LA TORRE     pag. 5

 13 gennaio 2006            Sta come Torre ferma che non crolla già mai la cima per soffiar dei venti

E' PAZZA LA MUCCA
O L'UOMO?

Giorno dopo giorno ci si dibatte intorno alle "mucche pazze" e a strategie difensive per l’uomo contro un pericolo da lui stesso creato. La malattia delle mucche europee, analogamente a quanto può dirsi per lo scandalo dei "polli alla diossina", e solo la punta di un iceberg. Alla base c’e una questione antica e quanto mai attuale, una realtà agghiacciante più o meno celata a causa dei forti interessi economici in gioco, una sensazione che non può essere espressa a parole, soprattutto quando a provarla sono animali che non parlano il nostro linguaggio: la sofferenza.

Ma ora che siamo anche noi a pagare le conseguenze delle nostre scelte, ora si, che se ne parla! Si parla del morbo di Creuzfeldt-Jacob che provoca l’encefalopatia spongiforme bovina, di rischi per l’economia, oltre che per i consumatori; gli allevatori dal canto loro protestano, amministratori e politici si affannano e ii ’quisque de populo’ si considera la vera vittima.

Ma perché non si parla anche degli allevamenti intensivi, delle condizioni in cui sono condannati a "vivere" (ma si può onestamente chiamare vita?) centinaia di milioni di animali, creature sensibili come noi? Perché non parliamo dei trasporti, delle batterie di galline ovaiole e dello sfruttamento intensivo delle mucche da latte? Oppure delle conseguenze deleterie che questi allevamenti producono sull’ambiente?

E, infine, perché non si dice la verità: Di tutta questa storia i veri responsabili siamo noi, con i nostri metodi di sfrutta- mento "razionale" delle risorse naturali. La gente di tutto questo sa poco e, nelle faccende di casa nostra, i problemi vengono trattati solo quando diventano emergenze, quando fanno "notizia". E’ il momento di dirla tutta: l’allevamento intensivo e il risultato della utilizzazione di metodi industriali ispirati alla ottimizzazione dello spazio e del tempo, allo scopo di ottenere la maggiore quantità di prodotto a fronte del minor costo possibile.

L’animale come creatura vivente e gia estinto, rimpiazzato da un prodotto, il risultato finale della catena di montaggio. A provare ciò, anche se non ce ne sarebbe bisogno, e stato oggi il primo servizio del TG1 delle 13:30, nel quale si parlava di "distruzione" delle mucche malate, quasi che fossero solo pezzi difettosi. Le considerazioni etiche che sorgono, sono tutte imperniate sull’interrogati- vo se gli animali abbiano o no il senso del futuro e se abbiano delle aspettative di vita e di benessere; ma le questioni morali restano di esclusivo appannaggio dei teorici e sarebbe utopia credere che l’intera umanità voglia modificare le proprie abitudini alimentari sulla base di queste pur valide considerazioni. Quello che si può sperare di ottenere e il maggior rispetto dell’animale destinato ad alimentare l’uomo. Esistono gia molti sistemi di allevamento alternativi a quello tradizionale.

In Olanda e in Gran Bretagna viene praticato l’allevamento in gruppi, che consente anche il pascolo all’aperto; vi sono poi i sistemi "estensivi", cioè degli impianti semi-aperti o sull’erba. E, soprattutto, la possibilità di pensare nuovi metodi, forse più costosi, ma anche più corretti dal punto di vista morale. "La mucca pazza" può essere un’occasione per riflettere sul nostro stile di vita come uomini, e per dare l’avvio ad un rinnovato rapporto con gli altri animali: non più sotto il profilo produttivistico, bensì sotto quello etico. (O.S)

DROGA E AIDS
anche dei paesi vesuviani

A nulla son valsi sinora ricerche, né inchieste, articoli, dossier, testimonianze. I consumi di droga aumentano, e con esso le morti. Secondo dati diffusi dal Ministero dell’ Interno, i tossicomani in cura nel nostro Paese secondo casi diagnosticati sono più di 45mila. Dati parziali cui vanno aggiunti i "clandestini", cioè quanti sinora rifiutano approcci terapeutici, e che, secondo stime recenti, sono oltre 150mila. Un vero e proprio esercito. Eppure queste cifre sembrano passare in secondo piano di fronte al "Flagello Biblico", alla "Peste del 2000",specie nei paesi del 3" Mondo, come e stata definita I’AIDS ( Acquired Immuno- Deficiency Syndrome). Qui, se possibile, i dati sono ancora più allarmanti. Nel 1998 in Italia sono circa 15mila con uno scarto di percentuale altissimo rispetto ai primi anni in cui e comparsa la malattia. Se nel 1982 se ne contavano solo pochi, nel 1990 si era gia arrivati agli oltre 3mila casi fino ai 5700 del 1995. Come da specchietto, la regione più colpita e la Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. La Campania e passata.

A nulla son valsi sinora ricerche, né inchieste, articoli, dossier, testimonianze. I consumi di droga aumentano, e con esso le morti. Secondo dati diffusi dal Ministero dell’ Interno, i tossicomani in cura nel nostro Paese secondo casi diagnosticati sono più di 45mila. Dati parziali cui vanno aggiunti i "clandestini", cioè quanti sinora rifiutano approcci terapeutici, e che, secondo stime recenti, sono oltre 150mila. Un vero e proprio esercito. Eppure queste cifre sembrano passare in secondo piano di fronte al "Flagello Biblico", alla "Peste del 2000",specie nei paesi del 3" Mondo, come e stata definita l’AIDS ( Acquired Immuno- Deficiency Syndrome).

Qui, se possibile, i dati sono ancora più allarmanti. Nel 1998 in Italia sono circa 15mila con uno scarto di percentuale altissimo rispetto ai primi anni in cui e comparsa la malattia. Se nel 1982 se ne contavano solo pochi, nel 1990 si era gia arrivati agli oltre 3mila casi fino ai 5700 del 1995. Come da specchietto, la regione più colpita e la Lombardia, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Piemonte. La Campania e passata c’e fiducia non c’e paura. Pero la fiducia va costruita anche facendo cose difficili e tenendo presente che nessuno salva un altro, ma ci si salva da soli con gli altri."

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità, denuncia un’alta mortalità del morbo, che si aggira intorno al 70%. Tuttavia, se non si riesce ad individuare una cura, la medicina comincia a progredire per terapie in grado di allungare la vita del malato. Nel 1985 gli ammalati di AIDS che riuscivano a sopravvivere oltre i due anni dall’insorgere della malattia era- no solo il 14% passato al 30% nel 1988, fino al 40nell’agosto 1990 e al 60% circa del 1998.

Contro I’AIDS se si e bene informati sul- le sue vie di trasmissione, e possibile cautelarsi. Non a caso uno degli slogan più riusciti nella campagna di prevenzione e "AIDS, se lo conosci non ti uccide". Ogni tanto studi, ricerche, sperimentazioni, scoperte di nuovi vaccini, ridanno speranza di blocca- re il flagello. E’ il caso recente della nuova proteina italiana positivamente testata sulla scimmia.

                                    Margherita Ermenelgildo