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Anno III |
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La compagnia Majkovskji di Gianfranco Oliviero |
con interazione tra gli
artisti e il pubblico in platea. Usavamo giochi come il lancio delle
mongolfiere quando operavamo all’aperto, l’utilizzazione di tute e
calzamaglie aderenti per articolare il corpo degli attori e provocavamo
spettatori e maestranze. All’aperto, nei cortili, nelle scuole e negli
spazi messi a disposizione, la compagnia Majkovskji interagiva e si
mischiava magicamente con il pubblico. Non c’era più chi agiva e chi
guardava, ma vi era un unico afflato emotivo. |
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Per accedere al palcoscenico ci s’incamminava in un bel viale alberato; a destra si poteva notare l’abitazione del pastore e, più in là, la scuola |
luterana, che si apriva su
di un ampio cortile. A sinistra c’era la chiesa e sotto di essa il
piccolo teatro. Erano gli anni fulgidi dei teatri nei garages.
Utilizzavamo quel cortile per preparare le macchine teatrali, che
servivano per la messainscena degli spettacoli. |
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Il
disagio mentale e la società di Lucio Bonelli I pensieri di chi ha vissuto la difficoltà psichica nel mondo contemporaneo Oggi,
secondo me, ci sono più persone consapevoli di soffrire per un disturbo
mentale. Questo è dovuto anche alla legge 180 che abolendo i manicomi ha
reso più sensibili i medici di famiglia nell’individuare queste
malattie. |
di massa presentano frequentemente
questi sofferenti solo nelle loro occasionali
manifestazioni violenti, dovute spesso a depressione del
tono dell’umore. Io credo che questo modo di raccontare la malattia
mentale non rende appieno gli sforzi che molti pazienti attuano per
integrarsi nella società. In sostanza i malati sono le vere vittime di un
modo di pensare iniquo, che nonostante i "paroloni" e le buone
intenzioni asserite, sono giudicati da più persone ancora con paura e
disprezzo, o peggio, addirittura derisi. |
può capitare a chiunque nella vita,
anche improvvisamente nel migliore benessere possibile.
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