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Argomento presente: « GIORNALI CARTACEI TORRESI » | ||||||
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ID: 4702 Intervento
da:
Vito d'Adamo
- Email:
vda27@online.de
- Data:
domenica 15 ottobre 2006 Ore: 12:02
Gentile Prof. Ciro Adrian Ciavolino, in riferimento alla Sua risposta ID: 4695, mi permetto di proporre un mio intervento, tenuto a Catania nel maggio 2005 in occasione del Convegno della stampa italiana all'estero. Vi sono differenze sostanziali tra le procedure, che regolano, in Italia e fuori, l'esercizio della direzione responsabile delle testate giornalistiche. È un tema molto sentito tra gli operatori italiani dell'informazione sxtra moenia. Forse presento un argomento fuori discussione; credo, tuttavia, che potrà interessare parecchi operatori di media nostrani (e, naturalmente, il Gigimari). Cordialmente La saluto, lieto dell'incontro. Vito d'Adamo. ______________________________ Media all’estero. Anomalie da volontariato. La FUSIE sani le contraddizioni, in atto tra i media federati. Mimmo Azzia, presidente di Siciliamondo e dell’UNAIE, nell’intervista, apparsa sul Webgiornale del 17 maggio scorso, si è espresso favorevolmente sui risultati del IV Congresso FUSIE, celebrato a Catania a fine aprile; ne ha, tuttavia, rilevato un’anomalia, che egli ascrive all’alto tasso di volontariato, sul quale poggia il mondo dei media, editi all’estero e in patria, rivolti ai connazionali fuori d’Italia. Non costituisce il volontariato l’unica atipicità nel mondo dell’informazione per i nostri connazionali all’estero. Molti comunicatori volontari, giuridicamente parlando, non sono giornalisti. In Italia, infatti, per essere considerati tali, è necessaria l’iscrizione nell’apposito albo, superate le procedure previste; iter che lascia perplessi i colleghi d’altre nazioni, che non necessitano d’iscrizione in repertori di categoria, ma solo di registrazione nei ruolini fiscali quali contribuenti per l’esercizio dell’attività pubblicistica, unica o principale fonte di reddito tassabile. Allo stato, la massima parte dei “volontari”, che all’estero si dedicano all’informazione dei connazionali oltrefrontiera, non sono registrati presso l’Ordine dei giornalisti in Italia, né sono tassabili, nei Paesi di residenza, in base alle entrate, derivanti da attività pubblicistiche. Ciò significa, appunto, che, dal punto di vista giuridico, non sono da considerare giornalisti. Un esempio, e non vado oltre il mio caso, che mi sembra fin troppo rappresentativo: io non sono un giornalista, per la semplice ragione che in Italia non sono iscritto nello specifico albo e in Germania non vivo dei proventi, originati da tale attività. Questo non m’impedisce, né mi ha impedito di collaborare, per trentacinque anni e passa - come volontario, beninteso, gratuitamente e le molte volte accuratamente spolpato -, ai media italiani all’estero e in patria; di aver diretto due periodici; d’apparire nell’Impressum di diverse pubblicazioni; d’essere attivo quale corrispondente di varie agenzie-stampa nazionali ed estere. Sono da considerare, dunque, un operatore dell’informazione sui generis, non associato ad Ordine alcuno, né inserito in ruoli fiscali, relativi ad attività giornalistica. Come me, quanti? * * * È da domandarsi, a questo punto, cosa sia il volontariato in genere e in che consista “questo” volontariato; quali le ragioni, che spingono ad attivarsi nei vari campi e, soprattutto, in questa direzione, ben conoscendo e considerati i sacrifici e le difficoltà, di cui è irta tale strada. Personalmente, considero il volontariato come presenza gratuita da parte privata, al fine di supplire all’assenza insopportabile dello Stato in taluni settori. Si tratti o no di una mano tesa alla pubblica disattenzione; di un sovvenire all’incuria strisciante; di un ricatto, tacitabile mediante oboli pubblici; o di una copertura complice e interessata, resta il fatto che guardo al volontariato, almeno nel caso in esame, come un’indebita ingerenza, giustificabile per sola disperazione. Così, perché la speranza, ultima dea, non avesse a perire nelle comunità diradate dei connazionali di residenza estera, ho lasciato in tutti questi anni che le mie convinzioni circa la negatività di taluni aspetti del volontariato, fossero contraddette dal mio darmi da fare a favore del prossimo per non morire; e su consimili stime e condizioni occorrerebbe meditare bene, non trascurando di aver sempre presenti gli appetiti, lo sgomitare e la smania di primeggiare dei faccendieri. * * * È chiaro, a questo punto, passando dal particolare al generale, che il compito primario della FUSIE consista nell’adoperarsi, affinché gli operatori