Come
in “Qualcosa è cambiato”, in “About a boy”
dall’incontro casuale di due o più individui con
patologie più o meno conclamate e senza figure esterne di
supporto, si innesca un processo di cambiamento di essi,
ciascuno con le sue ossessioni o semplicemente con la
tristezza del suo quotidiano, che produce un nuova
rappresentazione della realtà, certamente più dignitosa.
Lui, quarantenne e scapolo impenitente, belloccio e
apparentemente con il solo problema di come farsi scaricare
dalle donne con cui intrattiene relazioni amorose. Si
comprende poi che è un uomo solo, afflitto dallo stesso
vuoto di cui ama circondarsi, incapace di coinvolgersi, di
amare, di vivere, paralizzato com’è dalle sue stesse
difese.
Lei, chiaramente affetta da depressione maggiore
ricorrente, con tanto di tentato suicidio e figlio a carico.
E ancora il terzo personaggio, un ragazzo, il più
equilibrato di tutti. E’ impegnato a fronteggiare la grave
depressione della madre, anche a costo di sacrificare la sua
già incerta “immagine sociale”, in un periodo della
vita in cui è proprio attraverso il controllo e il continuo
rimaneg- giamento di essa che si costruisce la propria
identità. Pensiamo al “ti voglio bene” detto alla
madre, dietro sua richiesta, davanti ai coetanei nel cortile
della scuola o alla sua esibizione, nella recita scolastica,
in una canzone, gradita alla madre, ma definita in modo
canzonatorio dai compagni “ninna-nanna”, solamente per
regalarle un po’ di felicità. E’ lui il protagonista
della storia, lui che con tanta caparbietà mette insieme i
fili delle vite sua, della madre, dell’altro. |

“Uomo e donna” di Fernado
Botero, pittore contemporaneo che esalta i volumi e le
dimensioni per veicolare il suo messaggio artistic
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Riesce, infatti, ad imporsi nel quotidiano di
lui, andando ogni giorno ad una data ora a casa sua a vedere la
tv, un po’ con l’inconscio proposito di metabolizzare il
tentato suicidio della madre, un po’ con l’intento manifesto
di farla fidanzare con lui. In questo modo spezza la solitudine
dell’uomo, da un contenuto al suo vuoto interiore, risveglia
la sua capacità di dare e di creare relazioni autentiche. Per
aiutare il ragazzo l’uomo è costretto ad intervenire nella
vita e a non lasciarsi più vivere. Lei al contempo si sente più
sicura e più disposta a cambiare. Il ragazzo sente finalmente
di avere alle spalle figure genitoriali, che per quanto siano
scalcinate e a nessun titolo definibili tali, gli vogliono bene
e ci sono.
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La notte di Natale si configura a casa del ragazzo un nuovo
scenario di relazioni possibili: il vero padre del ragazzo, la
nuova moglie e la suocera, il single con eventuale compagna e
figlio di lei, la madre con probabile compagno, il ragazzo e
altre persone ancora. E’ uno strano concetto di famiglia
allargata, in cui ci sono alcune figure di riferimento sicure e
altre probabili, piccoli aggiustamenti e relazioni autentiche.
Un‘immagine della realtà diversa per tutti e tre e un
quotidiano un po’ meno triste. Tutto sommato non è la
“famiglia del mulino bianco”, ma una famiglia che ci
rassicura e ci da speranza.
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