Anno III
Novembre dicembre 2003
n. 11-12

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LA VOCE DEI FAMILIARI
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La risposta di mamma
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Lettera giunta in redazione in risposta all’articolo “Cara Mamma”
                    di Anonima Italiana, agosto ottobre 2003
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                                 di Noto Giuseppina

Cara figlia se la tua vita è stata travagliata, della mia non parliamone proprio. Io non ho fatto grossi errori perché Dio mi ha dato l’opportunità di ascoltarLo. Sono sempre stata prudente e forte per non cadere in errore, però la mia buona fede ha fatto sì che io mi trovassi in certe condizioni, ma ho lottato tanto e lotto ancora per andare avanti; alla fine spero che nell’aldilà possa essere felice e riposarmi. E’ vero che me ne hai fatto di tutti i colori e che nonostante la tua età sei rimasta ancora bambina, non credo che sei maturata, sei soltanto più serena e consapevole, spero che vai avanti nei migliori dei modi e ti auguro un futuro con un sole splendente in cielo.
Come scrivi nella lettera indirizzata a tua madre nello scorso numero di “Integrazione” è bellissimo e lodevole, devi però migliorare nella pratica del tuo operato e non limitarti alla teoria.
Usa bene la testa, non le gambe: io dico che se ti impegni ci riuscirai! Pensa che tu hai avuto una famiglia che ti ha seguita, io invece no, però me la sono sempre cavata, anche quando c’era niente da mangiare. Queste cose te le dico perché anche tu hai ricevuto il dono della maternità, c’è qualcuno che ti chiama mamma, hai una figlia che ti vuole bene e che aspetta solo una tua carezza.

(Disegno a destra di A. Giordano: donna con bambino)

Grazie di esistere     di Enrica Sorrentino
Parole d’amore di una figlia a sua madre

A volte mi soffermo a pensare quante cose mi sono rimaste al mondo per cui vale veramente la pena di vivere e prima fra tutte mi viene in mente il suo volto, mi appare come un angelo che mi tende le mani e mi dice di poter contare sempre su di lei: è mia madre!
Quando non sei in te e ti chiudi nei tuoi pensieri, non vedi quello che ti circonda, questo mi succedeva anche nei confronti di mia madre all’inizio della mia malattia. Assumevo dei farmaci che facevano di me un robot, la mia vita era un comando che partiva dagli altri e la mia mente era offuscata, riuscivo solo a pensare ai miei problemi. 

Ora mi sento più lucida e capisco meglio i sacrifici che lei ha fatto per me per capirmi ed aiutarmi, mi è sempre stata vicino, senza lasciarmi un attimo: sono per lei il centro della sua vita. E anche quando credevo che non mi capisse, in realtà era sempre lì ad ascoltarmi e a venirmi sempre incontro e combattere insieme. Pensare a mia madre mi da un senso di sollievo e di dolore.
Di sollievo perché so che lei è la mia più grande amica, sa tutto di me, è come uno scrigno che nasconde i miei segreti, è una spalla su cui piangere e uno specchio su cui si riflettono i miei sorrisi. 

E’ la medicina migliore per superare le crisi, perché con la sua mano mi trasmette la forza di sperare che un giorno starò meglio.
Di dolore perché penso di averla delusa come figlia. Di tanti progetti che avevo in mente avrei voluto realizzarne almeno uno, non solo per me, ma soprattutto per lei, per darle una soddisfazione e l’illusione di una figlia normalmente integrata in società, con una vita da costruire. Invece quante volte l’ho vista consumarsi di pianto…, anche se fa di tutto per non lasciar vedere le sue sofferenze, io so di esserne la causa.
 
A volte avrei preferito non nascere pur di evitarle tutto ciò. Sento di averla legata a me per sempre, non solo per una questione di amore, ma anche perché si ritiene la più responsabile per la mia incolumità; sento di costringerla ad essere la mia ombra, a causa mia non vive liberamente la sua vita, ma la organizza in base alle mie esigenze e, anche se so che lo fa perché mi ama, io ne soffro. Mamma perdonami se non sono più l’Enrica di una volta ma ricorda sempre che il tuo amore è il mio mondo: grazie di esistere!


Volto di una signora e una ragazza