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Le Vie del corallo - Marocco e Algeria - pag.10 |
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I pescatori di Torre del Greco, che vantavano una secolare tradizione nella pesca del corallo, attratti dai tesori dei mari africani, iniziarono nel 1780 lo sfruttamento dei ricchi banchi corallini presso l’isola di Galita, sulla costa tunisina. Da qui continuarono ad approvvigionarsi negli anni successivi, spingendosi parecchie miglia ad est. I torresi dovevano guardarsi dai corsari turchi e barbareschi nonché dalla Compagnie Royale che osteggiava tutti i pescatori stranieri, affermando il suo monopolio sulla pesca del corallo. Ingaggiati dalla Compagnia, i torresi, insieme a corsi e catalani, dovettero accettare rigide normative a loro sfavorevoli. Nello stesso 1780 i torresi inviarono una supplica ai Borbone per mettere fine a controversie e regolamentare la pesca e il commercio del corallo. Tale petizione porto, dieci anni dopo, alla promulgazione del cosiddetto Codice Corallino, che tuttavia non ebbe gran efficacia d’attuazione. Quando nel 1794 I’Agence d’Afrique sostitui la Compagnia, le coralline italiane ebbero concessione di pesca, solo se battenti bandiera francese |
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