Intro

Salvatore Argenziano
Bologna - © 2003 - Per gentile concessione dell'autore
Una famiglia di pescatori di corallo


Pescatori di corallo

   Nel 1967 Padre Salvatore Loffredo, missionario dei Sacri Cuori, ripubblicò un testo prezioso per la storia della marineria di Torre. L’autore era Pietro Loffredo, figlio di Giosuè, suo antenato in linea diretta, proprietario e comandante di coralline nell’ottocento. Una copia mi fu donata con dedica da Padre Salvatore, mio compare di cresima, e cugino di mia madre, anche lei discendente da Giosuè Loffredo.
     Inopportunamente prestai in lettura quel testo a me caro e, malauguratamente lo stesso non mi fu più restituito. Devo alla cortesia di padre Onofrio Langella l’aver riavuto una copia di quel testo, amato per il potere evocativo che aveva della mia infanzia, trascorsa nei luoghi, nella casa e sulla loggia che furono di Pietro Loffredo.
     Con la rilettura venne il desiderio di utilizzare il percorso cronologico di quella vita, parafrasando lo stesso racconto, per rievocare altri fatti e vicende di Torre e per rivivere usanze e modo d’essere di un’epoca lontana dall’oggi, ma non molto da quella della mia infanzia.
     Questo lavoro vuol essere un omaggio a quel testo e un invito alla sua lettura.
     Lo stile adottato è quello del "verso libero", inteso come rigo di scrittura o meglio tempo ritmico di lettura. Col vincolo grafico per aumentazione e diminuzione si è voluto dare alla lettura una pulsazione emotiva.
     Verso. arc. (raro). Riga di scrittura o di stampa. (Devoto Oli).


Raffaele Raimondo, Salvatore Garofalo, Salvatore Loffredo.

- 1 - Il mare seccato

Radicata alla nera lava
un’antica famiglia
giù alla marina
della Torre
dove era mare
e la montagna si destò
dopo secoli di palese quiete
dall’arcano sotterraneo ribollire
e il mare dalla Ripa arretrò
e nacque un quartiere
abbascio a mare.



Il Mare Seccato

  1. Il mare seccato.

Così fu chiamata la fascia di terra creatasi sotto la Ripa, dove allora era il lido e l’approdo delle barche, con l’eruzione del 12 dicembre 1631. Il mare arretrò per l’enorme quantità di detriti defluiti dalla montagna con il diluvio che seguì l’eruzione. Nacque un nuovo quartiere marinaro, ora che l’antico borgo marinaro del vaglio, intorno alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, si era allontanato dal mare.



Eruzione del 1631

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