ID: 7617 Discussione: VARIE DA NONNOVITO
Autore:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Scritto o aggiornato:
domenica 25 novembre 2007 Ore: 16:31
RASSEGNA DI POST DI NONNOVITO
 Foto a lato: la Foresta Nera di Nonno Vito
1) AI RAPPRESENTANTI del Comitato Quartiere Purgatorio - Auguri a ben operare in vista di pensati obiettivi, da realizzare per il bene comune, da NONNOVITO, che vi abitò al n° 19 per vent'anni e più, prima, durante e dopo il periodo bellico; e che considera la costituzione del COMITATO una vera conquista. In Via Purgatorio iniziai e svolsi le mie attività più importanti (giornalismo, traduzione della Sacra Bibbia dalla Vulgata di San Girolamo, ecc.). Insomma, a dirla tutta, mi sento in qualche modo socio onorario. Ciao, ad maiora!
2) CARO GIGIMARI, ebbi al tempo la seguente notizia di una nuova edizione della Sacra Bibbia, da mio fratello Mario (abita a Brescia), messo al corrente da un suo amico sacerdote. Avevo perduto l'appunto, che oggi per caso ho ritrovato: “La Sacra Bibbia tradotta, introdotta e commentata da Vito d’Adamo. Mario Rubino Editore, Via Arnaldo Lucci 121, 80142 Napoli. Vol. I finito di stampare nella STILTE Spa, Via Ciccarelli, 53, Barra (NA) nell’aprile 1979. Vol. IV: “I Vangeli”. Per quanti tentativi io abbia allora fatto, scrivendo all’editore e recandomi sul posto durante le mie calate in Italia, per una ragione o un’altra non mi è riuscito venirne a capo. Tieni presenti le difficoltà, dovute alla mia lontananza. Potrebbe essere utile contattare la STILTE, se ancora esiste. Sai qualcosa di questa tipografia di Barra? Ciao, un abbraccio. W il contapresenze!
3) PER SALVATORE ARGENZIANO - Caro Salvatore, ho ricordato in questi giorni una frase di mio padre, il quale, di fronte a certi miei o altrui atteggiamenti, soleva ripetere: "Tien, tene o tnite 'a capa e cardudella (il picchio?)", con evidente significazo di "testadura, capatosta". Non ho trovato nei tuoi pur vasti ed aggiornati dizionari il lemma "cardulella". Devo, però, farti presente che mio padre era originario della provincia di Caserta. Potrebbe essere una spiegazione. Ciao, belle cose e a risentitci presto.
|
|
|
ID: 7724 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
domenica 25 novembre 2007 Ore: 16:31
Rif. ID: 7721. Caro Salvatore, grazie: sei una miniera! Ciao. NONNOVITO.
|
ID: 7721 Intervento
da:
salvatore argenziano
- Email:
salvatore.argenziano@fastwebnet.it
- Data:
domenica 25 novembre 2007 Ore: 11:21
Caro Vito, Come la madeleine di Proust (Proust io non l’ho letto), a volte basta una parola per rievocare un mondo passato. “Fove” è la prima (io fui) e la terza (egli fu) persona singolare del passato remoto di essere. Alla terza persona plurale (essi furono) fa “fóveno”. In una delle tante varianti delle mie storie torresi, (scritte per sperimentare la lingua e la grafia torrese e non con propositi letterari) ho adottato qualche volta queste forme verbali nel linguaggio di personaggi torresi anche nati nell’ottocento. “Sciòvete foveno i ccampane, roppo na semmana ’i taccarella,” (da I bbombe ncopparipa). Forma arcaica ma non tanto se io la ricordavo bene e tu, ancora oggi l’hai sentita.
Colgo l’occasione per informarti che ieri sera abbiamo pubblicato su vesuvioweb una ricerca da me promossa con la partecipazione di tre illustri linguisti sul “sí” torrese, nella forma di “Aíne”, altro arcaismo torrese.
L’espressione “puozzi sculá” (che tu possa colare, percolare) che non è solo torrese ma napoletana e della Campania in genere, deriva dall’uso di porre i cadaveri di colerosi seduti in nicchie di pietra affinché colassero dalle loro carni infetti gli umori del colera. Una volta rinsecchiti i cadaveri potevano essere inumati, senza pericolo di inquinamento del terreno. Questa usanza è durata nel napoletano fino alla metà del 1600, quando con la peste del 1656, l’enorme numero di cadaveri non permetteva l’adozione su scala industriale di questo sculatura. Si preferì scavare fosse e rinsecchire i cadaveri con calce viva. Una buona domenica anche a te, con l'augurio di sentirti presto, Salvatore
|
ID: 7708 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
sabato 24 novembre 2007 Ore: 17:48
PER SALVATORE ARGENZIANO. Aiuto, caro Salvatore: c'è ancora chi usa "fove" al posto di ... Un arcaismo? L'ho sentito, giuro, da un torrese non poi tanto anziano È una forma, un tempo del verbo "essere"? Quando si usa, e perché "quando", se c'è ancora chi vi ricorre? Ti chiedo, inoltre, conferma del significato di " puozz scula' " (se ho scritto bene): un malaugurio, una definitiva mandata al diavolo, non per malattia venerea, ma per processo d'eliminazione degli organi interni dei mummificandi. Tuo NONNOVITO, che ti augura, come augura a tutti, felice domenica.
|
ID: 7647 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
sabato 17 novembre 2007 Ore: 21:18
Torre del Greco (NA) - Ginnasio "Gaetano De Bottis", anno scolastico 1940/41. Ora di educazione artistica. Classe IV A. Da sinistra: Antonio (?) Brancaccio - Pasquale Balbi (o Balbo) - Prof. Candurra - ?? - Vito d'Adamo - Pino Panucci - Giuseppe Sepe (o Serpe).

