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Educazione
alla pace
Per
vivere in pace bisogna educare alla conciliazione
di Cristina
Tarallo |
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con la
sopraffazione, provocando la morte di tante povere vittime.
Per realizzare in un domani la pace nel mondo, speriamo quanto più vicino
possibile, è indispensabile che si realizzi, a mio avviso, prima nel
nostro "piccolo". Bisogna che tutti noi impariamo a comunicare
con chiarezza, ad avere un dialogo costruttivo e non egoistico, ed essere
di buon esempio per i bambini: gli uomini del domani.
Soltanto realizzando questi presupposti gli individui capiranno che, come
un fiore per crescere bene ha bisogno di amorevoli cure, così la pace
deve essere coltivata e desiderata, giorno per giorno. Essa non deve
essere un rimedio alla guerra, ma un bisogno interiore, che nasce dal
voler vivere meglio con se stessi e gli altri. |
Una
pace duratura dopo que-st’ultima guerra in Iraq, sembra ormai non
essere presa in considerazione dagli uomini, in quanto la ritengono una
qualche cosa d’irraggiungibile: una vera e propria utopia.
Eppure si sa che la pace è in-dispensabile per vivere bene. Allora mi
chiedo: come si potrebbe far capire |
alle persone che la pace la si può realizzare, mentre
la guerra la si deve sconfiggere?
Io credo che la risposta sia una "campagna educativa alla pace".
Occorre insegnare ai bambini, sia nelle famiglie, sia nelle scuole, quanto
è dannosa la guerra; essa ha sempre risolto i problemi in modo sbagliato
e |
Era
l’alba del 20 Marzo 2003, un giorno come tanti altri, quando aerei
americani ed inglesi, sorvolando Baghdad, sganciarono le prime micidiali
bombe sulla città, seminando terrore e morte. In un attimo fu l’apocalisse,
la guerra da nessun popolo desiderata era iniziata. Le forze alleate di
terra, avanzando come un rullo compressore, giunsero alle porte della
capitale irachena pronte per l’attacco finale lasciando alle loro spalle
distruzione, terrore e morte.
Un gatto che rincorre un topo, la leggenda di Davide contro Golia o
peggio, un uomo che fa a botte con un bimbo, questo sembrò essere il
giudizio unanime del mondo verso questa guerra, ma, pur avendo provato in
tutti i modi possibili, nessuno, neanche il Santo Padre riuscì ad
evitarla.
E’ proprio vero, dopo una conflitto bisogna sempre aspettarsi le
conseguenze di esso, e cosa ci ha portato questa guerra? E’ difficile
quantificare le molteplicità di danni che questo scontro violento ha
arrecato, ma certamente, a parte quelli materiali causati dagli attacchi
aerei, i preoccupanti sono quelli psichici di cui soffrirà gran parte del
popolo Iracheno, in special modo i bambini, che probabilmente per tutto il
resto della loro vita saranno tormentati dal terrore delle bombe, dalle
urla disperate della gente in fuga, dalle immagini agghiaccianti d’innocenti
dilaniati dai bombardamenti. Sono loro, i bambini, le vere vittime di
questa triste guerra.
Un altro danno considerevole che questa conflitto ha, secondo me,
provocato, è l’accentuarsi dell’odio dei popoli orientali verso gli
occidentali, la probabile loro coalizione futura contro l’occidente, il
moltiplicarsi di attentati terroristici, il proliferare delle bombe umane:
Kamikaze giovanissimi pronti ad immolarsi per il bene del loro popolo e
nel nome di Maometto. Sembra follia, ma non è la guerra una follia?
Ancora danni
gravi sono evidenti per il turismo internazionale, infatti, le aziende
turistiche devono fare i conti con un maggiore calo di entrate, rispetto
gli anni precedenti, poiché sono gli americani e gli inglesi, tra quelli
che praticano più turismo, specialmente verso l’Italia.
Per paura di attentati terroristici ai grandi aeroporti, sono presenti
maggiori e capillari controlli per prevenire il peggio, ciononostante si
viaggia molto meno in aereo. |
Naturalmente
questa guerra procurerà molta ricchezza e tanto lavoro, bisognerà
iniziare la ricostruzione di vaste aree dell’Iraq distrutte, si dovrà
riorganizzare ex novo, dal punto di vista politico e sociale, Baghdad e
tante altre zone dello Stato. Le industrie Americane riprenderanno con
forza a produrre e a crescere economicamente,
questo creerà nuovi posti di lavoro e, conseguentemente, tanto guadagno
per le nazioni forti.
Io, però, penso che gli States si prefiggevano un altro fine da questa
guerra balorda, oltre quello francamente dichiarato di lotta al terrorismo
e agli Stati loro sostenitori, quale? Ovviamente mettere le mani sui
ricchi giacimenti petroliferi iracheni, secondo produttore mondiale dopo l’Arabia
Saudita, a causa del loro noto fabbisogno interno, che li costringe ad
importare annualmente un controvalore di miliardi di dollari di petrolio.
A questo punto mi chiedo: ma veramente l’essere umano può essere tanto
violento e assetato di potere, da fare una guerra con l’unico scopo di
moltiplicare la sua potenza o è una giusta ribellione ad un sordido
terrorismo? Lasciamo a voi lettori la risposta. |