercare l'amore per strada, da parte dei bacchettoni ed affini, è non già il considerare estirpati complessi e tabù, ma solo il vederli cercare l'amore sotto la luce, ma una luce artificiale.
E non ci venga a dire il maligno, che i giovani cercano l'amore fuor di casa non potendolo trovare dentro, perché sarebbe come lanciare la calunnia che i giovani torresi soffrano di incomunicabilità, che non già il figlio non sopporti lo sguardo del padre, ma il padre quello del figlio
Ed il problema è certo grosso quando si parla dei torresi, che, grazie alle madri e alle suocere, non si sa mai chi sia il padre, chi il figlio; e forse anche grazie al cielo, perché non dimentichiamolo, la mamma, a Torre, è non già sempre la mamma, ma «l'angelo della casa». E provati a cambiare idea ad un giovane, a Torre, e per il sesso, e per la politica, e per l'arte. Ché se vuoi cambiar la testa a noi torresi fai prima a tagliarla, che non è la stessa cosa di tagliar la testa al toro, perché risolvere un problema, a Torre, è cosa seria. E se tagliar la testa al toro resta difficile quanto tagliar la testa soltanto si finisce, a Torre, giovani e vecchi, col tagliare soltanto.
Ché tagliare o forbiciare, si sa, è gran pregio di noi torresi, che non già tagliamo il nemico, ma l'amico, dove c'è più gusto a tagliare. E provati a girare il capo, a Torre, e provati, mentre sei con i più cari amici, a girare un attimo le spalle. E vedi se non torni a casa con i fondelli rotti.
E non sapevate che i torresi sono gli unici giovani al mondo che sappian distinguere la civiltà dal progresso, naturalmente fino a che non entra in ballo la donna del cuore. Ché se prima la civiltà e il progresso erano dignità e comfort, dopo sposati la civiltà è prendere per i fondelli il prossimo, il progresso è prenderli per il sedere. Il che non è la stessa cosa, dal momento che donna del cuore, civiltà e progresso non vanno mai bene insieme.
Ma sebbene talvolta abbia dato l'impressione di parlar male del miei colleghi (e non vi stupite se, specie a Torre l'essere concittadini sia una professione, perché i rapporti hanno sempre un che di affare) mi preme dire che la gioventù, nella nostra città, è composta da un pugno di gran bravi ragazzi. E quando si dice bravi ragazzi non s'intenda dei fessi, che è un modo d'intender la brava gente molto in voga oggi. Ma guai se venite a rompere le uova nel paniere ai bravi ragazzi. Con le uova rotte vi romperanno i rapporti per sempre. E non c'è legge che possa punire chi rompa il paniere a chi gli vada a rompere le uova.
E ché, non si sapeva che il giovane; a Torre, quando rompe, rompe fino in fondo sotto l'egida di mammà? Non si sapeva che il giovane, a Torre, paga i peccati e li fa pure pagare? Che non gl'importa se il nemico sia principe, papa o padreterno? E di padreterni, a Torre, credetemi, ce n'è tanti, ma per fortuna non ce n'è tra i giovani. Per fare il padreterno terreno bisogna esser sposato, e per dirla col maligno, si deve non valere più nulla. E non vi capiti, per carità, d'esser nemico d'un giovane, illudendovi che sia la stessa cosa d'esser nemico d'un vecchio, che è il modo più adatto di far la guerra con «i botti a muro», di cui, certi «nemici», fanno prima o poi la fine.
E se i giovani, grazie ai non giovani, (che dire vecchi li offenderebbe) sono caratterizzati dall'ardore di agire, ma oppressi dalla vecchiezza trasmessa. Il motivo non è da ricercarsi nel fatto che essi, più che figli di papà, o figli di mammà, sono nipoti alla nonna.
Che la gioventù torrese sia bella, è cosa vecchia; che tutti i giovani, a Torre, maschi e femmine siano i più belli del mondo è cosa che risale a quando il creatore, così, a caso, al posto di sgranocchiare noccioline o fare parole incrociate, si mise a creare il torrese. Ma non lo creò bello, anzi lo fece grinzoso, piccolo, rachitico ignorante
E' grazie a mammà che la gioventu torrese, sin dalla Creazione è la più bella del mondo. Che non si provi il Signore, con tutto il rispetto, a ficcare il naso nelle famiglie torresi e pretendere che la sanità, il valore e soprattutto la bellezza dei giovani, che sono soprattutto figli, sia anche merito suo.
Che il Signore, a Torre, ancora con tutto il rispetto, si interessi dei propri figli che son tanti sparsi in tutto il mondo, perché i figli di Dio torresi sono prima figli di mammà, poi del Signore.
Ma se il Signore dovesse proprio insistere che fare i figli belli sia solo merito suo allora le mamme finiranno con l'indispettirsi. E non si lagnino i ministri di Dio se le mamme finiscono con il non andare spesso in chiesa e col pregare di meno, dicendo che il Signore da un po' di tempo a questa parte va in giro dicendo che i giovani sono suoi figli più dei vecchi e che di figli vecchi non ha di che farsene, dal momento che gli «attempati» sono solo «servi» di Dio e non figli.
E provati a toccare un figlio a Torre, e guarda cosa ti capita. Già, che un figlio è figlio fino alla morte. Perché solo dopo la morte gli si dà il permesso di vivere dove vuole. E non c'è da stupirsi, a Torre, se è il maschio che dice «torno da mammà». Ché se si prova una femmina di tornare a casa viene presa a calci nel sedere; ché se si prova una femmina a battere in ritirata gli vien rotta la testa e gli vien detto che non sarà mai una mamma degna del propri figli (flgli maschi, s'intende) perché essere madre dì femmine, a Torre, è la cosa più inutile e dannosa di questo mondo.
Un'altra grossa qualità dei giovani torresi è quella d'esser molto religiosi, e lo dimostra il fatto che tengono molto ai loro preti, i preti giovani, s'intende (e non i sacerdoti). E non si lascia che a questi si faccia alcuno scherzo. Né che lo scherzo lo facciano a noi gli altri preti, i non giovani. Ché fare scherzi da prete, a Torre, si sa è da suocera. E quando si parla di suocere, a Torre, sulla piaga più che mettere i dito è come affondare la mano intera. E siccome, generalmente la mano si mette sul fuoco, il maligno è tentato di dire che, dal momento che nessuno ha il coraggio di mettercevela, a parte Scevola, gran parte dell'ardore dei giovani l'abbiano accaparrato le suocere, le quali, più che nonne, sono le madri delle madri (il che è sostanzialmente diverso). E la colpa d'altronde non la si può attribuire a nessuno se questo fuoco, non essendo spento, dalle suocere esca continuamente dalla bocca, dal naso, dalle orecchie a mo' di dinosauro.
A chi mi dirà come mai in un argomento dei giovani si parli tutt'altro che di essi, mi giustifica il fatto che, anche grazie alle suocere, la gioventù ha preso fumo, al che quando si parla di giovani più che parlare al muro che riverbera il suono: è un po' come parlare alle suocere, cioè parlare a vuoto.
E Dio solo sa quanto costi oggi un giovane alla famiglia: la realtà che concretizza il rapporto genitore-figlio. E non bastano le beghe: "Tu mi hai fatto e mi mantieni"; "Tu sei il mio e mi appartieni". Che è la sintesi in parole della tragedia-fenomeno della nuova generazione.
Dov'è da ricercarsi la ragione per cui il torrese non sa né piangere né ridere; il torrese giovane, s'intende, perché l'altro, l'adulto, se non ha neppure più gli occhi per piangere, piange sempre con gli occhi degli altri. E mai s'è visto un giovane a Torre ridere con garbo, con gentllezza, nemmeno per questioni galanti. Egli magari sbotta, sghignazza, ride tra i denti, ma non sorride. Né piange con discrezione con l'amore e la passione che accompagnano il pianto, con l'arte del piangere. E' un piangere, quello del giovane a Torre, che più di un risentirsi, è un rimpiangere, che è un po' come piangere mezza volta. Forse perché un giorno non piangerà più. O non sarà capace di farlo.
E a chi ci viene a dire che il non saper piangere sia una malattia molto grave gli si dirà che il giovane, o Torre, non sa piangere perché gli hanno messo in testa che un vero uomo non piange mai. E che il pianto, più che la stessa femminilità, è l'arma ancora più efficace della lingua, per le donne.
Una gioventù, quella torrese, credete, che, più che perduta o bruciata, ha preso fumo, grazie a mammà, alla nonna e alla moderna società, che è la suocera di tutti.
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CARTELLA COMPLETA GADGET 0168