Nonnovito torrese doc dalla Germania
|
ID: 7632 Intervento
da:
salvatore argenziano
- Email:
salvatore.argenziano@fastwebnet.it
- Data:
giovedì 15 novembre 2007 Ore: 23:34
Caro Gigi, purtroppo non potrò mai darti la soddisfazione di sentirmi parlare bolognese (e neppure napoletano). Quando incominciai a frequentare l’Università (allora si era una popolazione proveniente da tutti i paesi della Regione) mi resi conto di quanto il torrese fosse diverso dal napoletano, il che mi creava imbarazzo. Mannaggia a maraina chiamavano un mio carissimo amico torrese per l’uso di quella espressione con la dittongazione della /i/. Da allora ho sempre parlato l’italiano (anche se pieno di inflessioni del mio dialetto) e solo da pochi anni ho ripreso a parlare la lenga materna e con il massimo dei piaceri.
Ti ringrazio per l’omaggio al bolognese che conosco per frequentazioni (specie nei cantieri) e per averlo studiato con interesse. (In una mia noticina sulla dittongazione cito l’esistenza di questo particolarità fonetica anche nel dialetto bolognese) Ma neppure un socc (cc come ciuccio) mi sentirai pronunciare come pure non mi sentirai dire ’e ffemmine (come dicono i dicitori torresi-napoletanizzati) anzicché i ffemmine. La pronuncia delle lingue furastiere nunn’è arte meia.
Mi dispiace non accontentarti (così non dovrai mai morire) e spero sempre di essere da te accontentato con la lettura di proverbi e modi di dire torresi, in torrese. Chisape!
|
ID: 7631 Intervento
da:
Salvatore Argenziano
- Email:
salvatore.argenziano@fastwebnet.it
- Data:
giovedì 15 novembre 2007 Ore: 15:45
Carissimo Vito Gigi ha proprio ragione quando dice che a sentire l’uosemo r’a lenga turrese io mi ci butto a capofitto. L’aggiornamento della lettera C del dizionario è pronto da alcuni mesi, dal tempo delle ferie serene in campagna (località Valserena) (182 pagine) ma non trovo il tempo e la concentrazione per organizzare la pubblicazione in internet.
Ho copiato per il tuo ricordo la pagina 44. Peccato che la formattazione si perde nel programma del forum. Ma prima o poi ci riesco. Per te questa pagina nu poco arrunzata.
Complimenti al socio onorario del Quartiere Purgatorio.cárdö: s. m. Strumento per la cardatura della lana. càrdula: ornit. Cardulélla. Verzellino. Fringillidi, (Serinus canarius serinus). *SGRUTTENDIO
. Co bierze senza fine e senza funno Cecca mia bella laudarriano sola: Ca, penta comme a càrdola 'n gaiola, Ha l' uocchio nigro e lo capillo iunno. *FERDINANDO RUSSO.
Mo vene vierno... E ll’ urdema viola è morta ‘e friddo dint’ a stu ciardino; e pure ‘a cardulella, ‘int’ ‘a caiola, se lamentava e m’ è spirata nzino. cardunciéllö: s. m. Cardone. Pollone di carciofo. Pianta erbacea delle Composite (Cynara cardunculus altilis), derivata dal carciofo selvatico. *F.RUSSO.
Quanno ncielo se ncontrano tre lune, quanno ‘e cardune càcciano ‘e vviole e prièzze addeventano ‘e sventure e ammore nun fa chiagnere ‘e ffigliole, cargiumma: s. m. Persona di scura carnagione. Negro, turco. etim. Parola di origine araba. *Pétina ’i cargiumma. Nero come un moro. *BASILE. | Le quale cose fatto Parmetella se mese a dormire; ma non appe accossì priesto appapagnato l’uocchie che lo cargiumma, deventato no bellissemo giovane, se le corcaie a lato ed essa, *BASILE.
comme scette la negra cargiumma de la Notte a fare tubba catubba co le stelle, cariulàrsë: v. rfl. Il cariarsi dei denti. Il tarlarsi degli abiti. carlinö: s. m. Carrino. Moneta d’argento del valore di dieci grana. Fu fatto coniare da Carlo d’Angiò nel 1278. carmusina: agg. Di colore rosso cremisi. *I ppere carmusine: varietà di pere dalla buccia rossa. etim. Parola di origine araba: “qirmizi”, pigmento ricavato dalle cocciniglie. *CORTESE
Portava no cappotto de sommacco 'Nforrato de zizena cramesina, Lo cauzone tagliato da no sacco C'avea guastato proprio la matina; *F.RUSSO
Ma chille v'hanno fatto 'o tradimente quanno v'hanno ammentato 'o Prebbiscito!...
Chella è stata na tenta carmusina, sta Libbertà vestuta 'a culumbrina! |
 Salvatore Argenziano della redazione
|

|
Ogni
risposta fa saltare la discussione al primo posto nella prima pagina
indice del
forum. L'ultima risposta inviata, inoltre, che è la seconda in alto a questa
pagina "leggi", aggiorna sempre pure data e ora
della discussione
(cioè il messaggio principale),
pur se vecchio.
|
|
T O
R R E S I T A' |
Autore
unico e web-master Luigi Mari
|
TORRESAGGINE
|
|
|