Lo schiaffo
Italo Sarcone
Cap. V
Tutto ebbe inizio da uno schiaffo.
Un gesto che a nessuno piace compiere, perché non è certo un gesto
simpatico.
Ma talvolta scaturisce nostro malgrado, quasi strappato alla mano che
prude.
Nel caso di Franco Penza, l’eco di uno schiaffo si ripercosse sulla
sua intera esistenza.
Lo schiaffo fu quello che suo padre, quando Franco era appena nato,
collocò, forse a ragione, forse a torto, ai posteri la sentenza, sul
viso del proprio diretto superiore, quando lavorava presso …
Eppure fra i due, Giuseppe e il suo superiore, esisteva un’amicizia a
prova di bomba, tanto che Giuseppe aveva svolto in favore dell’altro
un compito molto delicato, presentando da parte di lui la richiesta di
matrimonio alla donna da lui amata.
Poi, lo schiaffo.
La cosa andò così. Giuseppe aveva dato a dei poveri cristi un po’ di
carbone, attingendolo alle scorte dell’ospedale, perché potessero
cucinare qualcosa e scaldarsi. Fidando nella sua buona fede, non aveva
neppure pensato a chiedere il permesso, probabilmente ritenendo che per
un’azione caritatevole non c’è bisogno alcuno di permessi.
Ma il superiore non la pensava in questo modo: rimproverò aspramente
Giuseppe che non capì la reazione dell’amico; in fondo, lui, quel
carbone non lo aveva sottratto per sé. Nonostante tutto, il superiore
gli affibbiò una multa. A questo punto Giuseppe non ci vide più e
appioppò all’amico un sonoro ceffone.
Abbiamo detto che l’amicizia fra i due era a prova di bomba; non a
prova di schiaffo, evidentemente.
Il superiore fece licenziare Giuseppe, che si vide all’improvviso,
letteralmente, non metaforicamente, sbattuto in mezzo a una strada.
Ho raccontato la storia così come Franco me l’ha raccontata una sera;
anche a lui l’hanno raccontata, perché, l’abbiamo detto, a quel
tempo era appena nato: l’episodio faceva ormai parte degli annali
della famiglia e, per le sue conseguenze, non poteva essere certo
dimenticato.
Fin dal primo momento in cui l’ascoltai, mi sembrò di assistere lo
scontro, che in sé, nonostante le modeste dimensioni, ha qualcosa di
epico: non parlo solo del fatto che da esso fu condizionata la vita di
due generazioni, ma dell’urto di due mentalità, che nella storia
continuamente si sono contrapposte, si contrappongono e sempre si
contrapporranno: l’una attenta nell’applicare rigidamente le norme
della burocrazia e del governo in carica, credendo di "fare il
proprio dovere", l’altra preoccupata di ascoltare la voce della
coscienza, che suggerisce qual è il "vero dovere". Non mi fu
difficile comprendere anche le "ragioni" del superiore, che si
era sentito tradito nella fiducia accordata a Giuseppe. Questi d’altro
canto non poteva capire perché l’amico non approvasse un naturale
gesto di umana solidarietà: questo stupore si tradusse in uno schiaffo
che, per il superiore, rappresentò un vero e proprio atto di rivolta
nei confronti dell’autorità costituita. A questo punto il dissidio
era divenuto insanabile: non si dimentichi che l’episodio accadde
nella società rigidamente gerarchizzata del Ventennio.
Forse, prendere la decisione di denunciare Giuseppe e farlo mettere alla
porta dovette costare non poco anche all’altro, che credeva di
"fare il proprio dovere". È in ogni caso certo che neanche a
lui, in seguito, la vita andò bene. Per una sorta di nemesi, qualche
tempo dopo, cominciarono anche per lui una serie di problemi che gli
rovinarono l’esistenza.
Non mi sembra il caso di distribuire torti e ragioni; ma mi viene
naturale una considerazione. Nel corso della storia, tra i sostenitori
della coscienza si annoverano dei martiri. Di contro, spesso, tra i
sostenitori del dovere e della norma ci sono i persecutori.
Considerazioni
LO SCHIAFFO DEI POLITICI
Un orrore la legge proporzionale delle elezioni per
la Camera e il Senato della Repubblica.
L’elettore non può esprimere preferenze nominative ma solo
simboliche. Prima di votare, già sono stabiliti gli eletti dai partiti.
Il cittadino non sceglie più i suoi rappresentanti o credeva che
fossero, in una fase pleonastica della sua esistenza. Ma li ha mai
scelti? Sento in bocca il sapore di governi autoritari, apparenti
democrazie con oligarchie prestampate. Che significato ha votare un
segno e non un candidato? La soluzione è una fregatura per i cittadini.
La nostra democrazia è un colabrodo per la gente comune; per gli
intrallazzatori è un colossale affare. Come la guerra, la
prostituzione, i clandestini, la droga. Ho scritto sempre:"Cambiamo
almeno gli uomini al potere!" Adesso dico:"Via gli
inetti!" Oggi lo schiaffo l’abbiamo ricevuto tutti. I politici
hanno abusato della umana pazienza, pensando di essere i padroni del
mondo. Lo schiaffo del ricco al povero è diventato più sonoro. Ma,
vivaddio, dice la mia vicina di casa."Sanno che debbono morire
anche loro?" Lo sanno e la paura li incattivisce sempre di più.