169 CARA VECCHIA NOSTALGICA TELETORRE CON SIGLE MARI

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0170 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA PERMANENTE 22.000 pagine
Magonza http://www.torreomnia.it/magonza/pagine/set_fra_magonza.htm
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INTERVISTE DI REPERTORIO SULLA LITORANEA
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LE ASSOCIAZION I TORRESI SONO CENTINAIA
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TELEFONI TORRESI NEGOZI PER CATEGORIA
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0173 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pag
SELEZIONE DI 10.000 FILMATI DI TORRE DEL GRECO DALLA RETE
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0174 TORREOMNIA INDICI - UNICA ENCICLOPEDIA TORRESE PREMIATA
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TOTO' NEL 1963 SEMPRE DAL CONTE GAETANI A TORRE
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0176 1945 LE PEZZE DI RESINA ARCHIVIO TORREOMNIA 22.000 pagine
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PRIMO TEMPO: VEDI A SCHERMO INTERO: FILMS GIRATI NEL 1945
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SECONDO TEMPO: https://www.youtube.com/watch?v=eQK01IepcoU
1958 ALTRI DOCUMENTARI www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=12288

0177 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pag
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I MARI, PROFESSIONISTI della LETTERATURA FACEBOOK TORRE FRANCESCA MARI INTERVISTA CAMILLERI


0178 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pagine
QUARANTASEI ARTICOLI SU TORRE DI FRANCESCA MARI
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IL COPIAINCOLLISMO DI RETE SI AVVALE DELLA SAGGISTICA E SOPRATTUTTO DELLA STORIOGRAFIA
IL COPIAINCOLLISMO DELLA LETTERATURA NARRATIVA E’ RARA PLAGIARLA PERCHE’ TRACCIABILE.
QUALSIASI FRASE O CAPITOLO DIGITATI IN GOOGLE RIPORTA SPIETATAMENTE ALLA FONTE ANCHE
PRAFASANDO. RARAMENTE INGANNA l’ABILE E SUBDOLA MANIPOLAZIONE DEL TESTO DI ALTRI.  