dell’informazione, rivolta agli Italiani all’estero, pervengano ad uno status giuridico, abbandonando definitivamente una situazione di fatto, aleatoria, dai contorni imprecisabili; rinunciando ad una presenza da operosi fantasmi. Dovrebbe, inoltre, la FUSIE creare opportune premesse a che sorgano nuove leve d’informatori e di formatori, poliglotti e, nello steso tempo, gelosi custodi e diffusori dell’italiano come fonte irrinunciabile di tradizioni e radici patrie; e trovare il modo di plasmarli in linea con i tempi ed il succedersi delle generazioni in loco d’origine italiana e le esigenze di nuove ondate migratorie, che si affacciassero all’orizzonte per lavoro, per studio, per ricerca od altro. Compito, invece, della controparte – i media aderenti – è d’alimentare con feconda linfa la Federazione, pur nel più schietto e democratico confronto dialettico; di renderla attiva con l’apporto vitale di proposte ed idee, e forte per sostenere le riforme, decise al suo interno. Uscita dal dibattito e dalle scelte del congresso di aprile, preso atto dei settanta e più interventi, che hanno scandito le necessità e i desideri degli affiliati, a noi sembra, com’è auspicabile che sia, pronta e disponibile in uomini ed orientamento, ad abbandonare il prolungato letargo, nel quale era stata sprofondata; al quale per l’addietro s’era condannata. Vito d’Adamo, de.it.press |
ID: 4696 Intervento
da:
Vito d'Adamo
- Email:
vda27@online.de
- Data:
domenica 15 ottobre 2006 Ore: 09:59
Carissimi, i progetti dei Torreomniesi si fanno molto interessanti. Notevole, poi, è il prospettare l’edizione di un notiziario, rivolto ai concittadini (e dintorni, inevitabilmente), specchio di una disponibilità unica da parte dei proponenti, specie se vanno considerati i trascorsi, parecchio critici, per quanto mi si enuncia; e non intendo per amor di Patria approfondirne la conoscenza. Ringrazio per aver pensato anche a me: mai negherei la mia collaborazione ad un organo di stampa, promosso da amici, che sanno di poterlo realizzare con tutti crismi, che oggi un periodico richiede per un’utile diffusione e per un consapevole consenso; che prende avvio dall’entusiasmo, dal desiderio degli iniziatori di fornire ai concittadini un prodotto serio, eccellente per qualità ed impostazione, e necessario all’economia culturale della Città. Nei limiti, dunque, delle mie facoltà intellettuali, di salute e di permanenza in questo mondo, confermo la mia disponibilità a collaborare. Un ciao, con tanti auguri. Vito d’Adamo. |
ID: 4695 Intervento
da:
ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrian@libero.it
- Data:
domenica 15 ottobre 2006 Ore: 09:09
Gentili Signori di Torreomnia, io non ho la tessera di giornalista pubblicista. Mai avuta, mai richiesta. Non posso dirigere niente. Posso dirigere soltanto me stesso. Per cui... ciroadrian |
ID: 4694 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.com
- Data:
sabato 14 ottobre 2006 Ore: 14:49
Redazione birboncella... con tutto il rispetto per il Prof. Ciavolino il giornale Torreomnia dovrebbe avere anche Ciccio Raimondo, Vito D'Adamo e Angelo Guarino. Che poi questi signori preferissero andare a pescare o fare la siesta al posto di lavare la testa ai torresi perdendo ranno e sapone, non cambia nulla. Era doveroso questo appunto. Con noi torresi è bene mettere i puntini sulle (i) e le tacchetelle sulle (t). Naturalmente sono battute di spirito. Un abbraccio a tutti amici e "namici". Ah questi ragazzi... Il proto |
ID: 4687 Intervento
da:
Veronica Mari
- Email:
veronicamari@libero.it
- Data:
venerdì 13 ottobre 2006 Ore: 15:17
Gentile professore, L'avremmo voluta come direttore ed i motivi li abbiamo chiariti. La testata sarebbe già pronta, già iscritta al Tribunale dal 1960. La tipografia è strapronta con tecniche strabilianti. Mancano un paio di uomini adatti che si impegnano a scrivere e a dirigerlo. Dibattiti e tavole rotonde? Torreomnia non combatte, si difende! Veronica |
ID: 4661 Intervento
da:
ciro Adrian Ciavolino
- Email:
ciroadrian@libero.it
- Data:
mercoledì 11 ottobre 2006 Ore: 21:19
Non negherei a nessuno qualche finestra da aprire su un giornale, come l'apro qui, di tanto in tanto. Non posso però partecipare a tavole rotonde, comitati di redazione e quanto si vuole. Sono anche pigro. Ho smesso da tempo impegni civili per mezzo della scrittura, sono un torrese sconfitto dalla politica, dalla rozzezza, dall'arrivismo, dal plagio, dal contrabbando, dall'improvvisazione. Sarà l'età... Quindi meglio le divagazioni che qui faccio apparire, per riposare anche gli occhi dai colori. Ma quando volete, qualche pagina di laboratorio di parole, come facevo su "Il Timone", perchè no. Saluti. |
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