Storia torrese dei pupi   pag. 5

Capitolo Secondo

UNO DEI PRIMI INCISORE
DI PIETRA LAVICA
E CORALLO

Formatosi nella scuola d'Arte di Torre del Greco

L'anziano è una Enciclopedia Vivente. "Giovanni Paolo II°"

Parole Sante: Sante veramente no perché l'ha detto il Pontefice ma per la realtà, me ne ravvedo io adesso che stono vivendo la terza età con memoria lucidissima, ricorda tante cose di vecchia data e quando leggo sul giornalino "LA TORRE" alcune notizie del passato in una certa maniera "ha pro" di chi a fornito la notizia, la mia memoria va incandescenza è mi stimola a scrivere al Direttore per dire la mia in buona fede è non per contestare colui che ha distorto l'ha notizia e nemmeno per smentirlo ma solo per far sapere che alcune storie o fatti di vecchia data non è solo lui ha saperlo ce sempre qualcun altro, alcune cose le so anch'io ho per averlo sentito dire ho perché ero presente all'epoca. ('a Torre 'e comme 'a nu bicchiere) "si diceva ai miei tempi" era come voler dire "siamo poche anime, ci conosciamo tutti è sappiamo i fatti di tutti" specie poi per uno come me che ha appreso tutto dalla strada (era quella la scuola per tanti ragazzi allora), nella mia ultima lettera al Direttore in Ottobre del 99, tra l'altro ho detto di avere una memoria paragonabile ha quella del computer, se si fa clic su di un fatto di tanti anni fa subito mi si affiora alla mente il fatto, l'aneddoto che sia con tutto il dialogo intrapreso parola per parola se era presente.

Ha mettere in modo la macchina del mio cervello e stato il CD Torre del Greco di Luigi Mari, lo guardato attentamente è mi fa ricordare tante cose della mia fanciullezza, dell'adolescenza e della gioventù, pur cercato di deviare il pensiero su altre cose non ci riesco ha deviarlo la memoria resta ferma sulle cose di un tempo che fu pur sapendo che oggi è tutto cambiato, ella è assai più forte di me forse sarà per la nostalgia rimasta incisa nel cervello mi fa ritornare ragazzo, mi vedo circondato da tutti gli amici anche quelli che non ci sono più, ecco il perché io scrivo e racconta le storie vissute mi aiutano ha vivere la terza età senza affaticarmi fisicamente, credo che sia una buona ricetta.

Per il Teatro fatto dai torresi ai miei tempi ne parlerò al prossimo capitolo: in questo voglio dire qualcosa di mio padre e della sua professione, ne parlo per far sapere a i nipoti e ai conoscenti quale era la vera l'attività sua, non viveva di elemosino facendo il posteggiatore come lo si vede nella fata sul CD Torre del Greco di Luigi Mari, aveva un arte alle nani era un artigiano come tanti altri non chiedeva l'elemosina per vivere il posteggiatore l'ha fatto negli ultimi anni dell'esistenza per necessità e non per fare l'accattone come fanno tanti sfaticati è "stracciafacenne" (è un detto napoletano per coloro che vivano di espedienti).

Per parlare di un'Artista scomparso dopo sessant'anni circa mi viene d'obbligo partire con i dati anagrafici: Francesco Saverio Izzo nato a Torre del Greco nel 1870, figlio di Marcantonio e di M. Teresa Sciocca, (il nome di suo padre ce l'anno appiccicato come nomignolo mutandoci il none vero si a lui è ha noi figli, per gli amici di Torre ci chiamano tutti Marcantonio), era l'ultimo dei cinque fratelli "tutti maschi" tre seguirono le orme del proprio genitore con i cavalli le carrozze è i sciarabballi; (1) uno dei fratelli era già incisore, la mamma avrebbe voluto che anche lui imparasse l'arte dal fratello è spesso diceva "sa da mparà l'arte do frate cu due sorde é prete fatiche è campa", ma lui intraprese l'arte del calzolaio da uno di mestiere ci andavo di pomeriggio dopo di avere fatto l'ora di scuola per imparare ha leggere e ha scrivere; non so se la esercitato questo mestiere, sapeva fare le scarpe me ne fece un paio ha me di cuoio cucite a mano negli anni di miseria "anni trenta": la costumanza dei ragazzi di avere due impegni la scuola è l'arte è durato fino al 1939/40, dopo della guerra è cambiato anche questa usanza meridionale. Quando si aprì la scuola d'arte in piazza del Popolo circa alla fine del XIX secolo, mio padre andò a frequentare i corsi a quella scuola "pure per accontentare sua mamma" è sotto la guida del maestro Domenico Porzio imparo l'Arte; ha termine dei corsi li fu rilasciato un attestato che lo qualificava "incisore di pietra Lavica e Corallo" (una specie di diploma) ch'è andato distrutto ce rimasto la medaglia di bronzo che accompagnava l'attestato. È come incisore di cammeo in generi ha vissuto è ha tirato su la famiglia con 9 figli; la medaglia e i due cammei qui riportato fanno fede ha quanto dico e credo che sono sufficiente per potere dire ch'era un Artista formatosi nella Scuola d'Arte Torrese nei primi anni del 1900. Oltre ai due cammei che per puro caso sappiamo in quale collezione sono custodito, mangano all'appello altri due lavori artistici in pietra lavica fatti anche questi in gioventù, chi ce là non sa il nome dell'autore "li cito pur questo" i pezzi di cui parla sono, un poggia carte ovale misura 120 X 100 millimetri, massiccio di spessore 20 mm. sopra ce inciso la testa della Repubblica Francese, l'altro un a mezzo busto di 10 cc. alto "il soggetto" due uomini, uno suona il violino è canta l'altro suona il flauto; (vedi figura del soggetto).
Qualche dettaglio su i cammei: nell'anno 1932 quando il Principe Umberto di Savoia con la consorte Maria José vennero ha visitare il museo della Scuola, gli ex allievi furono invitati per la manifestazione è portare qualche lavoro personale se ce lo avevano.