Quando si tratta di storia libresca non esistono fonti autorevoli tranne fatti confrontati con scoperte geografiche archeologiche o architettoniche, oppure relative ai morti che parlano.
Per questo si dice che ogni volta che muore un anziano è una biblioteca che brucia.
Confronti verbali possono effettuarsi solo nell'arco di due tre generazioni.
Vedo la saggistica, in generale, invece, specie quella storiografica, come un surrogato, un riassunto, una selezione di storia libresca quasi sempre purgata, che fa perno sulla personalità, sulla sensibilità emotiva e sul tenore di vita soggettive del compulsatore.
Molto spesso si riportano imprecisioni falsità e ipocrisie di testi politicamente e religiosamente, comodi specie a distanza di anni dove il confronto di prima mano degli anziani è impossibile.
Molti vecchi testi si sono avvalorati nei secoli con il confronto archeologico e architettonico. Il resto è solo incertezza. Basti pensare alla questione omerica, non sono pochi quelli che sostengono la sua inesistenza e i testi a lui attribuiti sono dei falsi o purgati come facevano gli amanuensi con i testi sacri.
E' una prova di superficialità pizzicare la storia qua e la senza confronti.
Se leggiamo il secondo libro del torrese Raffaele Raimondo "Fatti della Torre del Greco" vediamo quante imprecisioni ha annotato sulla storia locale ed i suoi personaggi, persino sul soggiorno a Torre di Leopardi. Non si prenda per oro colato nemmeno questo saggio, ma l'idea delle contraddizioni viene spontanea
Le uniche vere opere d'ingegno sono quelle letterarie che hanno la prerogativa dell'invenzione e della creatività, pur se contengono toccate di autobiografismo.
Per questo i siti torresi di copiaincollismo storico sussiegosi e perentori, sostenuti in modalità turrita e sedicente, con trionfalismi ridicoli mi fanno quanto lo meno sorridere.
E qui voglio dire che queste opinioni non vogliono erigigermi a sentimenti autocelebrativi, ma senza falsa modestia esprimere osservazioni che potrebbero ritorcersi anche sulla mia imperfezione umana di cogitante.
(...)
Come esistono i detti e i contraddetti così la storia è esposta con i pro e i contro, quando va bene, senza contare le versioni purgate scolastiche. E, come le ideologie politiche, sulla carta sono tutte ugualmente egregie.
I giudizi attuali sui Borbone si dipanano da fonti libresche frammentate e miscelate e con priorità diffusiva sperequata dal volere politico contemporaneo, con picchi nostalgici di quel credo: "che il passato è sempre migliore" identicamente alla nostalgia dell'infanzia e della giovinezza, perché la vecchiaia è la peggiore delle malattie e è la più disgregante delle guerre per il nostro essere esistenziale. (Memorie personali e inclinazioni all'apprendimento storico).
Un vero giudizio lo potrebbe dare una persona equamente ed umanamente equilibrata e che soprattutto abbia vissuto quel periodo, non solo, ma che possa poter confrontare il prima, il durante e il dopo, praticamente nessuno.
Per questo pur stimando Giovanni Ruotolo e apprezzando alcuni suoi testi narrativi, non ho espresso nessun giudizio sul suo cosiddetto "saggio" (di ricerca pura e lineare), collocato, tra l'altro, in un contesto web soporifero e monotematico da egemonia pseudo-culturale.
Il parametro per misurare l'eccellenza storiografica con una ricerca studiata, analitica e interpretativa lo ha fornito Enzo Striano, di umili origini, con il suo "Il resto di niente" che per molti è in vetta ai romanzi storici, oltre. ad esempio, a "I promessi sposi".
(...)
Io sono per l'analisi scelta, non mi soffermo sui fatti trascritti, ma sulla psicologia umana che li hanno partoriti. Romani o greci, borbone o finti democratici moderni, zar o dopomuro, patriarcato o matriarcato si tratta sempre di persone che prevaricano e sopraffanno altre persone col mezzo delle leggi ingiuste e delle contestuali armi.
La storia è manipolata sin dai monaci amanuensi che già nel medioevo davano un senso religioso a tutti i codex sin dagli incunaboli. I condottieri sanguinari sono stati sempre citati come eroi valorosi.
La storia dell’umanità su questo pianeta è la più grande menzogna mai raccontata e scritta. Oggi ancora peggio del vecchio cartaceo, i mass-media sono complici di un insabbiamento di proporzioni epiche.
Semir Osmanagich, ad esempio, fondatore del Parco Archeologico Bosniaco, il sito archeologico più attivo del mondo, dichiara che le prove scientifiche, ‘inconfutabili’, venute alla luce, sull’esistenza di antiche civiltà con tecnologie avanzata superiori a quelle attuali, non ci lasciano altra scelta se non quella di riscrivere la nostra storia, la storia dell’Umanità Terrestre.
I movimenti neoborbonici sono bendati sulla realtà totale e si basano su sparute note positive appannaggio di Napoli. Ma c'è di peggio con i neonazisti. Senza scomodare i culti del demonio e via ciarlando.
La storia andrebbe riscritta. E oscurare i siti storiografici putrefatti, per altro noiosi fino allo strenuo, che per gratificare gli autori di un'intellighenzia da dopolavoro comunale adoperano il nome Vesuvio la cui sequenza progressiva delle eruzioni è l'unica cosa reale ed acclarata, senza appiccicarsi sopra etichette di saggi, saggetti e riporti pari-pari di una storiografia malata.
Come nasce un opinione, un saggio, una condivisione? Vengono filtrati i riporti storici a secondo del vago senso interpretativo soggettivo del collazionatore, moltiplicando all'infinito tutt'altro che una storiografia oggettiva e reale difficilissima da scoperchiare.
Queste persone annegano inevitabilmente nel fanatismo con le mono-opinioni. nella loro cecità, ad esempio, è più importante sbandierare l'ubicazione del primo tratto ferroviario italiano che ricordare le migliaia di impiccagioni pubbliche e le teste tagliate a Piazza Mercato.
(...)
Tutti i libri, nella quasi totalità saggi in maggioranza storiografici scritti su Torre del Greco sono dei rimpasti libreschi con qualche toccatina di rivelazione architettonica o archeologica di prima mano.

Si tratta di letteratura saggistica tramandata senza interpretazione.

Per questo gli autori non esistono, si può parlare di compulsatori, redattori, ma non autori di realtà del passato.

La famosa nota di Enzo Striano sul suo straordinario capolavoro, apprezzato e riconosciuto da tutti i letterati napoletani e non solo, recita:
(...)
«Questo è un romanzo 'storico' (secondo la classificazione didascalica dei generi, in verità tutti i romanzi sono 'storici', così come tutti i romanzi sono 'sperimentali'), non una biografia, né una vita romanzata. L'autore s'è quindi preso, nei confronti della Storia, quelle libertà postulate da Aristotele

("Lo storico espone ciò che è accaduto, il poeta ciò che può accadere, e ciò che rende la poesia più significativa della storia, in quanto espone l'universale, al contrario della storia, che s'occupa del particolare" Poetica, IX, 1451 b),

dal Tasso ("Chi nessuna cosa fingesse, poeta non sarebbe, ma historico" Primo discorso sull'arte poetica), dal Manzoni ("Lo scrittore deve profittare della storia, senza mettersi a farle concorrenza" Lettera al Fauriel), da altri grandi ».
(...)
Rene Clah disse: "Diffida dell’uomo e della sua mania di fare nodi". Una delle tante cause che hanno riallontanato l’uomo medio dalla lettura in genere, anche sotto il Vesuvio, è la deliberata ricerca del gergo complicato di molti autori non solo nei testi tecnici settoriali, ma soprattotto nella saggistica, nella manualistica e nella storiografia, perché a Torre di creatività letteraria non se ne parla nemmeno.
Su scala nazionale, invece, la prosa sperimentale, la poesia ermetica e la stessa critica letteraria, la quale, a mio modestissimo avviso, serve solo, nelle prefazioni di libri delle collane economiche, serve a scoraggiare in primis l’uomo medio dal proseguimento della lettura del testo, per la massiccia macchinosità del linguaggio con articolazioni concettuali che definire complesse, intrecciate, astruse ed arzigogolate, è come dire facile l’arabo...
I social network accolgono a Torre del Greco diversi neo-scrittori che emulano quelli nazionali consolidati, ma sempre nell'ambito della ricerca. Si passa dallo scrittore della domenica o quello da dopolavoro comunale alla chimera dello scrittore di grido.
Diversi corallini siamo per natura prevaricatori, per carenza, naturalmente. non per forza. Sarà forse l’antica necessità di apparire dotti, elevandosi a ranghi superiori attraverso una scrittura talmente adulta, che per essere compresa si dovrebbe stare dopo la vita, dove tutti gli enigmi vengono chiariti, almeno presumibilmente. Una scrittura che va al di là dell’aulicità delle dottrine regolate da schemi comunicativi particolari. Ciò compromette, senza dubbio, la chiarezza e l’intellegibilità, ma il virtuosismo rasenta il sortilegio ed ammalia e si cade nella malìa.
(...)
La faciltà di buttare zavorra nei siti pseudo storici, archeologici e quant'altro del napoletano è oceanica, data la famelica voracità dello spazio web illimitato e dei network. Ma si tratta di puri copia e incolla, laddove raramente se ne cita le fonti.

