L’AMBULATORIO
DELLA
CARITA’
Cap. VIII
Georgina, Georgiona dopo, nacque nel popoloso
quartiere di Pianura una cinquantina d’anni fa. La sua famiglia per
tirare a campare spaccava la lira, come si suole dire nel popolo. Crebbe
e si nutrì soltanto di carboidrati, di pasta e pane; la carne o il
merluzzo non vide mai.
Alta un metro e mezzo, pesava cento e più chili. Avuto il primo
mestruo, sposò l’uomo, che violentava le sue bambine e se la giocò a
carte. Da tredici anni a venti subì "violenza" mille volte,
nessuno la difese e l’aiutò.
Lei camminava per la città con i figli, che non potevano nutrirsi.
Un anziano con la madre paralitica le dette ospitalità e, dopo la
morte, le lasciò l’appartamentino. Cominciò ad elemosinare. L’ennesimo
uomo si presentò, la possedette e si fermò nella sua baracca, ma era
già sposato e malato di diabete mellito, alimentare.
Geloso e manesco, l’amante controllava la ragazza, senza alcun
sostentamento. Uno dei figli cominciò la professione del ladro e finì
in galera. Un altro morì sul lavoro mentre preparava i fuochi d’artificio.
Lei si prostituì, tentò il suicidio, s’ubriacava e s’ammalò d’epatite
virale. L’ultima figlia, uscita dal collegio, si presentò alla madre,
chiedendo ospitalità per sé e per la sua amante. Si, era omosessuale e
pretendeva che la madre assistesse alle sue prestazioni. Fu cacciata da
casa. La sorella di Giorgina e il figlio con la moglie furono uccisi in
un agguato di camorra.
Oggi la donna frequenta l’Ambulatorio della Carità, raccoglie abiti,
cibi, qualche soldo e una parola buona.
Vi siete chiesti quante Giorgine sono nel mondo? Senza casa, senza
soldi, malate, che finiscono nella rete dell’organizzazione mondiale
della prostituzione. Aiutiamole, non aspettiamo che la globalizzazione
sia solo politica e si abbandonino gli indigeni. Grazie in nome di
Georgina e delle tante Giorgine, che affollano il mondo.
Nella piazza di S. M. La Nova di Napoli, nella chiesetta, l’Ambulatorio
della carità raccoglie indumenti smessi, medicinali e cibo. Che medici
e infermiere volontari distribuiscono agli extracomunitari e ai
napoletani, che non hanno casa, coperte e soldi per le strade, ai
semafori, nelle abitazioni fatiscenti. Casi disperati frequentano l’Ambulatorio
per un pantalone, una pillola, una busta di latte. Io credo che le
autorità sappiano che una persona, che è ospitata in Italia abbia
bisogno di essere assistita con lavoro, amore, vestito. Una donna,
affetta da cardiopatia ed elefantiasi chiede farmaci e lettera di
presentazione per un alloggio al coperto, perché dorme sulle panchine
della villa comunale; un uomo chiede scarpe, perché le sue sono bucate.
Una coppia malata è davanti alla chiesa di Caravaggio. I cartoni,
appoggiati sul tavolo, su cui è scritto: povero, fame, straniero,
invitano ad aiutare. Rosaria compra la garzina per togliere i punti di
sutura alla bambina rumena, Maria cerca di recuperare e sistemare i
pochi farmaci, donati da privati e tenta un elenco; Elisa, Annamaria,
Mariolina offrono la loro bontà. Intanto, fuori il commercio di carne
umana è una spettacolo, che non ha niente di bello, anzi è indecente.
Essi, i politici, viaggiano in auto blindate e con scorta armata. Che
importa se i poveri vergognosi patiscono la fame. Sono soltanto feccia…I
nostri assistiti non ricevono tutto, anzi niente. La mia proposta sempre
valida è dedicarsi alla politica gratuitamente e con gli stipendi del
Parlamento dare indumenti, cibo ai poveri d’Italia. Parlo da uomo
fuori del mondo. Il momento politico, forsennato, folle, non aiuta la
gente, che vive male, dorme sopra i marciapiedi, nei vagoni della
stazione ferroviaria e sotto i portici delle gallerie. Non si viene in
Italia solo ad elemosinare: si potrebbe nel proprio Paese. Ma questo
discorso interessa la delinquenza nei vari settori ! La Partitocrazia
distrugge sempre più il popolo, con violenza e prepotenza. Il popolo
subisce lo straniero per le strade, ai semafori, nelle abitazioni,
mentre il divertimento è la guerra dei popoli.
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