
Processione di ringraziamento del 1631
1631. La Muntagna
(da Francesco Balzano)
Dalla
quiete di cento e trent’anni,
impetuoso e improvviso sboccando
con diluvi di fiamme e torrenti di fuoco
il tutto sconvolse e il tutto atterrando
di sì fatta maniera maltrattò
la bella Torre
che per tutti i secoli saranno
memorabili le sue ruine
nei diruti suoi edifici
che fin hora sepolti
se ne giaceno
e nei devastati campi,
lagrimevole spettacolo.
Egli, cruccioso e superbo,
ai miseri viventi mostrossi terribile
con privarli di vita in orribili maniere,
né pago di abbattere le più sode fabriche,
sdegnato rovinò anco luoghi a Dio consagrati.
In poche hore le più facoltose case
restarono così mendiche che
fuggiti quei rimasti vivi
furono forzati,
per buscarsi il pane,
ridotti in Napoli,
ad asservire mestieri
sconvenevoli ai loro natali,
come di tavernari, fornari e altri,
e molti di essi se ne morirono
di malinconia accorati.
Essendo avanti l'Epitaffio,
nella pubblica strada, una forca
a terrore e castigo dei malfattori,
il fuoco rovinò e atterrò
detto Epitaffio di soda fabbrica
con suoi bituminosi torrenti
lasciando illeso il patibolo
di fragile legno.
Il danno di tal incendio
fu intorno ai 25 milioni di scudi.
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Quietato il monte
e repressi li furori
doppo l'orribile stragge,
si andarono ritirando
alla rovinata Patria
li fuggiti cittadini,
assai pochi,
tirati dall'amore di quella,
estinti gli altri o dalle fiamme
o fermatisi a stanziare in Napoli
o in altri luoghi dove
si erano refugiati.
Prima dell'incendio il mare
batteva con le sue onde
alla ripa del castello,
senza che offendesse il fonte
che scaturisce sotto detto Castello,
né impediva che gli uomini e le donne
andassero a pigliare l’acqua
fuorché in caso di tempesta
quando l’onde entravano
fin dentro detto fonte.
Batteva il mare
alle ripe delle massarie
che si ritrovano appresso,
verso il luogo detto S. Nicola,
fin alla Torre detta del Bassano,
nel qual luogo vi era d’arena solamente
da palmi quaranta in circa
e hoggi ve ne sono
da cento venti passi.
Quel vacuo di terra fu causato
dall’arena, cenere e altra materia
che in abbondanza grande calò dal monte
e fece ritirare il mare di passi cento venti,
nel qual terreno hoggi sono massarie
e ogni anno vi si fanno hortolitie
in abbondanza.
1631. La Muntagna.
(da Francesco Balzano).
Descrizione ottenuta parafrasando la cronaca di
Francesco Balzano. Il brano è tratto dal testo di storia del professore
Ciro Di Cristo.

Vesuvio 1700
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