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Eruzione del 1631

1631. La Muntagna
(dall’Epitaffio.)

Sotto il regno di Filippo IV
con fumo, fiamme, boati,
terremoto, cenere, eruzione,
orribile, fiero come mai, il Vesuvio
non temé il nome né la potenza
di tanto illustre uomo
poiché per il fuoco
ardente dalle spelonche interne,
arroventato, furente, turbinante,
compresso,
schiantata la cima del monte,
aprendosi una via,
irruppe il dì seguente
in una immensa voragine.
Scagliata la cenere fin oltrel'Ellosponto,
trascinando dietro di se una marea
per completare la rovina fiumi di polvere,
bitume infiammato,
pietre piene di allume,
scorie informi di metallo d'ogni sorta,
fuoco mescolato a cateratte di acqua,
cenere bruciante per il fumo che l'avvolgeva
liberando se stesso e quella funesta congerie
delle falde del monte,
dopo aver bloccato Resina e Portici,
in breve istante abbatté, bruciò, atterrò
Pompei, Ercolano (Torre del Greco), Ottaviano,
e selve e Ville ed edifici,
spingendo innanzi a sé la sua funerea preda
e il suo vasto trionfo.


 
1631. La Muntagna. (dall’Epitaffio).
L’eruzione così come è descritta sulla lapide dell’Epitaffio.

 

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L'Epitaffio di Torre

il Pataffio

Questa via
che da Napoli
conduce a Reggio,
già infame per continui latrocinii
e di difficile transito per pietre
dell’arso Vesuvio,
liberato il sito
dalle insidie,
livellato il piano
rese larga, e diritta,
col denaro della Provincia,
Perafan de Ribera,
duca d’Alcalà,Viceré,
nell'anno del Signore1562.


 
Il Pataffio.
La scritta originaria dell’Epitaffio, dell’anno 1562.


Eruzione del 1631

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