Anno II
Aprile 2002 
n. 4

Pag. 6 di 16

Specchi rotti
e lanterne magiche
il terapeuta
di Adele Pisapia
L
’immagine che il cinema ci propone dello psichiatra/ psicologo si è molto modificata negli ultimi anni. Usando una terminologia platoniana potremmo dire che il terapeuta si è andato progressivamente trasformandosi da demiurgo in demone tentatore. Dai films hollywoodiani degli anni ’50 e ’60 ad oggi la figura dello psicoterapeuta ha infatti subito un processo di delegittimazione o addirittura di demonizzazione: da onnipotente risolutore di nevrosi post-traumatiche ed isterie ad inetto, disadattato, molte volte pazzo omicida.

Da una ricerca effettuata su un campione abbastanza vasto di films (Melchiori Lo psicologo nei films) risulta che lo psicologo è screditato perché inattendibile, inefficiente, confusivo, raramente venale, con problemi nella sfera affettiva e sociale, criminale. Pensiamo al filone di films che da "Vestito per uccidere" degli anni ’70 ci porta a "Il silenzio degli innocenti", volendo rimanere nell’ambito del film di qualità, senza considerare la pletorica produzione di thriller in cui il terapeuta funge da serial killer.

Psicoterapeuti
o
politici?
di Peter Pan

Vestito
per
uccidere

Tra tutti i film che demonizzano la figura dello psichiatra, facendone un pazzo omicida, vi è sicuramente questo lavoro di Brian De Palma. Con la struttura propria di un giallo, il film si apre con l’omicidio di una donna in ascensore e si sviluppa seguendo le investigazioni parallele della polizia e del figlio della vittima, aiutato da una testimone oculare. Quest’ultima, sentendosi in pericolo, si introduce nello studio dello psichiatra della donna assassinata in veste di paziente, al fine di scoprirne la vera identità. Purtroppo non fa che consegnarsi al folle omicida che altri non è che lo stesso terapeuta, transessuale che, pur di non riconoscere la sua parte maschile, uccide ogni donna che potrebbe risvegliarla. La testimone si salva, ma rimarrà profondamente segnata.
Nel suo libro "L’analista in celluloide" Senatore propone una classificazione piuttosto allarmante dei tipi più comuni di psicoterapeuti presenti nell’iconografia filmica: i Don Giovanni, gli indecisi, i confusivi, gli eroici, i folli ed i criminali.
Al di là dell’effetto moltiplicatore del cinema, l’immagine che il terapeuta ha nel sociale è realmente un’immagine debole rispetto ad una continua modificazione e complessificazione del contesto e della malattia mentale. Il carattere forte e l’onnipotenza dello psicoterapeuta sono messi duramente in discussione da una serie di fattori molto ben rappresentati dal cinema della follia. Innanzi tutto Il tentativo di adeguamento degli strumenti psicoterapeutici alla complessità della malattia mentale, se, da una parte, ha messo in evidenza l’inutilità , in alcuni casi, di un setting troppo rigido, espone nel frattempo al rischio di un setting troppo debole, dalla collusività a controtransfert non controllati (Il principe delle maree, Mr. Jones, per citare solo i più famosi).             

                                                        A.P.

Tre comuni che decidono chi dovrà comandare. Nell’attesa dei ballottaggi ci si sbizzarrisce un po’ a votare liste civiche di vario genere, dando libero sfogo alla propria libido politica: solo a Torre del Greco di liste civiche ce ne sono tre.
E se fra questi candidati civici si nascondesse un emulo di Le Pen? C’è ampio spazio per dare sfogo alle proprie fantasie politiche.
Castellammare di Stabia, San Giorgio a Cremano, Torre del Greco, un totale di oltre duecentomila anime, smarrite in quest’aria di cambiamenti repentini e prolungati. Per come è fatta la legge elettorale il sindaco eletto risulterà qualcosa a metà fra uno sceriffo e un papà (o una mamma).
Il confronto è fra continuità e tradizione, fra il rispecchiamento della realtà politica nazionale e l’adesione agli equilibri regionali: riusciranno Cutolo, Riccardi e Salvato a tenere fermo il timone sulla rotta politica di Don Antonio?
A Torre del Greco per esempio il giovane Valerio Ciavolino sembra deciso a voler estendere l’influenza di Silvio Berlusconi anche nel suo paese e c’è chi giura che ci riuscirà. Certo è che i futuri primi cittadini avranno un compito tutt’altro che facile: da un lato dovranno esaudire i sogni degli elettori, dall’altro dovranno fare i conti con realtà degradate e non solo da un punto di vista puramente finanziario. Quando i cittadini chiederanno: "mi compri il gelato?" ai futuri reggitori della "cosa pubblica", questi dovranno perlomeno inventarsi una buona scusa, se non potranno farlo che ci sarà da economizzare in famiglia. Ed allora il ruolo di questi futuri sindaci sarà proprio quello di educare all’esistenza i propri concittadini, d’indirizzarne le pulsioni verso oggetti realmente raggiungibili, di abituarli ad un rapporto diverso con il potere, in cui essi cittadini dovranno farsi parte attiva di una rinascita delle proprie realtà urbane.
Cosa fa di molto diverso poi un buon psicoterapeuta?