E' PAZZA LA
MUCCA
O L'UOMO?
Giorno dopo giorno ci si dibatte intorno alle "mucche
pazze" e a strategie difensive per l’uomo contro un
pericolo da lui stesso creato. La malattia delle mucche europee,
analogamente a quanto può dirsi per lo scandalo dei "polli
alla diossina", e solo la punta di un iceberg. Alla base c’e
una questione antica e quanto mai attuale, una realtà
agghiacciante più o meno celata a causa dei forti interessi
economici in gioco, una sensazione che non può essere espressa
a parole, soprattutto quando a provarla sono animali che non
parlano il nostro linguaggio: la sofferenza.
Ma ora che siamo anche noi a pagare le
conseguenze delle nostre scelte, ora si, che se ne parla! Si
parla del morbo di Creuzfeldt-Jacob che provoca l’encefalopatia
spongiforme bovina, di rischi per l’economia, oltre che per i
consumatori; gli allevatori dal canto loro protestano,
amministratori e politici si affannano e ii ’quisque de populo’
si considera la vera vittima.
Ma perché non si parla anche degli
allevamenti intensivi, delle condizioni in cui sono condannati a
"vivere" (ma si può onestamente chiamare vita?)
centinaia di milioni di animali, creature sensibili come noi?
Perché non parliamo dei trasporti, delle batterie di galline
ovaiole e dello sfruttamento intensivo delle mucche da latte?
Oppure delle conseguenze deleterie che questi allevamenti
producono sull’ambiente?
E, infine, perché non si dice la verità: Di
tutta questa storia i veri responsabili siamo noi, con i nostri
metodi di sfrutta- mento "razionale" delle risorse
naturali. La gente di tutto questo sa poco e, nelle faccende di
casa nostra, i problemi vengono trattati solo quando diventano
emergenze, quando fanno "notizia". E’ il momento di
dirla tutta: l’allevamento intensivo e il risultato della
utilizzazione di metodi industriali ispirati alla ottimizzazione
dello spazio e del tempo, allo scopo di ottenere la maggiore
quantità di prodotto a fronte del minor costo possibile.
L’animale come creatura vivente e gia
estinto, rimpiazzato da un prodotto, il risultato finale della
catena di montaggio. A provare ciò, anche se non ce ne sarebbe
bisogno, e stato oggi il primo servizio del TG1 delle 13:30, nel
quale si parlava di "distruzione" delle mucche malate,
quasi che fossero solo pezzi difettosi. Le considerazioni etiche
che sorgono, sono tutte imperniate sull’interrogati- vo se gli
animali abbiano o no il senso del futuro e se abbiano delle
aspettative di vita e di benessere; ma le questioni morali
restano di esclusivo appannaggio dei teorici e sarebbe utopia
credere che l’intera umanità voglia modificare le proprie
abitudini alimentari sulla base di queste pur valide
considerazioni. Quello che si può sperare di ottenere e il
maggior rispetto dell’animale destinato ad alimentare l’uomo.
Esistono gia molti sistemi di allevamento alternativi a quello
tradizionale.
In Olanda e in Gran Bretagna viene praticato
l’allevamento in gruppi, che consente anche il pascolo all’aperto;
vi sono poi i sistemi "estensivi", cioè degli
impianti semi-aperti o sull’erba. E, soprattutto, la
possibilità di pensare nuovi metodi, forse più costosi, ma
anche più corretti dal punto di vista morale. "La mucca
pazza" può essere un’occasione per riflettere sul nostro
stile di vita come uomini, e per dare l’avvio ad un rinnovato
rapporto con gli altri animali: non più sotto il profilo
produttivistico, bensì sotto quello etico. (O.S) |
DROGA E
AIDS
anche dei paesi
vesuviani
A nulla son valsi sinora ricerche, né inchieste, articoli,
dossier, testimonianze. I consumi di droga aumentano, e con esso
le morti. Secondo dati diffusi dal Ministero dell’ Interno, i
tossicomani in cura nel nostro Paese secondo casi diagnosticati
sono più di 45mila. Dati parziali cui vanno aggiunti i
"clandestini", cioè quanti sinora rifiutano approcci
terapeutici, e che, secondo stime recenti, sono oltre 150mila.
Un vero e proprio esercito. Eppure queste cifre sembrano passare
in secondo piano di fronte al "Flagello Biblico", alla
"Peste del 2000",specie nei paesi del 3" Mondo,
come e stata definita I’AIDS ( Acquired Immuno- Deficiency
Syndrome). Qui, se possibile, i dati sono ancora più
allarmanti. Nel 1998 in Italia sono circa 15mila con uno scarto
di percentuale altissimo rispetto ai primi anni in cui e
comparsa la malattia. Se nel 1982 se ne contavano solo pochi,
nel 1990 si era gia arrivati agli oltre 3mila casi fino ai 5700
del 1995. Come da specchietto, la regione più colpita e la
Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. La
Campania e passata.
A nulla son valsi sinora ricerche, né inchieste, articoli,
dossier, testimonianze. I consumi di droga aumentano, e con esso
le morti. Secondo dati diffusi dal Ministero dell’ Interno, i
tossicomani in cura nel nostro Paese secondo casi diagnosticati
sono più di 45mila. Dati parziali cui vanno aggiunti i
"clandestini", cioè quanti sinora rifiutano approcci
terapeutici, e che, secondo stime recenti, sono oltre 150mila.
Un vero e proprio esercito. Eppure queste cifre sembrano passare
in secondo piano di fronte al "Flagello Biblico", alla
"Peste del 2000",specie nei paesi del 3" Mondo,
come e stata definita l’AIDS ( Acquired Immuno- Deficiency
Syndrome).
Qui, se possibile, i dati sono ancora più
allarmanti. Nel 1998 in Italia sono circa 15mila con uno scarto
di percentuale altissimo rispetto ai primi anni in cui e
comparsa la malattia. Se nel 1982 se ne contavano solo pochi,
nel 1990 si era gia arrivati agli oltre 3mila casi fino ai 5700
del 1995. Come da specchietto, la regione più colpita e la
Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. La
Campania e passata c’e fiducia non c’e paura. Pero la
fiducia va costruita anche facendo cose difficili e tenendo
presente che nessuno salva un altro, ma ci si salva da soli con
gli altri."
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità,
denuncia un’alta mortalità del morbo, che si aggira intorno
al 70%. Tuttavia, se non si riesce ad individuare una cura, la
medicina comincia a progredire per terapie in grado di allungare
la vita del malato. Nel 1985 gli ammalati di AIDS che riuscivano
a sopravvivere oltre i due anni dall’insorgere della malattia
era- no solo il 14% passato al 30% nel 1988, fino al 40nell’agosto
1990 e al 60% circa del 1998.
Contro I’AIDS se si e bene informati sul-
le sue vie di trasmissione, e possibile cautelarsi. Non a caso
uno degli slogan più riusciti nella campagna di prevenzione e
"AIDS, se lo conosci non ti uccide". Ogni tanto studi,
ricerche, sperimentazioni, scoperte di nuovi vaccini, ridanno
speranza di blocca- re il flagello. E’ il caso recente della
nuova proteina italiana positivamente testata sulla scimmia.
Margherita Ermenelgildo
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