"Sterminator vesevo"
di Ciro Di Cristo
(per sua gentile concessione)
6 pagine di testo e 15 immagini
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Tetto lavico: Interno della Cappella con l'antica immagine della Madonna del Principio, dopo il ritrovamento dell'edicola, sotto l'attuale Chiesa di Torre del Greco; si sgombrarono le macerie, il soffitto è non altro che il manto lavico solidificatosi.
(Foto tratta da "Quaderni de la città" Salvatore Polese e Giuseppe Sbarra - Cons. Com. Torre del Greco - 1987).

Il Vesuvio ha dato sfogo di tanto in tanto, lungo l'arco dei secoli, alla sua potente ira, provocando con l’emissione di lava ignea, cenere, lapilli, gas, distruzioni di abitati e di campagne, morte di persone e di bestiame, mettendo in difficoltà attività economiche e sociali, sconvolgendo e alterando il territorio circostante. Alla prima eruzione storicamente accertata del 79 d.C. ne faceva seguire diverse durante il Medio Evo fino al 1139; risvegliatosi improvvisamente dopo ben 492 anni, nel 1631, ne suscitava un’altra rimasta memorabile nella storia del Napoletano e descritta da oltre duecento storiografi; dopo di che ruinava ventisette volte (1649-54, 1660, 1682, 1685, 1689, 1694, 1696, 1697, 1698, 1701, 1704, ecc. ) fino al fatale 1794 ed ancora ventitre volte (1804,1805, 1806,1810,1812,ecc. ) fino al 1944, soggiacendo poi ad un letargo che dura da oltre un cinquantennio. In questo rapido excursus vengono presentate tre eruzioni che hanno interessato particolarmente la nostra Città, nella narrazione di scrittori locali contemporanei e nella relativa documentazione monumentale.

LE PIU' NOTEVOLI ERUZIONI
CHE HANNO
INTERESSATO TORRE
nella narrazione di scrittori
delle varie epoche.


  Vecchia stampa rappresentante la zona costiera
        vesuviana durante l’eruzione del 1631

ERUZIONE DEL
DICEMBRE 1631

Francesco Balzano, torrese,vissuto dal 1631 al 1690 circa, ne ”L’antica Ercolano, ovvero la Torre del Greco tolta all’oblio” - I688 scrive:
”....Il Vesuvio dopo la quiete di cento e trent’anni, impetuoso sboccando, con diluvi di fiamme e torrenti di fuoco il tutto sconvolse e il tutto atterrando di sì fatta maniera la bella Torre maltrattò che per tutti i secoli saranno memorabili le sue ruine, così nei fogli da erudite penne registrate come nei diruti suoi edifici che fin hora sepolti se ne giaceno e nei devastati campi: lagrimevole spettacolo ognora ai suoi cittadini.

Egli, cruccioso e superbo, non solo ai miseri viventi mostrossi terribile con privarli di vita in varie e orribili maniere, ne pago di abbattere le piu socde fabriche, ne di consumare quelle sostanze che forse furono causa delle offese di Dio, e perciò sdegnato, rovinò anco i luoghi a Dio consagrati; uno dei quali fu la chiesa del santissimo Rosario, monastero, come dicono quelli che se lo ricordano molto grande e bene ornato... Non restò immune dal suo furore la chiesa dedicata alla Reina del Cielo con il titolo di Monte Vergine edificata dalla pietà del signor Principe di Stigliano, padrone... di moto diruta che nemmeno si sa il luogo dove fu...Ma troppo mi dilaterei se del detto incendio le particolarità e rovine da esso fatte volessi descrivere... Dirò solo che in poche hore le più facoltose case restarono così mendiche che, fuggiti quei che restarono vivi dal lagrimevole spettacolo, furono forzati, per buscarsi il pane, ridotti in Napoli ad asservire mestieri troppo sconvenevoli ai loro natali, come di tavernari, fornari e altri, e molti di essi , di pura malinconia accorati, se ne morirono... Giorno dirò, per finirla, solo di giustizia trattasi così da parte per così dire, la Misericordia, dandone segni assai chiari l'istesso così dire di quella, il fuoco, mentre essendo avanti l'Epitaffio, nella pubblica strada, una forca a terrore e castigo dei malfattori, rovinò e atterrò, con suoi bituminosi torrenti detto Epitaffio, di soda fabbrica, lasciando illeso il patibolo di fragile legno, additando con ciò ai mortali che la giustizia terrena è immagine della Divina.. Il danno di tal incendio fu intorno ai 25 milioni di scudi. Quietato il monte e repressi li suoi furori doppo l'orribile stragge, si andarono ritirando alla rovinata Patria li fuggiti cittadini, tirati dall'amore di quella assai pochi, estinti gli altri o dalle fiamme o fermatisi a stanziare in Napoli o in altri luoghi dove si erano refugiati. Questi, applicati a risarcire dalle ceneri le loro habitazioni e li diruti poderi, si andarono con il tempo avanzando e di popolo e di facoltà...