Specchi
rotti
e lanterne magiche
il
terapeuta
di
Adele Pisapia
L’immagine che il cinema
ci propone dello psichiatra/ psicologo si è molto modificata
negli ultimi anni. Usando una terminologia platoniana potremmo
dire che il terapeuta si è andato progressivamente trasformandosi
da demiurgo in demone tentatore. Dai films hollywoodiani degli
anni ’50 e ’60 ad oggi la figura dello psicoterapeuta ha
infatti subito un processo di delegittimazione o addirittura di
demonizzazione: da onnipotente risolutore di nevrosi
post-traumatiche ed isterie ad inetto, disadattato, molte volte
pazzo omicida.

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Da una ricerca effettuata su un campione
abbastanza vasto di films (Melchiori Lo psicologo nei films)
risulta che lo psicologo è screditato perché inattendibile,
inefficiente, confusivo, raramente venale, con problemi nella
sfera affettiva e sociale, criminale. Pensiamo al filone di films
che da "Vestito per uccidere" degli anni ’70 ci porta
a "Il silenzio degli innocenti", volendo rimanere nell’ambito
del film di qualità, senza considerare la pletorica produzione di
thriller in cui il terapeuta funge da serial killer. |
Psicoterapeuti
o politici?di
Peter Pan |
Vestito
per uccidere |
Tra
tutti i film che demonizzano la figura dello psichiatra, facendone
un pazzo omicida, vi è sicuramente questo lavoro di Brian De
Palma. Con la struttura propria di un giallo, il film si apre con
l’omicidio di una donna in ascensore e si sviluppa seguendo le
investigazioni parallele della polizia e del figlio della vittima,
aiutato da una testimone oculare. Quest’ultima, sentendosi in
pericolo, si introduce nello studio dello psichiatra della donna
assassinata in veste di paziente, al fine di scoprirne la vera
identità. Purtroppo non fa che consegnarsi al folle omicida che
altri non è che lo stesso terapeuta, transessuale che, pur di non
riconoscere la sua parte maschile, uccide ogni donna che potrebbe
risvegliarla. La testimone si salva, ma rimarrà profondamente
segnata.
Nel suo libro "L’analista in celluloide" Senatore
propone una classificazione piuttosto allarmante dei tipi più
comuni di psicoterapeuti presenti nell’iconografia filmica: i
Don Giovanni, gli indecisi, i confusivi, gli eroici, i folli ed i
criminali.
Al di là dell’effetto moltiplicatore del cinema, l’immagine
che il terapeuta ha nel sociale è realmente un’immagine debole
rispetto ad una continua modificazione e complessificazione del
contesto e della malattia mentale. Il carattere forte e l’onnipotenza
dello psicoterapeuta sono messi duramente in discussione da una
serie di fattori molto ben rappresentati dal cinema della follia.
Innanzi tutto Il tentativo di adeguamento degli strumenti
psicoterapeutici alla complessità della malattia mentale, se, da
una parte, ha messo in evidenza l’inutilità , in alcuni casi,
di un setting troppo rigido, espone nel frattempo al rischio di un
setting troppo debole, dalla collusività a controtransfert non
controllati (Il principe delle maree, Mr. Jones, per citare solo i
più famosi).
A.P. |
Tre
comuni che decidono chi dovrà comandare. Nell’attesa dei
ballottaggi ci si sbizzarrisce un po’ a votare liste civiche di
vario genere, dando libero sfogo alla propria libido politica:
solo a Torre del Greco di liste civiche ce ne sono tre.
E se fra questi candidati civici si nascondesse un emulo di Le Pen?
C’è ampio spazio per dare sfogo alle proprie fantasie
politiche.
Castellammare di Stabia, San Giorgio a Cremano, Torre del Greco,
un totale di oltre duecentomila anime, smarrite in quest’aria di
cambiamenti repentini e prolungati. Per come è fatta la legge
elettorale il sindaco eletto risulterà qualcosa a metà fra uno
sceriffo e un papà (o una mamma).
Il confronto è fra continuità e tradizione, fra il
rispecchiamento della realtà politica nazionale e l’adesione
agli equilibri regionali: riusciranno Cutolo, Riccardi e Salvato a
tenere fermo il timone sulla rotta politica di Don Antonio?
A Torre del Greco per esempio il giovane Valerio Ciavolino sembra
deciso a voler estendere l’influenza di Silvio Berlusconi anche
nel suo paese e c’è chi giura che ci riuscirà. Certo è che i
futuri primi cittadini avranno un compito tutt’altro che facile:
da un lato dovranno esaudire i sogni degli elettori, dall’altro
dovranno fare i conti con realtà degradate e non solo da un punto
di vista puramente finanziario. Quando i cittadini chiederanno:
"mi compri il gelato?" ai futuri reggitori della
"cosa pubblica", questi dovranno perlomeno inventarsi
una buona scusa, se non potranno farlo che ci sarà da
economizzare in famiglia. Ed allora il ruolo di questi futuri
sindaci sarà proprio quello di educare all’esistenza i propri
concittadini, d’indirizzarne le pulsioni verso oggetti realmente
raggiungibili, di abituarli ad un rapporto diverso con il potere,
in cui essi cittadini dovranno farsi parte attiva di una rinascita
delle proprie realtà urbane.
Cosa fa di molto diverso poi un buon psicoterapeuta? |
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