Si dice che "non esiste sciocco che non trovi un altro sciocco che l'ammiri". Ebbene questi sedicenti scrittorucoli con i loro libercoli digitali quasi senza costo hanno tracimato i siti soporiferi del settore. Il Vesuvio ne è stato una vittima predestinata. Le guerre sante si fanno in nome di Dio, L'intellighentzia locale si fa in nome del Vesuvio.

Storiografia e saggistica si impara da noi alla "Federico II" ma di creatività, ed inventiva c'è carenza sotto il Vesuvio. La ricerca ci consente facilmente la verbosità pomposa del linguaggio, l’uso continuato di neologismi e termini rari che sfociano inevitabilmente nell’oscurità concettuale, a prescindere dalla dialettica o dallo ermetismo. E’ peggio che dottrinalizzare il testo con numerose locuzioni latine e proposizioni di lingua straniera, perché ciò, almeno, è lessicamente traducibile.

Questa necessita di oscurare il linguaggio nasce, probabilmente, da un bisogno di sopraffazione mestierante, che utilizza tecniche e trucchi settoriali ad uso egemonico ed intimidatorio. Si tratta, d’altra parte di espedienti antichi, adoperati già da scribi e sacerdoti, che articolavano costrutti ambigui conformi al mistero ed al proibito, per incutere stupore, timore e soprattutto ammirazione.

Come se non bastasse, l’italiano d’oggi è una lingua anche purgata dall’invasione della terminologia angloamericana e dagli stranierismi europei, nonché dalla proliferazione di sempre nuovi termini scientifici, non solo, ma dallo sviluppo camaleontico del gergo giovanile. Alcune parole assumono significati diversi non già nell’arco di qualche decennio, ma di appena un biennio o meno.

Pasolini già negli anni sessanta diceva che il nostro era diventato un italiano tecnocratico e strumentalizzato, a prescindere, chiaramente, dalla sperimentazione del linguaggio gergale della sua dilogia acclarata che rimane fine a se stesso. Così leggiamo: "cosificare e cosalizzare" per: trattare come una cosa; "gambizzare" per: ferire alle gambe; "invarianza" per: costanza; "lupara bianca" vuol dire omicidio con volatilizzazione di cadavere; "mainframe": grande calcolatore; "Nientologo e tuttologo" come: pseudo onniscente; "palista": chi possiede un televisore col sistema PAL; "picista": iscritto al P.C.I.; "pule": poliziotto, ecc. ecc.

Invadono gli stranierismi: medicult: cultura media; eskimo: giaccone tipo eschimese; pop singer: cantante popolare; kitsch: cattivo gusto; comics: fumetti; dream car: automobile di sogno, ecc. ecc. Tutto questo, insieme agli audiovisivi, ed altre cause, hanno contribuito ad abbassare il già scarso interesse degli italiani per la lettura, che non è più stimolatrice della fantasia, ma provocatrice di sforzi interpretativi infruttuosi risolvibili solo con l’alternativa di avere più tempo e pazienza per aggiornamenti settoriali e lessicali. Tempo e pazienza, ciò che l’uomo moderno non ritroverà forse mai più (...).
(…)

Ciao Francesca, ho già detto in altra sede che i termini desueti non sono necessariamente vetusti e obsoleti e se fa caso essi sono essenzialmente aggettivi ed essi non bastano mai per dare un preciso significato ad una frase.
E Dante, creda, adoperava il linguaggio dell'intellighenzia di allora, egli che fu il creatore del "Dolce stil novo".Non c'entra nulla. Ci sono diecine di esempi da fare, come gli scrittori sperimentatori tipo Pasolini, Gadda, ecc. 
Riconosco che un po' di deformazione professionale circa l'abbondanza di terminologia ricercata causa un po' di ermetismo, ma non per gli addetti ai lavori quale ritengo Giovanni Ruotolo.
Egli dissente con grazia, con educazione. quasi non sembra torrese, sempre sul chivalà,questi, con i rigurgiti di fiele propri della polemica gratuita e dei partitopresismi.
La proprietà di stile e di linguaggio la acquistano i letterati di professione meglio se autodidatti, (la laurea in lettere assoluta è solo un documento per lavorare) oppure gli umili tipografi come me che tra stampa e correzione di bozze ha digerito almeno centomila tomi.
Giovanni, quello che tu affermi è corretto in parte. Solo uno stupido può confutare la sconfitta di Napoleone nella battaglia di Belle-Alliance, ma l'analisi approfondita delle cause, l'impeto, e la personalità di Napoleone è da interpretare diversamente, già l'aggettivo valoroso è improprio ad un condottiero di stragi.
L'olocausto, Anzio o lo Sbarco in Normandia nessuno li nega, ma i risvolti: soprusi, tradimenti, conflitti di interessi vengono insabbiati fino al punto di poter in certi casi sovvertire vittime con carnefici.
I fatti sono fatti, specie quelli del secondo novecento, maggiormente confrontabili, ma l'interpretazione di essi è sempre discutibile.
La frase "Studi seri ed autorevoli" non è una garanzia di verità ed onestà. Qualsiasi politico è ritenuto serio ed autorevole fino alle smascherature che ben conosciamo. Il problema non sta nel fatto, ma nel misfatto.

(…)

Riconosco che l'interpretazione culturale di superficie è più salutare dell'analisi approfondita. Il bicchiere mezzo pieno, "u llusingo fa bene 'a salute", "lo struzzo con la testa nella sabbia" sono i contraddetti di chi si ostina a tutti i costi di ricercare la verità e come Don Chisciotte per poi non venire a capo di nulla.

"Chi capisce patisce", è leopardiano ostinarsi a sciogliere i nodi della cultura che più si estende e si diffonde e più si infittiscono le sue maglie.

Vorrei vivere altri cento anni solo per leggere l'apologia che faranno gli storici conniventi futuri ai nostri politici di oggi.

L'uomo è bugiardo ed ipocrita per natura, basta salvare la faccia e l'eredità del passato.

Sono trascorsi cinquant'anni di conduzione della mia bottega tipografica, ho calcolato di aver stampato almeno 20.000 gruppi di pagelline di lutto. La solfa è stata sempre quella, immutabile.

