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Eruzione del 1794



Eruzione del 1794

1794, la Muntagna

Nel silenzio della notte
tremò la terra in cupo rombo
crescente minaccioso per tre giorni
e alla quarta notte scoppiò la Montagna
e scese rapida la lava e sommerse
moja e moja di terre solatie
plaghe arborate a frutti
e vitate a falanghina
e nera aglianica
e morirono
vecchi e infermi.
E abbrusciò animali
sfrantumando case e chiese
dalla porta di Capotorre
agli orti della contessa
alle parule di San Giuseppe
fino al borgo del Casale Nuovo
avvolgendo il Campanile
e il colle del Castello,
e li vichi del mare
sommergendo
e il mulino del Vaglio,
la fonte dai vent’otto cannoli
e i nuovi lavatoi sotto la Ripa,
e nelle tenebre cupe della cenere
batteva l’ora ma non spuntava la luce
e l’arrivo della notte era percepito
da rintocchi funebri
 di campane.


Particolare della Tavola del Morghen

Ed avvenne che l’acqua
dell’arcano Dragone
da secoli fluente
nascosto
fu negata alla sete
e alle domestiche faccende
e all’industria dei torresi
e i pozzi si seccarono
e l’urgenza vide
scavare pozzo salmastro
alle parule di San Giuseppe
le sole risparmiate dal flagello.
Fino al mare seccato defluì
veloce il ramo di ponente
della fumante lava
sommergendo il borgo,
i suoi bassi a lamie e i magazzeni
per uso di ponere le barche coralline,
dalla marina grande delli vozzoni
naturale ancoraggio protetto
sotto il forte di Calastro.
E il mare ancora s’arretrò
al furioso protendersi fumante
del nero scoglio della Patana
fino alla gabella del pesce
dalla scesa del fronte.


Solo pietose cure
poté il Governo dare,
impedito nella liberalità
dalle strettezze dell’Erario.
Ma sulla roccia ancora calda
videsi alzare alacre nuova città
sovrapponendo case alle case
e strade stendere sulle strade
e templi erigendo a templi,
eletto amore di patria
di stirpe operosa
della Torre.

 


Eruzione del 1794

"Abbasciammare" 

L’orgoglio rifiutò
l’offerta di re Ferdinando
di terre a San Giovanni a Teduccio
per amore del suolo e religione della patria
e sul nero basalto, nuova risorse la Torre
e il quartiere moderno della marina,
di alte palazzate diritte, a fronte
di strade ampie e parallele
nello spirito razionale
di cultura dei lumi,
abbascio a mare,
dei Loffredo
e dei Maglione, e Luise
e Mazza, Ascione e Langella,
e Palomba, D’Orlando e Borriello,
le antiche streppegne della marineria
di un paese di quattrocento barche
e quattromila uomini marinai
di sedicimila anime.
Strade larghe
da ponente a levante
dalla scesa del Varracano
al fosso di San Giuseppe
e dalla rena del fronte
alla Gabella
 del Pesce.


Chiesa di Portosalvo

Sullo scoglio della Patana
rimpetto alla punta di Calastro,
all’ingresso della baia del fronte,
l’antico ormeggio delle barche,
a protezione della marineria
e faro alla vista dal mare
nei giorni del ritorno,
per munifico gesto
di negoziante di Napoli
ed era ancora calda la terra
sorse la Cappella di Portosalvo,
novella patrona dei marinai
ora che il mare ancora più
si arretrò dal barbacano
e dalla sacra effigie
preda di corsaro torrese
di Santa Maria col Bambino
Vergine di Costantinopoli
madre della marineria
nell’antico vaglio
di Torre. 


Santa Maria di Costantinopoli



Ricostruzione di Santa Croce

1794. La Muntagna.
E’ la grande eruzione che seppellì le case del centro di Torre del Greco. Da Capotorre alla discesa del Rio, fino a San Giuseppe alle Paludi tutto fu distrutto. Restarono indenni dalla lava il palazzo della Castelluccia, il rione e la Chiesa di Santa Maria e il Castello sopra la Ripa.
Il moggio di terra, muojo, era circa pari a un terzo di ettaro, 3.333. metri quadrati.

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