Anno III
Novembre dicembre 2003
n. 11-12

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 SALUTE MENTALE
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1° Work Shop di Franciacorta

   
Convegno internazionale di psichiatri sul lago d’Iseo
                  “I disturbi dell’umore”

    Analisi di un’esperienza
          di Dominique Tavormina

  (Work Shop Franciacorta,
lago d’Iseo, 14-15/11/03 “)

Nei giorni 14 e 15 novembre 2003 si è svolto, sulla splendida cornice del lago Iseo, il primo Work Shop di Franciacorta, organizzato dal “Centro Studi Psichiatrici” di Provaglio d’Iseo e dall’ “Istituto Superiore di Educazione Medica” di Roma, sul  tema “Nuove prospettive nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi dell’umore”. 
Si è trattato di un congresso di valenza internazionale per le tematiche trattate e per la presenza di personalità del mondo scientifico di fama mondiale. Relatori del convegno (in ordine alfabetico): Hagop S. Akiskal, psichiatra - San Diego, USA; Salvatore Corea, psichiatra - Bergamo; Vincenzo Costigliola, medico di base -Bruxelles, Belgio; Martha Sajatovic, psichiatra - Cleveland, USA; Mario Savino, psichiatra - Milano; Giuseppe Tavormina, psichiatra -Provaglio d’Iseo (BS); Maurilio Tavormina, psichiatra –Torre del Greco, Napoli; Antonio Tundo, psichiatra - Roma; Nicolas Zdanowicz, psichiatra -Yvoir, Belgio. 
Nelle due intense giornate sono state affrontati temi di grandissimo interesse clinico relativi alle diverse manifestazioni dei disturbi dell’umore in soggetti di ogni età, al fine di diagnosticare correttamente gli stati misti.
I docenti, di grandissima esperienza, hanno relazionato circa l’importanza di individuare la sintomatologia dello  “spettro bipolare” sin dal suo

esordio, al fine di poter mettere in atto il trattamento più efficace, che non consta unicamente di cure farmacologiche, ma anche di “terapie alternative” quali la terapia della luce, e di esperienze di psicoterapia e di riabilitazione psicosociale. Nel vivace dibattito sorto alla fine delle due giornate di lavoro i docenti hanno mostrato grandi capacità di dialogo e di confronto, una professionalità ed un sapere che si esplicano nel “saper fare”, con una particolare attenzione al “dare”, per rispondere validamente e concretamente a tutti coloro che vivono nella malattia. 
Nonostante la specificità degli argomenti trattati, l’elevata professionalità dei relatori ha coinvolto e stimolato un pubblico composto non soltanto da psichiatri. Chi scrive ha partecipato al congresso in qualità di pedagogista clinico socio del Cen.Stu.Psi., interessata ad una collaborazione transdisciplinare con medici e psicologi, indirizzata al ripristino di nuovi equilibri nei soggetti che vivono situazioni di disagio psico-fisico ed affettivo- socio- relazionale attraverso metodi educativi. Sono rimasta favorevolmente colpita dalla
dedizione mostrata da tutti i medici presenti nei confronti del proprio  lavoro, dalla loro perseveranza nel

voler svolgere l’attività professionale senza risparmio di energie per curare e “guarire”, dall’entusiasmo e passione dimostrati in un lavoro pur  faticoso e difficile, dal non ricorrere solo alla terapia farmacologia, ma ad ogni tipo di intervento riabilitativo, recuperando un interesse globale, “olistico” nei confronti del paziente, considerato non più solo come “malato”, ma come “persona” inserita in un contesto relazionale che deve essere valorizzato, affinché non si senta più emarginata, ma “integrata” nella comunità. Durante i momenti conviviali che seguivano la fine di ogni giornata di lavoro si è creato un clima amichevole che ha favorito lo scambio simpatetico; tutti i partecipanti hanno dimostrato ottime capacità socio-relazionali e linguistiche e sono scaturiti momenti piacevoli e talvolta anche spassosi. 
Vorrei ringraziare il presidente della Cen.Stu.Psi. (Centro Studi Psichiatrici) per  avermi “coinvolto” in questa esperienza così positiva ed arricchente, ed il dott. Maurilio Tavormina, che mi ha permesso di descriverla e di condividere le mie impressioni e riflessioni.

L’omosessualità   di   Vincenzo  Riccio
La diversità può essere un arricchimento       


         (Giocatori di basket)

sociale e comunque si paga un prezzo molto alto per fingere una “relativa normalità”, accettati e rispettati al pari degli altri. Non molto tempo fa un ragazzo di Torre del Greco si defenestrò dal sesto piano  non sopportando più discriminazioni di sorta in merito alle sue scelte e necessità.
Secondo il mio umile parere bisogna integrare, non discriminare, né tanto meno colpevolizzare gli omosessuali e le lesbiche nella nostra società. Dobbiamo poter far vivere questi nostri concittadini in serenità e permettere la realizzazione dei loro sogni senza pregiudizi; chissà quanti ragazzi e ragazze soffrono ghettizzati o rifugiati in circoli riservati e vivono la “tragedia” della diversità nelle loro famiglie.

 Nella società “moderna” non siamo ancora abituati all’omosessualità, malgrado tutte le aperture mentali, vi sono ancora dei tabù e discriminazioni. Ci sono stati degli esempi: due cantanti russe che il 12 settembre durante il Festivalbar 2002, Julia Volkova e Lena Katina, ovvero le “T.A.T.U.” si sono scambiate un bacio, che però è stato tagliato dalla censura e mandato in onda  dopo le 22.00 per il rispetto dei minori con la protesta dell’Arcigay, e dalla stessa rete. Ed il matrimonio tra Mario Ottocento ed Antonio Grullo celebratosi nel palazzo Grosen Markt de l’Aja nel maggio del 2002, (arcigay.it). Sul giornale “la Repubblica” del 16 marzo del 2003 si legge che il 29 settembre 2002 un prete di Pinerolo, per aver fatto matrimoni tra gay fu espulso dal Papa. Daniela e Liliana ricordano che hanno dovuto fare un corso prematrimoniale più difficile di quelli compiuti dalle altre coppie, per avere un matrimonio <<regolare>>; le ragazze erano commosse e specialmente allo scambio degli anelli. Come al solito non sono mancate le polemiche e le difese. La prima critica venne da un parlamentare di Alleanza Nazionale,  commentando che il provvedimento

del Papa è stato giusto e tardivo, invece per un deputato dei Democratici di Sinistra è stata un’espulsione stalinista. Nel 1984 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha definitivamente cancellato l’omosessualità dai disturbi mentali.
In molte famiglie si vive la scelta omosessuale di uno dei loro componenti come un dramma, una vergogna o peggio ancora come una malattia. Genitori preoccupati del futuro dei loro figli consultano specialisti nella speranza di guarigione per i loro cari, non rendendosi conto che si può celare la propria indole, sopprimere i propri desideri, avere un comportamento eterosessuale, ma
la propria natura non si cambia, cambiano solo le regole del vivere