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I
Savoia in Italia
Un'antica
storia regia farcita di 'illusioni e tradinmenti |
Napoli
e i Savoia
Un’accoglienza,
regale e
oppositiva per
l’ex monarca d’Italia al
suo storico rientro dall’esilio
di Vincenzo Riccio
S fogliando
alcune pagina del Corriere della Sera, ho letto un articolo che
parlava del rientro della famiglia Savoia. Essi sono giunti a
Napoli il 14 marzo 2003, accolti da una folla di nostalgici che
ne hanno applaudito l’arrivo, con manifestazioni di giubilo.
Arrivati però al Duomo dove il protocollo prevedeva una loro
partecipazione alla messa, sono stati ricevuti dai fischi di
"tifosi" neo Borbonici e di disoccupati. I primi,
tramite il loro portavoce Gennaro De Crescenzo, hanno ricordato
che circa 140 anni fa i Savoia saccheggiarono Napoli ed il Sud,
danneggiando le industrie e impedendo il prosieguo delle stesse
nella loro florida attività e arrecando danni ancora visibili
alla nostra economia; i secondi invece hanno fatto richiesta di
un posto di lavoro sicuro che continua a non essere garantito,
grazie anche agli sprechi che l’amministrazione comunale
perpetua in situazioni ufficiali come quella dell’arrivo dei
Savoia a Napoli. I Reali hanno dovuto così cambiare i loro
programmi e si sono recati al Circolo Canottieri Savoia dove ad
attenderli c’erano il governatore della Regione Campania
Antonio Bassolino, il sindaco Rosa Russo Iervolino e il
cardinale Michele Giordano. In sostanza è vero che hanno
rinunciato a qualcosa, ma per tante persone sono e rimarranno i
Reali d’Italia.
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L a
storia della casata dei Savoia è caratterizzata da episodi che
hanno suscitato nel popolo italiano sentimenti di ambivalenza.
Senza andare troppo indietro nel tempo, nella seconda metà dell’ottocento
vediamo Vittorio Emanuele II di Savoia protagonista del nostro
Risorgimento al fianco del Ministro Cavour, per la realizzazione
dell’unità d’Italia. Si sa che tale processo non riuscì
sul piano economico, ma solo su quello politico, dando vita ad
uno stato monarchico parlamentare; di qui il risentimento del
popolo del Sud che vedeva nel nuovo sovrano un usurpatore più
che un liberatore. Nella prima metà del secolo scorso i Savoia
furono, invece, complici della borghesia nel preparare la presa
del potere da parte del partito fascista. Quando poi nel 1938 da
Benito Mussolini fu promulgato il Manifesto della Razza, esso fu
controfirmato da Vittorio Emanuele III. |
Durante il secondo conflitto mondiale l’atto
più deplorevole commesso dai Savoia a danno del popolo
italiano, fu la fuga del Re a Brindisi: in seguito all’armistizio
firmato dal Generale Badoglio gli italiani diventavano alleati
degli Inglesi e degli Americani, mentre l’esercito veniva
lasciato allo sbando e alla mercé dei Tedeschi. L’immagine di
un Re traditore, pronto a scappare invece che a difendere il suo
popolo condizionò l’opinione pubblica italiana che, chiamata
alle urne nel ’46 per esprimere nel referendum la preferenza
tra Monarchia e Repubblica, optò per la seconda.
Da quel momento i Savoia furono mandati in esilio e solo ai
giorni nostri, dopo circa cinquant’anni, la maggioranza
parlamentare insieme con l’opposizione ha abolito la legge
dello Stato che vieta l’ingresso dei discendenti maschi dei
Savoia nel nostro paese. L’11 luglio 2002 la Camera ha quindi
approvato il rientro dei reali in Italia.
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e Napoli attende
ancora
Il perché di un ritorno
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Il
rientro dei Savoia nella città partenopea doveva avere luogo il
10 novembre 2002, ma per cause di forza maggiore, Vittorio
Emanuele, la moglie Marina Doria ed il figlio Emanuele Filiberto
hanno dovuto rinviare l’evento tanto atteso. In più occasioni
il Re ha ribadito che la prima tappa ufficiale del suo viaggio
in Italia, fatta esclusione di una breve visita al Santo padre,
sarebbe stata Napoli, la città dalla quale era partito esule
all’età di nove anni. Si sa come nell’immaginario di un
bambino un’esperienza forte, quale l’abbandono di un luogo
caro, rimanga impressa come un marchio indelebile. Il bambino
poi è diventato adulto e, venendo meno le cause che l’hanno
determinato, l’esperienza dell’esilio ha assunto il sapore
dell’ingiustizia: si può quindi comprendere la volontà dei
Savoia di fare ritorno nella loro Patria. |
ritardato da un incidente d’auto capitato a
Vittorio Emanuele il 3 ottobre 2002, durante un rally in Egitto.
Il Re ha dovuto indossare un busto ortopedico, stare in riposo
forzato e quindi rinviare il viaggio.
La città partenopea, tuttavia, non ha atteso inoperosa. Un
artigiano della zona di S. Gregorio Armeno, famoso per la
realizzazione dei presepi natalizi, Marco Ferrigno ha realizzato
un pastore in terracotta, raffigurante Vittorio Emanuele; l’orafa
Susanna Benussi ha preparato gioielli d’ispirazione reale,
come gli orecchini anti – jella, viste le credenze
scaramantiche del sovrano; il cioccolataio Gennaro Bottone ha
preparato un dolce al cioccolato a forma di stemma sabaudo e
Alfredo Forgione, pizzaiolo di "Ciro a Mergellina",
dopo la pizza Maradona (il primo vero re di Napoli dei giorni
nostri) ha sfornato una pizza a corona. |
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