Per le difficoltà derivanti dal primo conflitto mondiale, la Banca di
Torre apre persino spacci per la vendita al pubblico di generi
alimentari e di prima necessita, per poter combattere la speculazione,
operando nell’interesse della collettività.
Seguono anni bui, con la crisi economica del 1921 ed i fallimenti di
prestigiosi istituti di credito nazionali. La Banca di Torre del Greco,
impegnata nell’opera di ricostruzione, incoraggia i cantieri navali,
le imprese commerciali e le industrie: con amore e competenza supera gli
ostacoli che trova sul proprio cammino.
Anche la Banca d’Italia se ne accorge e plaude al piccolo Istituto,
che nel frattempo riordina più razionalmente i propri servizi bancari e
si da un indirizzo più spiccatamente commerciale. Organizza servizi con
1’estero per favorire i commercianti torresi del corallo, sostenendo
nel contempo quelle aziende sane che attraversano periodi di temporanea
difficoltà.
Finanzia gli armatori nei periodi più difficili e continua ad occuparsi
di opere di beneficenza, con aiuti ai cittadini bisognosi ed alle
istituzioni caritatevoli della città.
Nemmeno il crollo di Wall Street, nel 1929, riesce ad incrinare la sua
salute. Nel bilancio del 1930 si vanta un utile netto « superiore a
quello dell’esercizio 1929, senza alcuna perdita».Il 1941 e un cupo
anno di guerra, ma gli uomini di quella che ora si chiama « Banca di
Credito Popolare » devono fare i conti con un avvenimento che per essi
e altrettanto grave: un ammanco di cassa.
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L’episodio e significativo perché mette in primo
piano la personalità e lo spirito d iniziativa degli amministratori e
dei depositanti: questi ulti- mi, pur di ripianare al più presto la
perdita e non compromettere il nome di una società immacolata, si
autotassano, offrendo spontaneamente il 10% dei propri depositi; «
qualcuno - si legge in bilancio - fino al sacrificio totale dei
risparmi».
Negli anni Cinquanta, passata la bufera bellica, 1’Istituto provvede
ad aumentare il capitale sociale per correggere la sproporzione tra
patrimonio sociale e mezzi amministrati. Nel decennio successivo,
risente anch’esso felicemente del « miracolo italiano », che
favorisce la Banca più di quanto non faccia la città che la ospita. «
A Torre del Greco », si legge nel bilancio di quegli anni, « il boom
economico non ha effetti altrettanto benefici a causa della persistente
carenza di iniziative industriali locali».
La Banca, tuttavia, continua a finanziare le attività marinare e quelle
edilizie, «affiancando le imprese medie e piccole ed i modestissimi
proprietari e i piccoli soci che hanno avuto bisogno di ampliare o
riparare le loro proprietà». La massa fiduciaria e gli impieghi del
denaro raggiungono quote senza precedenti. Si inaugura- no nuove
filiali, a Castellammare e a Resina; la Banca di Credito Popolare si
avvia, insomma, a consolidarsi come un piccolo e moderno istituto sor-
retto dalla «grande fiducia dei risparmiatori torresi». |