(...) "Buono, onesto ed operoso,

amato e stimato da tutti,

seppe sopportare

con cristiana rassegnazione

il suo prossimo.

Lascia sulla terra le tracce

luminose delle sue elette virtù.

Che la tua vita ci sia di guida e d'esempio"(...).

Cacchio, uno che avesse non dico compiuto delitti, sperperato, odiato, ma almeno rubato una mela, offeso qualcuno, invidiato qualche altro, confessare, che so, di essere stato avvezzo a infastidire russando, a fare qualche flatulenza... Nulla!

Tutte venerabili e sante persone, pronte per la santificazione.
(…)
 Appena 190 anni fa a Piazza Mercato a Napoli venivano impiccati e decapitati molte più persone di quelle odierne dall'ISIS.

Munno era e munno è. Il progresso non vince il male e la malattia dell'uomo di sopraffare e prevaricare. 
In passato i dittatori, i tiranni subivano sconfitte ed altri prendevano lo scettro e e guerre provocavano vittorie tollerabili.
Oggi il mondo subisce una unica lobbie dittatoriale organizzata ed indivisibile a causa del deterrente atomico che afferra politica, religioni e malavita e non insanguina più i campi con i moschetti, i bombardamenti o le impiccagioni, ma con il potere planetario camuffato di democrazia.
Come si va a Pompei a piedi così dovremmo fare spesso un pellegrinaggio alle tombe di coloro che contribuirono a scoprire la bomba atomica, tecnicamente definita bomba a fissione nucleare incontrollata.
Fino a che gli armamenti nucleari sono in mano a tutte le grandi potenze, paradossalmente, le "guerre mondiali" sono estinte perché si chiamerebbero "le distruzioni mondiali".
(…)

L'intelligenza dell'uomo è ragionata come la sua cattiveria, quella degli animali inferiori è solo istintuale.
L'impotenza rende l'uomo spietato verso i propri simili. L'uomo nasce impotente perché da portatore potenziale di forza, potere, sopraffazione temporanea esorcizza e tampona il proprio terrore di finibilità irriducibile, soprattutto per la consapevolezza della probabile assenza salvifica post mortale.
L'uomo lotta con la finibilità irreversibile con mille espedienti ed esorcismi fino ad immaginare un fermo del tempo, una morte dolce, un perdono divino, ecc. ma sa che la signora con la falce è lì, paziente e invincibile anche per cent'anni.
 
Ma l'atomica ha insufflato ed iniettato inconsciamente nell'uomo l'ansia dell'incapacità di fuga e adotta oggi. come non mai, le reazioni più diversificate e contrapposte, dal nichilismo mistico alla criminalità.
 
E mentre un epidemia è endemica, un eruzione è circoscritta, l'atomica, per la prima volta, ha stravolto, nell'inconscio, la resistenza già fragile all'esistenziale, ma in modalità planetaria, in tutte le fasce sociali dalle potentissime alle più deboli.
 
(…)
 L'epitaffio encomia da morti, il panegirico da vivi. Poiché spesso riduco il personalismo dal caratteriale etnico, le mie osservazioni sono ambivalenti per entrambi gli status umani. Quindi nessun impianto accusatorio, polemico, critico, né celebrativo, elogiativo, acclamativo. 

Si tratta di analisi sui processi inconsci che si evincono nel substrato da racconti e narrazioni in genere stesi con una metodologia che non è quella apparente solo stanziale e autoctona, ma interiore e ascosa, ma che rivelano in ogni caso riscatto e intenti liberatori, redentivi.
Chi non è assoggettato a questa sindrome non si accolla la vigilanza paesaggistica ed urbana attraverso una lente analitica costante e quasi impietosa (proprio del caratteriale torrese) che mai assolve, condona, grazia, ma insieme, quasi per antitesi, non condanna e soprattutto non giustizializza, ma adotta uno sprono compulsivo sistematico quasi sermonico per vedere le cose mutate in bene e in meglio secondo la propria logica soggettiva, tralasciando problematiche della città corallina annose e perniciose di maggiore spessore, causticizzate e rincrudite dagli ultimi avvenimenti negativi locali di carattere economico e occupazionale.
(…)

Da buon torrese hai pensato già ad un triunvitato: Ruotolo-Cervera-Mari. Le coalizioni o le connivenze sono negative. Vale solo il legame d'affetto, di amicizia o di campanilismo, a prescindere dalle opinioni.
La certezza nell'uomo è un altro atteggiamento di immaturità. Einstein predicava il dubbio in ogni teoria. La certezza non esiste, come la verità, sono sempre opinioni. La rete di tanto in tanto smentisce la posizione dogmatica curativa di centinaia di medicinali, poi vengono soppressi; non parliamo, poi, di filosofia e religione... Il concetto dell' "inferno" pena eterna nel fuoco, sostenuto dai cattolici per 2000 anni oggi prende il semplice significato di "lontani dalla luce di Dio".
Non esiste l'O.T. Off-topic (fuori tema) Tutto il pensiero è relativo e legato da un ideale tessuto connettivo.
 
La filosofia, o peggio la psicologia, oramai spicciole copiaincollanti, giacciono sconfitte sotto l'ottica del dubbio, nella misura della esiguità e dei limiti giganteschi della ragione umana.
Talmente mirmicolanti i neuroni dell'uomo infermi e impotenti da soccombere sotto le misure astronomiche con parametri non ancora descrivibili, assetati di espressione sotto i limiti invalicabili della ragione.

(…)

Il buio non esiste, e solo la mancanza di luce che arriva al nostri nervi ottici.
Il freddo non esiste è solo la mancanza di sole che arriva ai nostri tessuti.
La decadenza architettonica e paesaggistica locale non esiste, è solo l'esaltazione della memoria ancorata al nostro mosaico evolutivo nell'adolescenza.
Amarcord (ricordo amaro, quanto meno tristemente nostalgico) ha un applicazione impropria. Tutto ciò che è legato al passato e all'infanzia si dipana da un sentimento di perduta giovinezza, quindi la soglia della finibilità, come per un perduto amore. Questi sentimenti feriti vengono travestiti con una sublimazione dell'infanzia e traslitterati dai sentimenti profondi ad oggetti reali, architettonici, paesaggistici, ecc.
 
Il mondo, la vita sono sempre meravigliosi, il tempo non li uccide.
Giovanni voglio bene la tua infanzia la tua nostalgia che sono simili alle mie e a quelle di tutti gli anta corallini e non solo.

(…)
 Il tuo raccontare fatti oggettivi sarebbe esogeno quando insieme narreresti anche le esteriorità positive, apprezzabili, allegre perché tutto malgrado la nostra città è salda e ritoccata fino a non essere lontana da europeizzazione e globalizzazione nel senso utile e moderno della parola. 

