Le Vie del corallo - Marocco e Algeria - pag.11


                                        Donna dei Mesguita

e dietro contributo in corallo. Nondimeno, dopo la soppressione della Compagnie nelle acque algerine il predominio divento italiano. Nei primi decenni dell’Ottocento si contavano più di 200 coralline di Torre del Greco. Alla meta del secolo la quasi totalità degli armatori e pescatori erano torresi, attirati come resi- denti nella colonia francese da vari incentivi, non ultimi l’esenzione del servizio di leva e le agevolazioni fiscali. In quel periodo l’Italia acquistava il grezzo migliore e Torre del Greco assunse un ruolo primario nell’artigianato del corallo. La selezione veniva fatta per qualità: corallo morto (Molaguasta), frammenti di corallo (Terraglia), corallo di pasta dura e fine (Roba viva), corallo rosa (Pelle d’angelo) e corallo nero. Da cento chili di greggio algerino veniva prodotta la meta di corallo lavorato e qualche chilo per la «bijuteria fine». II resto del «corallo volgare» era destinato al mercato africano. II greggio non era lavorato in Barbaria, tranne che per le «scaglie» tagliate da ebrei arrivati da Livorno nel XVIII secolo. La maggior parte del corallo era inoltrata a Marsiglia, Genova, Livorno e naturalmente a Torre (che in poco tempo accentro le attivita di lavorazione delle altre città) per essere trasformata e riesportata in tutto il Mediterraneo. Nell’ultimo quarto dell’Ottocento, dopo la scoperta dei banchi corallini di Sciacca, ditte torresi si organizzarono per vendere i loro stock in Algeria, stabilendo succursali nelle maggiori città. Nei documenti doganali algerini di fine ’800 sono indicate importazioni dall’Italia per più di tre tonnellate di corallo lavorato. Tuttavia il corallo preferito dal mercato maghrebino
rimaneva il rosso vivo che, pescato in Africa, era lavorato in Italia e riesportato. L’Algeria e il Marocco assorbivano la maggior parte dei rami di corallo forati da parte a parte, detti «mahometti» (corruzione di Mohamedi, «musulmani») che le donne utilizzavano nelle collane o in fasce frontali. L’approvvigionamento del grezzo algerino subì un rapido declino dell’inizio del Novecento con l’importazione del corallo dal Giappone. Eccezion fatta per piccole quantità di pescato, il grezzo maghrebino venne progressivamente sostituito da quello orientale nella lavorazione e commercializzazione delle ditte torresi. Attualmente il «rosso di Barberia» viene pescato in Marocco, Algeria e Tunisia seguendo oscillazioni determinate da divieti e parziali concessioni legislative.