L'economia torrese       pag. 2

A 12 km. da Napoli, e suo estremo limite orientale, Torre del Greco vive la sua stagione felice. Proprio nel 1888, sfidando i disagi ed i pericoli di un viaggio avventuroso, un intraprendente «corallaro» torrese mette piede in Estremo Oriente, alla ricerca del prezioso corallo giapponese ed inizia la nuova fase di internazionalizzazione delle aziende torresi legate all’industria del corallo
« Torre del Greco non e più la Torre del Greco che fu distrutta nel 1794 dall’eruzione del Vesuvio», scrivono Giuseppe e Francesco Castaldi nella loro storia della cittadina vesuviana, pubblicata nel 1890.
Ed infatti il connubio tra artigia nato ed industria si fortifica per 1’ingegnosità di uomini risoluti, ricchi di spirito di iniziativa, che operano per rendere prospera e fiorente la loro città.

Le attività marinare, il turismo balneare, 1’industria e la pesca del corallo fanno di Torre del Greco una città vivace, al tempo stesso industriale e commerciale.
La arricchiscono, inoltre, la Scuola Nautica, la Scuola di Musica e, soprattutto, la « Scuola di incisione sul corallo e di Arti Decorative e Industriali», creata per migliorare il livello qualitativo della produzione del corallo, con 1’insegnamento della lavorazione artistica.
E proprio la scoperta di nuovi banchi coralliferi in Sicilia, e la conseguente abbondanza di materia prima introdotta sul mercato, a determinare la caduta della domanda, tanto che il governo e costretto ad emanare un provvedimento che vieta la pesca del corallo nei giacimenti siciliani.
La crisi, naturalmente, investe nel complesso 1’economia torrese, con la saturazione del mercato e la paralisi completa delle lavorazioni, gettando sul lastrico centinaia di operatori locali.

E nei periodi di crisi che un istituto di credito, fondato sul concreto ideale della cooperazione, riesce a svolgere la propria azione ed a svilupparsi con un’amministrazione oculata e coraggiosa. Proprio in quel difficile momento la «Società anonima cooperativa » crea il proprio spazio vitale, finanziando operatori in difficoltà, gli agricoltori e gli artigiani.


              Firme dei soci fondatori - fine 800
Con il passare degli anni la Banca si lega sempre di più alla vita della città, fino a diventare «buona madre di ogni attività torrese», come viene definita in molti ambienti.
Anzi, « non ha mai trascurato nulla che potesse giovare ai nostri concittadini; tutta la sua attività e stata spesa nell’interesse esclusivo di Torre del Greco, tutti i depositi ricevuti in ogni tempo sono rimasti a Torre del Greco ». Cosi si legge in uno dei tanti, precisi bilanci che soltanto in apparenza sono aridi resoconti di vita societaria mentre, dietro le righe ed i conti, manifestano la fede profonda e le speranze che animarono gli amministratori.
Quei bilanci sono finestre sulla storia dei primi anni del XX secolo: vi si legge del terremoto di Messina del 1908 e degli aiuti che la Banca elargì in favore dei sinistrati, della lettera del 1912 con cui il Ministro degli Interni ringrazia la Banca per le offerte ai profughi italiani espulsi dalla Turchia; dei disagi della Grande Guerra e dell’assistenza apportata ai soldati che combattevano al fronte.