Privatizzazione
nel caos e prove
di smobilitazione
Tirrenia nella bufera. Nello spazio di sole 48 ore, l’ultima
compagnia marittima di Stato perde e riacquista alcune tra le
più importanti linee finora garantite e, soprattutto, la
storica presenza sul mercato del trasporto passeggeri.
Mercoledì sera, tra lo sconcerto generale delle Regioni
coinvolte e dei vertici sindacali, si ha la certezza che il
ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, stia per firmare un
decreto con cui sopprime, a partire da giugno, i collegamenti
Genova - Porto Torres e Genova – Olbia, oltre ad alcuni
servizi per la Sicilia, le Isole Eolie e Napoli gestiti dalle
società regionali Caremar, Saremar, Siremar e Toremar. Un
vero e proprio giallo. Una decisione senza precedenti, un
taglio indiscriminato che consegnerebbe il mercato nelle mani
degli armatori privati e che scatena le reazioni di entrambi
gli schieramenti politici. Al punto che ieri, il governo fa
marcia indietro.Il governatore della Sardegna, Ugo
Cappellacci, si precipita a Roma per incontrare Matteoli. Al
termine del faccia a faccia con il ministro dei Trasporti e
collega di partito, Cappellacci può tirare un respiro di
sollievo. «La decisione di sopprimere i collegamenti di
Tirrenia tra Porto Torres e Olbia con Genova è
temporaneamente sospesa – spiega il governatore - in attesa
di aprire un tavolo politico tra la Regione e lo stesso
ministero». Mercoledì prossimo è in programma un nuovo
incontro a Roma tra lo stesso Cappellacci, il ministro
Matteoli e il sottosegretario della presidenza del Consiglio,
Gianni Letta. La sensazione è che il futuro della compagnia
pubblica, ormai avviata verso la privatizzazione, sia appeso
al filo dei rapporti personali e politici interni alla
maggioranza. Vuoto assoluto sul piano delle strategie globali
per il settore marittimo, della pianificazione, dei nuovi
assetti di mercato legati alla vendita di Tirrenia e dei
rapporti tra potere pubblico e capitale privato. Una smentita
al taglio dei collegamenti tra Genova e la Sardegna viene
caldamente sollecitata mercoledì sera anche dal capogruppo
del Partito Democratico in commissione Trasporti alla Camera,
Michele Meta, e dai deputati sardi Giulio Calvisi e Guido
Melis. In sintonia, ieri, l’attacco sindacale portato dal
segretario generale della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia: «Mi
auguro che prima di procedere a qualsivoglia taglio di linee e
di servizi – commenta Caronia - il governo convochi i
sindacati e avvii finalmente il confronto sull’intera
vicenda. I marittimi non accetterebbero passivamente i tagli
decisi per editto. Dopo una serie infinita di rinvii, dunque,
Tirrenia si avvia verso la privatizzazione nel peggior modo
possibile. Con il tentativo di dar vita ad una sorta di
spezzatino aziendale, così com’era accaduto per Alitalia.
È evidente che oggi l’interesse (anche) di Tirrenia, è che
la privatizzazione si realizzi con l’accesso al mercato di
operatori indipendenti, che abbiano effettivo interesse a
rilanciare la compagnia e la competizione, valorizzando
pienamente il complesso aziendale, la sua presenza
commerciale, le competenze tecniche e la capacità di
servizio. Ma è altrettanto necessaria una seria fase di
trasformazione aziendale, che purtroppo va a coincidere con un
periodo di crisi strutturale del sistema
economico-finanziario. A questo punto, sarebbe sicuramente
opportuno avviare subito tutte le pratiche necessarie alla
privatizzazione, ma con l’obiettivo di chiudere
l’operazione solo quando la congiuntura e le condizioni dei
mercati finanziari si saranno stabilizzate. Cioè in presenza
di un contesto idoneo ad attirare compratori disposti al
rilancio dell’attività e alla valorizzazione completa degli
asset. Questa accelerazione forzata imposta dal governo con
tagli a sorpresa al core business della compagnia, fa temere a
molti osservatori la svendita di Tirrenia. Con trasferimento
sotto costo agli armatori concorrenti di quote di mercato e
smobilizzazione delle maggiori linee.
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