Le Vie del corallo - Marocco e Algeria - pag. 9

Le coste dell’Africa nord occidentale, che gli Arabi definirono Maghreb («occidente» appunto), possiedono ricchi banchi corallini che fin dai tempi antichi fornirono materiale utilizzato nell’ornamentazione, oggetto di pesca e di commerci fin dall’antichità. Della lunga e articolata storia di eventi che attestano tali attività, prenderemo in considerazione qui solo alcuni passaggi significativi, per lasciare una più ampiatrattazione al volume che seguirà la mostra. Nel Medio Evo numerosi furono gli autori arabi che riferiscono di giaci- menti corallini situati nelle regioni di Ceuta, nel Marocco settentrionale, di Bone e di Marsa al Kharez (le odierne Annaba e La Calle sulla costa algerina) e nell’isola di Tabarca, tra Tunisia e Algeria. II magrebino Al- Tifast nel XIII secolo ribadisce che il marjan, termine arabo per indicare il corallo, e pescato a «...Marsa Al Kharez nel Mare d’Africa in grandi quantità». II porto, rinominato Marsacares dai cristiani, fu per secoli il centro di raccolta e vendita di pregiati coralli, smistati verso i paesi europei e orientali. Dal XV secolo lo sfruttamento delle coste barbaresche passo sotto la gestione di compagnie commerciali europee che, dietro pagamento di un canone annuale ai potentati locali, mette- vano a profitto le migliori zone di raccolta di Marsacares e Tabarca. Per piu di tre secoli catalani, genovesi, provenzali, siciliani e armatori ebrei, che concedevano il denaro necessario ad attrezzare le barche da pesca, si alternarono tra rivalità ed alleanze nel controllo mercantile. Per le compagnie europee, la raccolta del corallo fu l’occasione per fissare anche insediamenti portuali e commerciali utilizzati per l’esportazione d’altre merci.
Nel XVI secolo l’egemonia sul commercio e la pesca dei coralli si gioco soprattutto tra francesi e genovesi. Intorno al 1540 le famiglie genovesi dei Lomellini e dei Grimaldi si aggiudicarono lo sfruttamento del banco di Tabarca. Nel 1561 due marsigliesi, Thomas Lenche e Carlin Didier, fondarono una stazione vicino a Bone con il nome di «Bastione di Francia» che nel 1604 venne ceduta in proprieta al cardinale Richelieu, insieme a La Calle, il Capo Rosa, Bone e Capo Negro con la concessione alla Francia del monopolio di pesca e commercio del corallo. Da allora la storia del Bastione segui le vicissitudini delle relazioni tra Francia e gli Stati Barbareschi. L’inserimento francese in Africa culmino nel 1741 con la costituzione della Compagnie Royale d’Afrique, che control- lava i traffici dell’Africa mediterranea, e con I’allontanamento dei genovesi dopo due secoli di presenza nella zona. II Settecento fu uno dei periodi di maggiore richiesta del corallo. Nel 1717 il Dey d’Algeri invio al sultano di Costantinopoli, tra le altre regalie, anche 75 rosari in corallo. Nel XVIII secolo era usanza regalare rosari in corallo ai regnanti musulmani insieme a lunghi fucili e pi- stole, incrostati di corallo. La pratica si estese ai doni inviati a sovrani cristiani. Le pistole e gli archibugi prodotti in Algeria e Marocco, decorati in argento, corallo e madreperla, vennero regalati al re di Napoli ed entrarono a far parte della Reale Armeria Segreta, oggi custodita al Museo Nazionale di Capodimonte. Questi regali preziosi furono veicolo di stili ed ele menti decorativi che di certo influenzarono il gusto artistico dei paesi in contatto tra loro.