L'economia torrese       pag. 3


Bilancio al 31 dicembre 1988

Per le difficoltà derivanti dal primo conflitto mondiale, la Banca di Torre apre persino spacci per la vendita al pubblico di generi alimentari e di prima necessita, per poter combattere la speculazione, operando nell’interesse della collettività.
Seguono anni bui, con la crisi economica del 1921 ed i fallimenti di prestigiosi istituti di credito nazionali. La Banca di Torre del Greco, impegnata nell’opera di ricostruzione, incoraggia i cantieri navali, le imprese commerciali e le industrie: con amore e competenza supera gli ostacoli che trova sul proprio cammino.
Anche la Banca d’Italia se ne accorge e plaude al piccolo Istituto, che nel frattempo riordina più razionalmente i propri servizi bancari e si da un indirizzo più spiccatamente commerciale. Organizza servizi con 1’estero per favorire i commercianti torresi del corallo, sostenendo nel contempo quelle aziende sane che attraversano periodi di temporanea difficoltà.
Finanzia gli armatori nei periodi più difficili e continua ad occuparsi di opere di beneficenza, con aiuti ai cittadini bisognosi ed alle istituzioni caritatevoli della città.
Nemmeno il crollo di Wall Street, nel 1929, riesce ad incrinare la sua salute. Nel bilancio del 1930 si vanta un utile netto « superiore a quello dell’esercizio 1929, senza alcuna perdita».Il 1941 e un cupo anno di guerra, ma gli uomini di quella che ora si chiama « Banca di Credito Popolare » devono fare i conti con un avvenimento che per essi e altrettanto grave: un ammanco di cassa.

L’episodio e significativo perché mette in primo piano la personalità e lo spirito d iniziativa degli amministratori e dei depositanti: questi ulti- mi, pur di ripianare al più presto la perdita e non compromettere il nome di una società immacolata, si autotassano, offrendo spontaneamente il 10% dei propri depositi; « qualcuno - si legge in bilancio - fino al sacrificio totale dei risparmi».
Negli anni Cinquanta, passata la bufera bellica, 1’Istituto provvede ad aumentare il capitale sociale per correggere la sproporzione tra patrimonio sociale e mezzi amministrati. Nel decennio successivo, risente anch’esso felicemente del « miracolo italiano », che favorisce la Banca più di quanto non faccia la città che la ospita. « A Torre del Greco », si legge nel bilancio di quegli anni, « il boom economico non ha effetti altrettanto benefici a causa della persistente carenza di iniziative industriali locali».
La Banca, tuttavia, continua a finanziare le attività marinare e quelle edilizie, «affiancando le imprese medie e piccole ed i modestissimi proprietari e i piccoli soci che hanno avuto bisogno di ampliare o riparare le loro proprietà». La massa fiduciaria e gli impieghi del denaro raggiungono quote senza precedenti. Si inaugura- no nuove filiali, a Castellammare e a Resina; la Banca di Credito Popolare si avvia, insomma, a consolidarsi come un piccolo e moderno istituto sor- retto dalla «grande fiducia dei risparmiatori torresi».