 
                                  Da sinistra:
mia mamma con i1 piccolo Vincenzo mio fratello classe 1912, ai piedi Adelina classe 1906. Al banco seduto a centro mio padre Francesco classe 1870 allato il giovane apprendista Michele Izzo caduto con la guerra 1915/18. La donna accanto e il ragazzino erano amici di famiglia.

Mio padre portò questi due cammei che furono esposti; per l'occasione, il giorno dell'arrivo dei Reali gli anziani ex allievi furono messi vicino al banco dove c'erano esposti i propri lavori, e i giovani frequentatori del corso di quell'anno stavano ha un'altra parte, il Direttore Enrico Taverna presentò ha gli ospiti le due generazione di apprendisti: un altro particolare, sul fondo del cammeo la "Notte" in alto si nota una lesione che li fu causato con una caduta ha terra, nel 1933 un incisore amico di mio padre volle vedere questi lavori ne aveva sentito parlarne più volte nel osservarli attentamente li scivolò di mano cadde sul pavimento del terrazzo, io era presente.

Da lo stesso maestro della scuola s'imparò a suonare la chitarra per hobby e con gli amici partecipavano alle feste famigliare ricordo in una casa nel corso Umberto 1°, (mieze San Gaetano) cera pure Don Domenico "il Maestro" che suonava la chitarra. Quel sapere suonare mio padre li fu d'aiuto negli anni trenta "anni difficili" duri per chi viveva con l'arte del cammeo, lui che sapeva suonare con altri amici si avviarono alla posteggia (2) nei paesi vicini e non in quello dove erano residenti, in seguito con Gaetano San Marco ('O pezzecato) insieme facevano i posteggiatori nelle cantine (ristoranti oggi) per poi rimanere fissi nella Trattori CHIARINA 'A MARE: quel poco di guadagno li permetteva vivere.

L'ultimo atto della sua esistenza; la famiglia tutta s'erano trasferita a Livorno per lavoro, lui era rimasto solo a Torre, stava per finire l'anno 42 è dietro insistenza dei famigliari si convisse a raggiungerli per passare le feste di fino d'anno insieme così contro la sua volontà se ne partì il giorno 23 Dicembre, ha tutti gli amici che salutava diceva "ho settantadue anni e non mi sono mai allontanato più lontano di Napoli, adesso vado a Livorno e qui non torno più", un presagio azzeccato; era sanissimo non aveva mai avuto malattie, la domenica sera ha cena alzò unpò il gomito rimasi allegro, con la chitarra s'accompagnava le canzone della sua lingua per la nostalgia della sua terra ha termine della serata se ne andò ha alletto, nella nottata si sentì male, all'alba dell'otto Febbraio del 1943 il cuore li si fermò di battere.

NOTE
(1) Sciarabballo: era un carro coperta con un telone come quei carri dei filmi Uwester, aveva due ruote e no quattro lo trainava un solo cavallo e no da due come quelli dei film: mio nonno ne aveva più di uno con i conducenti erano "suoi dipendenti" trasportavano gente da Torre del Greco a Napoli e ritorno, aveva pure le carrozzelle per lo stesso lavoro erano le vetture del secolo: ricordo l'ultimo sciarabballo a Torre quando portava i calzoni corti, cerano già i tranvai per Napoli quel mezzo di trasporto portava i passeggeri ha Torre Annuziata e ritorno, il capolinea di Torre per questo mezzo era in via Nazionale angolo via Circonvalazione.

(2) La posteggia lo fatto anch’io quando aveva 15 anni: andavamo nei paesi vicini al nostro, a Ercolano, Bosco Reale e Tre case; questi tre paesini li facevamo tutto in un giorno, Torre Annuziata in due giorni il lato mare è il lato terra il corso divideva i due lati, il rituale? ci fermavamo ha un angolo di strada s'incominciava con una suonata per fare affacciare e avvicinare gente poi si cantavano due canzone una comica e un’altra melodica mentre uno del gruppo raccoglieva i soldi dai passanti e quelli che venivano buttato dalle finestre dopo si andava più avanti e si ripetevano le stesse suonate e le stesse canzoni, la sera il ricavato veniva diviso in parte uguali per gli adulti a me mi davano la metà "era un ragazzo" e come tale venivo pacato, nell'ora do pranzo si faceva una sosta per fare merenda dopo si riattaccava fino al tramontare del sole, se l’incasso non era sufficiente si andava nelle bettole per cercare di arrotondare la paca giornaliera, il fabbisogno di un "capo famiglia" doveva essere di 4 /5 lire per mettere la pendola sul fuoco il giorno dopo; la domenica si guadagnava qualche soldo in più come sette otto lire pro capito, eravamo sempre in 5 ho 6 persone: era pensate e stressante la giornata immaginatevi quante volte si doveva cantare la stessa canzone, non solo ma pure la stanchezza per le lunghe camminate a piedi tutto il giorno per passare da un paese all’alto per poi tornare ha casa la sera senza guardare orario.