IO  SO  VOLARE - 2

R: Non saprei. Una cosa è certa tutte le ragazze che ho conosciuto mi hanno lasciato il giorno stesso che rivelavo questo mio segreto perché mi consideravano matto.
D: E perché non l'hai dimostrato?
R: Non mi riesce con chi non ci crede. Non riusciva nemmeno a me le prime volte. Avevo una pulsione eccezionale di spiccare salti che mi spingessero su come un aquilone, ma ricadevo giù in malo modo col rischio di rompermi l'osso del collo. Un giorno presi coscienza e decisi di farcela. Ci credetti e volai.
D: Infatti, caro T T, quel giorno dello esperimento io ci credevo, non tanto per la dinamica della cosa, per la materia che si solleva come priva di forza di gravità, ma perché mi entusiasmava l'idea del volare, del librarsi nell'aria, dello squarciare il cielo celeste ed infinito.
R: Già, ma non ho mai trovato mai una donna con tali brame. Lo dico sempre ho sbagliato epoca per esistere.
D: Ce ne sono, ce ne sono di donne sognatrici e romantiche, hai voglia, almeno di numero pari agli uomini. Sei tu che temi di dividere le tue ali, ricorda che la gioia è veramente tale quando viene condivisa.
R: Sarà, mio caro Mari. Con te mi sbilancio ci conosciamo da una diecina d'anni. Non immaginavo neppure che saper volare potesse rendere infelice un uomo.
D: Perché sei un uomo buono, onesto, incapace , timoroso di speculare su di un fenomeno di tale portata. Agli uomini come te è concesso sognare solo con la fantasia, sono consentiti tutt'al più i... voli pindarici.
R: E già, mio caro Mari. Ma la piega romantica, umanistica, etica che ha preso questa intervista insinuerà il sospetto nei lettori che stiamo costruendo una favola a sfondo morale. Ciò comprometterà ancora di più la già incredibile ipotesi che io sappia volare davvero. E così questa esperienza non avrà più per me, come speravamo, l'effetto terapeutico di liberazione per un segreto così greve.
D: Non ha molta importanza che la gente non crede che c'è un torrese capace di volare fisicamente, in grado cioè di sollevarsi sopra un'area geografica geologicamente martoriata da secoli, fino a soggiacere ferita sotto lo squallore epocale di stampo planetario,
sino, talvolta, a toccare talune lordure. 
Dall'alto tra il baluginare di fari e lampade

pubbliche, osservare i guasti e le ferite del popolo. 
Non tutti credono in Dio, eppure Dio esiste! Io penso, mio caro T T che tu faccia parte di un disegno divino. La tua è una testimonianza della grandezza del creato, dimostrabile, però, solo a chi crede che tu possa volare, come per la fede. Non c'è posto per il tuo "spettacolo" per, cinici, diffidenti e scettici. Per credere che un uomo possa davvero volare bisogna prima imparare ad amare.
R: E' vero Lui', dice bene il proverbio: "Il mondo va male perché tutti fanno quello che fanno gli altri e non come quelli che fanno bene". Io sto già meglio. Non mi sento più una vittima di un prodigio o peggio di un sortilegio. Mi sollevo da terra e non voglio sapere perché accade, e non mi importa che la gente non mi crede. Non mi importa. E' vero sono altre le cose importanti. Vado a casa e telefono Maria, lei mi crede, è bruttina ma mi crede. Questa è la volta che la sposo… E' proprio il caso di dire: volere o volare…
(Continua alla prossima intervista)

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Nessuna nota sulla metapsichica, si rimanda ad altre sedi. Per capire, però, la fenomenologia archetipica del volare, nella pagina seguente, ho inserito stralci di repertorio della storia di Dedalo e Icaro (Mitologia greca). Il figlio contraddice le raccomandazioni paterne, che, se ascoltate, gli avrebbero salvato la vita. Il ragazzo preso da slancio, impetuosità, azione, si avvicina al sole (?) (in questo passo la chiave per capire la natura metaforica del racconto) perché non riesce a dominare l’esaltazione che prova nel volo, spinto soprattutto dalla ambizione, e preso dal desiderio di raggiungere Dio anche secondo i primi cristiani.

Il desiderio di volare è vivo e presente nell'uomo nell'inconscio e in superficie, da sempre. Forse è anche l’incoscienza di perdersi nel cielo azzurro, beffandosi della natura, obliando i propri limiti.

Volo liberatorio come l'abluzione purificatrice per gli orientali. Combattere le norme naturali per staccarsi dalle angosce della vita terrena e dominarle dall'alto senza più temerle, prima di tutte quella derivante dallo shock primario, come dice De Marchi (*), ossia la consapevolezza devastante di essere nati mortali, non solo, ma con la probabile assenza salvifica.
(*) Luigi De Marchi "Lo Shock primario - Ediz. RAI
(segue in terza pagina)