IO scettico TU pessimista? Diresti un pessimismo di valore. come quello Leopardiano?
La ricerca reiterata, quotidiana si dipana inconsciamente dalla natura endogena di stampo esistenziale e si rivela compulsiva quando seleziona solo ed esclusivamente assenza di manutenzione urbana, ammodernamento mancato, liberalizzazione di aree verdi, a confronto di un passato presunto bello, nel ricordo del nostro aspetto fresco, giovanile; migliore solo per nostalgia, per sensazioni e sentimenti antichi mai più ritrovati, edulcorati, appunto, dal tepore della memoria.. 
Il fatto esteriore sfonda il tessuto connettivo tra occhi-cervello e profondo. La nostra anima pena prima di trasferirsi o scomparire.
L'amarcord è uno stato d'animo quasi generale, planetario, stai nella norma Giovanni, da questa angolazione sei ammirevole. Sono io quello guasto, tendente all'analisi scelta, ma tutto il caratteriale settoriale o generale non ha nomi, cognomi, né personalità precise, appartenenze di casta. lignaggio, parentela; appartengono all'umano con le sole differenze epocali. 
Per questo i tempi ci condizionano mai individualmente, ma a gruppi ad etnie. Io o tu, Giovanni non siamo nessuno, pur se eruditi, istruiti, affogato nelle "sudate carte", sentimentali, a tratti geniali, pur se il genio è sempre collegato alla sregolatezza. Nessuno di noi è migliore o peggiore degli altri, siamo semplicemente diversi. 
Per questo il mio pensiero è la mia persona non rappresentano nulla, sono gli interlocutori che vengono a me, arricchendomi delle stesse loro condizioni, dei loro sentimenti del passato, dei loro timori, delle loro dolcezze, delle loro borie, superbie, difese.
(…)
Vino veritas. Se vuoi che addirittura ti veneri, fai una sorbita abbondante di vino e percòche, poi subito invia dei post. Saresti sicuramente più originale o addirittura geniale.
Siamo veri senza inibizioni, apparenza, esteriorità, etichette. Pensa andare a ruota libera, con tutta la sincerità sbattuta in faccia ai lettori, nei limiti del rispetto e della decenza convenzionale, quella che rientra nella logica comune, perché molto spesso rispetto e decenza vengono da una falsa etica, da una morale eccessiva ed ipoocrita che serve solo a dipingere sul nostro volto una maschera di buonismo da bacchettone. Meglio un po’ di sana trasgressione.

(…)
Il leitmotiv nei post di Giovanni Ruotolo è l'appetito, sia esso sessuale (nei raccontini d'amore con strette e baci immancabili) sia culinario, ell'esposizione di pietanze appetitose, invitanti.
La capacità di Giovanni di sovvertire l'eros-thanatos freudiano con l'eros-ingordos ruotoliano è proverbiale.
Giovanni, perdonami l'ardire, (...) suppuorteme vicine, che te 'mporta
(…)
Carmine Ruotolo, vedi cosa significa scrivere in maniera aulica come me o tuo fratello? Si corre il rischio di non essere compresi.
 
Quello che mi ha colpito non sono gli errori che scrivi, (è normale e legittimo per chi non ha seguito studi regolari), ma mi ha incuriosito la risposta dotta di Giovanni, perché è pubblica. E' stato come sentire due fratelli in casa che parlano l'uno l'italiano, l'altro il tedesco.
Forse non crederai che io voglio bene soprattutto coloro che non affinano le lame del linguaggio raffinato, perché in loro c'è meno esibizione e vanagloria; inoltre, coloro che non scrivono correttamente, sviluppano maggiormente le potenzialità umanitarie, lavorative, e soprattutto l'ingegno puro.
 
Sappi, caro Carmine, che le persone istruite, anche forse come me, diventano subito impopolari, antipatiche, fastidiose, perché mettono a disagio gli altri che pensano erroneamente di non poter tener fronte.
I miei post, oppure le pagine di Torreomnia, da molti palesemente accreditate, rimangono inevase su facebook in fatto mi risposta, ma estremamente seguite, quasi con avidità.

(…)
Ciao Iole. Mi avete castigato con i cosiddetti due piedi in una scarpa. Non v'è cosa più deprimente per uno spirito libero, ai quali credo di appartenere, che quella di essere costretto ad esprimersi in chiaro, ma tra paletti e transenne.
 
Pregiudizi e preconcetti sono radicati all'osso negli anta corallini. Ripiegare con la chat non è la stessa cosa. Io aborro un dialogo a due, nascosto agli occhi del mondo e all'opinione altrui.
Metodo molto accettato dai bacchettoni e dai pseudo-moralisti, quelli che solo predicano bene... quelli del "si fa ma non si dice".
Inutili i sogni dell'infanzia sicuramente si accostano ai manicaretti narrativi di Giovanni Ruotolo.
In primis salvare la facciata, poi pensa ciò che vuoi.
Oscar Wilde diceva "scrivi tutto, tranne la parola "IO", ma come obliare sé stesso, riccioluto e paffutello, quando vegetavo in un candore ed una ingenuità quasi fastidiosa, quando credevo che i Papa fossero privi di organo genitale e i medici non si ammalassero mai e gli avvocati sostenessero la giustizia.
 
Quel retorico, trito e ritrito, librarsi nel cielo blaterando ciarle anche volgari per una mente adulta, innocenti per gli angeli, mentre le ali divine dei messaggeri celesti, dei Serafini e Cherubini ti riconducono adagiandoti sulla zona plantare dicendo, "Da adulto diranno che sei volgare e blasfemo". Sono essi ad essere falsi ed ipocriti.
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Vino veritas. Se vuoi che addirittura ti veneri, fai una sorbita abbondante di vino e percòche, poi subito invia dei post. Saresti sicuramente più originale o addirittura geniale.
Siamo veri senza inibizioni, apparenza, esteriorità, etichette. Pensa andare a ruota libera, con tutta la sincerità sbattuta in faccia ai lettori, nei limiti del rispetto e della decenza convenzionale, quella che rientra nella logica comune, perché molto spesso rispetto e decenza vengono da una falsa etica, da una morale eccessiva ed ipocrita che serve solo a dipingere sul nostro volto una maschera di buonismo da bacchettone. Meglio un po’ di sana trasgressione.
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"I paesi vesuviani sono un grande bel presepe, so i pasture ca non so buoni" diceva Eduardo De Filippo.
 
In mezzo a questi pastori siamo pure noi. Aspettiamo sempre la manna dal cielo e i sacrifici degli altri; sappiamo solo criticare senza mai muovere
 un solo dito a favore della comunità.
Il governo siamo noi, la politica siamo noi, la giustizia siamo noi. >Se le cose non vanno alla perfezione la colpa è nostra perché scegliamo sempre la dirigenza che "DOVREBBE" almeno proteggere solo gli interessi di chi li vota, illude e fa demagogia con l'inganno pre-elettorale.
 
Non mi chiedete qualè il partito migliore, giusto, esso non esiste esiste la casta, i partiti sono le tessere del suo unico mosaico. Talvolta i colori di queste tessere sfiorano qualche ideologia, rinversiscono, ma subito ingialliscono perché costrette a tenere fede alla connivenza, alla priorità del potere.

(…)
Giovanni, apprezza chi ti è estimatore che vuol dire intenditore, conoscitore, ma in primis ammiratore, che scambia con te le soluzioni proprie e quelle tue per i falli che inevitabilmente commettiamo, poiché non ci hanno voluto figli del Padreterno.
 Diffida dei salamelecchi e delle connivenze finte di coloro che ti glorificano, celebrano, magnificano e incensano, fino all'esaltazione, un attimo prima aver inferto stilettate.
Tutto quello che "scriviamo" con la tastiera e sempre frutto di compulsazione. Oggi lo sanno pure le galline.
 
Io ti apprezzo e ti voglio bene con sincerità, le ruffianerie non servono, non avrebbero senso.
 
Bene, UNO perché sei uno dei pochi torresi infarinati nella narrativa sia pur rosa, a mezza strada tra il comico e il drammatico;
 
DUE perché usi la preterizione: "Io cacciarti fuori dal gruppo?" intanto l'hai detto. Hai dovuto addomesticare ed ammansire l'intenzione.
Non hai idea, Giovanni, quante sfumature stilistiche hai fruito da quelli che appaiono alterchi, diverbi, contese.
Stagnare nell'illusione dell'abluzione invola solo misticamente, non rinvigorisce, non rassoda il tessuto dove annida il nobile sentimento dell'amore sincero, quello che non abbisogna di artifici letterari, ma amore sciorinato sui lenzuoli della carta sotto il sole vesuviano.

(…)
A Lucia', se tu non fossi valido e preparato culturalmente non ti avrei dato proprio retta. Lo scopo di punzecchiare, ma in buona fede, è quello di affinare le tue potenzialità, come faccio con Giovanni Ruotolo, singolare nella narrazione creativa torrese, ma talvolta biscotta.
 
Dotti si diventa, con fatica, anno dietro anno. La cultura, e nella fattispecie la lingua italiana, percorrono sentieri spinosi.
Quando ascolto te e leggo Giovanni avverto qualche nota stonata, e poiché amo le persone erudite e preparate vorrei che non inciampassero di tanto in tanto in qualche ramoscello.
Comunicare in nero nella chat è da ruffiani da ipocriti, da torresi, infine. Non si migliora, si insabbia.
 
In mezzo secolo ne ho ricevute cazziate dagli autori-clienti in bottega, e come gli improperi dei genitori, alla fine li apprezzi.
Lungi da me l'arrogarmi il tono didattico di barbassoro, di letterato di fama, la felicità in questi casi consiste nel misurarsi, confrontarsi, migliorare insieme, senza gerarchie, perché la cultura è infinita e non basterebbero 10 vite per colmare il nostro sapere.
Colui che si ritiene enciclopedico e vuole fare da maestro è un emerito cretino.
(…)

Carmine Ruotolo, vedi cosa significa scrivere in maniera aulica come me o tuo fratello? Si corre il rischio di non essere compresi. 

Quello che mi ha colpito non sono gli errori che scrivi, (è normale e legittimo per chi non ha seguito studi regolari), ma mi ha incuriosito la risposta dotta di Giovanni, perché è pubblica. E' stato come sentire due fratelli in casa che parlano l'uno l'italiano, l'altro il tedesco.
Forse non crederai che io voglio bene soprattutto coloro che non affinano le lame del linguaggio raffinato, perché in loro c'è meno esibizione e vanagloria; inoltre, coloro che non scrivono correttamente, sviluppano maggiormente le potenzialità umanitarie, lavorative, e soprattutto l'ingegno puro.
Bisogna intando distinguere tra l'istruzione e l’ingegno. L’istruito è un pappagallino che immagazzina norme e al momento giusto le ripete,l’ingegnoso crea, fino ed essere geniale. 

Sappi, caro Carmine, che le persone istruite, anche forse come me, diventano subito impopolari, antipatiche, fastidiose, perché mettono a disagio gli altri che pensano erroneamente di non poter tener fronte.
I miei post, oppure le pagine di Torreomnia, da molti palesemente accreditate, rimangono inevase su facebook in fatto mi risposta, ma estremamente seguite, quasi con avidità.
(…)

In un periodo storico,
Caro Giovanni, voglio concludere, col tuo permesso, la discussione degli errori nei post i quali, se riconosciuti, vanno facilmente emendati.Il problema gravoso sussiste con il cartaceo, soprattutto la categoria dei giornali, specie quelli locali, mai precontrollati da idonei e preparati correttori di bozze.
Gli autori degli articoli difficilmente si avvedono di errori, anche evidenti, perché la loro mente ha fotografato le frasi e le scorre nella rilettura senza fare spelling.
I direttori? sono troppo impegnati a recuperare quanto investito dalle esigue copie vendute e ad evitare che i contenuti, triti e ritriti, vengano "plagiati" sulla rete.
Molto spesso l'insuccesso di una testata dipende pure dall'ingordigia e dalla circoscrizione degli elementi entro il recinto obsoleto del cartaceo.
Per i libri esiste ancora "l'errata corrige", ma per i giornali locali occorrerebbe un gazzettino parallelo per ogni numero solo per rilevare errori, baggianate e copiaincollismi.
Del resto è giusto che si distingua il dilettantismo dalla professionalità e si difenda l'infermità chimerica di questi direttorucoli che credono di riscattare il prestigio della dirigenza covato nell'infanzia, quando un direttore di giornale, sia pur locale, era un vero gestore di cultura.
E poi, questi quinterni spillati dai colori sfavillanti vengono conservati come reliquie manco fossero gli originali dei Vangeli sinottici, col terrore dell'usuale archivio pubblico web post-pubblicazione di un mese, che tutti i giornali adottano, facendo finta di ignorare che la rete nella sua essenza li prevarica, li soffoca, li annienta post comparsa o meno.
Il giornale non è un oggetto, un soprammobile di intellighenzia, ma la comunicazione culturale e d'informazione rivolta all'ambiente in cui si vive. Prezzolarlo prima di tutto lo rende uno strumento povero e inadeguato, specie in epoca di rete.
ico sfavorevole all'omofobia, si ricusa l'autoincensamento atavico dei maschi corallini di usare iperbole in relazione alla propria sessualità di macio. 4... 5... Qualcuno arrivava ad ostentarne dieci in una serata fino all'ilare 70, intorno al gioco di parole 69+1.
Così l'esaltazione del maschilismo figurativo, che scema alla fine degli anni ruggenti, quando innanzi ad ogni portone o villa, viali di campagna, lungo strade e polmoni apparivano turriti e verosimili i dissuasori di pietra con chiaro riferimento all'organo genitale maschile. Wiva il Duce...
Il look nella fascia di età giovanile ha sostituito la parola stile, ma con una connotazione più effimera e che nulla ha a che vedere con l'interiorità e con la potenza erotica.
Il look è solamente la parte esterna di una persona, il modo di apparire, a Torre del Greco, oramai cittadina dalle caratteristiche metropolitane indebolita, si asserve solo ai traspormatori di facciata: se si dice di una persona che ha un buon look si intende che ha gusto nel vestirsi, non ha abiti con colori che stonano ed è adeguatamente vestita secondo il luogo o la compagnia che frequenta.
Tra tatto i capelli rasati e soprattutto i tattò, sensibilmente costosi e devastanti la cute, si è estremamente vittime dei media con i suoi sacri personaggi della musica e dello sport.
Ho notato nella nostra Torre persone che addirittura possono avere diversii look a seconda dei vari ambienti che frequenta e della diversa serata che vive, senza che ciò implichi mutamenti interiori o di "stile", figuriamoci culturali, filosofici, folkloristici..
Caro Giovanni ci siamo salvati, come si suol dire, per il rotto della cuffia. Era da proporre dei dissuasori a Via Roma a braccetto con le mentalità a cavallo del nostro millenarismo. Virileggianti e duri come la pietra, di giorno, per noi anta, e floricoli e ammosciabili ebdomadario per le generazioni attuali.

 

0180 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pag
DIATRIBE DEL FORUM TORRESE ESPLICITO PERCIO' ESTINTO 2008
IL COPIAINCOLLISMO Francione, Langella, Argenziano, Mari, Scala http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=9798&page=1

0182 TORREOMNIA http://www.torreomnia.com/
 22-000 PAG. NO LUCRO
LA TOFA INTEGRALE IN RETE 147 NUMERI NO LUCRO
http://www.torreomnia.it/attualita/latofa/indexsoloantonio.htm

RASSEGNA STAMPA TORRESE 300 NUMERI NO LUCRO
http://www.torreomnia.it/attualita/camillo/index.htm
 

 

0183  TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pag
2000 ALUNNI http://www.torreomnia.it/files_forum/letture_mari/links.htm
http://www.torreomnia.it/storia/foto_scuola/set_fra_foto_scuola.htm
http://www.torreomnia.it/storia/foto_scuola/liceali/set_fra_liceali.htm


0184 ARCHIVIO DECENNALE PERMANENTE TORREOMNIA di Luigi Mari
UNICHE CANZONI CLASSICHE DELLA MUSICA TORRESE (RARE)
1920-1940
http://www.torreomnia.it/canzoni/raimir.htm Raimir-Menecone
Musica e interpreti torresi
http://www.torreomnia.it/musicis_interpreti.htm

M.vergine
http://www.torreomnia.it/Personaggi/grillo/storia_grillo/index.htm
 

0185 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pag
CLICCA questo link: http://www.torreomnia.it/forum/leggi.asp?id=16081

In barba alla seriosità, a chi desidera apparire persona perbene secondo la morale borghese, comportandosi in modo ipocrita e conformistico.

 

0186 TORREOMNIA ENCICLOPEDIA TORRESE PERMANENTE 22.000 pagine
PECCATO NON SIA NATO A TORRE DEL GRECO
https://www.youtube.com/watch?v=XdNRN7D0XRE
https://www.youtube.com/watch?v=mxIj6mdiZfY
https://www.youtube.com/watch?v=xgiNZkvjNME
https://www.youtube.com/watch?v=1UjnfkGTXyw
https://www.youtube.com/watch?v=21Ag39pvZdo
https://www.youtube.com/watch?v=1jVzDx56kIA
https://www.youtube.com/watch?v=NF1SQLWV5io
https://www.youtube.com/watch?v=pI69ps53DA0
https://www.youtube.com/watch?v=uSg1MmDAh2E
https://www.youtube.com/watch?v=ChF40YvOr78
https://www.youtube.com/watch?v=GTTLuLPNWlg
https://www.youtube.com/watch?v=1X-j2ub4X7A
https://www.youtube.com/watch?v=0DJjo63l0q4
https://www.youtube.com/watch?v=I_vGioN0Wzs
https://www.youtube.com/watch?v=N9_6BtwM8OQ
https://www.youtube.com/watch?v=A0XkoMUGoCc
https://www.youtube.com/watch?v=ZOUH1zwyxi8
http://www.marcellobarenghi.com/
https://www.google.it/?gws_rd=ssl#tbm=vid&q=Marcello+Barenghi

 


0187 TORREPEDIA ENCICLOPERIA TORRESE 22.000 IMMAGINI
IL MEGLIO DELL’ING. ARGENZIANO PRIMA MANIERA
http://www.torreomnia.it/htm_forum/argenziano.htm

DIZIONARIO TORRESE-ITALIANO
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/Dizionario_pdf/set_fra_dizionario_pdf.htm
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/dizionario/set_fra_dizionario.htm
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/Dizionario_pdf/Presentazione2007%20%281%29.pdf
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/poesie/poesie_di_argenziano.htm

DIZIONARIO DI GASTRONOMIA TORRESE
http://www.torreomnia.it/gastronomia/argenziano_gastronomia/pdf/Gastronomia-B-pdf.pdf
DIZIONARIO TORRESE DEL MARE
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/dizionario_mare/set_fra_dizionario_mare.htm
POESIE TORRESI DI ARGENZIANO
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/poesie/poesie_di_argenziano.htm

IL TRENO 8037 DI BALVANO
http://www.torreomnia.it/Testi/argenziano/argenziano_treno/Pag.01.htm

UNA FAMIGLIA DI PESCATORI DI CORALLO
http://www.torreomnia.it/storia/pescatori_argenziano/set_fra_pescatori%20.htm