Latte
alla diossina
di Antonella Tarotto
Se
pensavate di alimentarvi in modo sano eliminando semplicemente la
carne bovina, bianca e suina vi sbagliavate di grosso! È proprio
così: dopo la " Mucca pazza", i "Polli
stressati" e i "Maiali impazziti" si fa risentire l’allarme
diossina. A distanza di un anno si ripresenta questo fenomeno
proprio qui in Campania, danneggiando il nostro latte e i suoi
derivati.
Ma che cos’è la diossina?E’un composto chimico estremamente
nocivo per l’uomo e gli esseri viventi. Questa sostanza chimica
è un sottoprodotto dei processi di produzione, utilizzazione e
smaltimento del cloro e dei suoi derivati. Essa può essere
facilmente trasportata dalle correnti atmosferiche e dai corsi d’acqua,
anche a grandi distanze, per cui la sua degradazione è molto
lenta: può durare decenni o addirittura secoli. L’esposizione
dell’uomo alla diossina può avvenire direttamente per
inalazione, vedi la nube tossica di Seveso, o indirettamente
attraverso la catena alimentare ingerendo cibo contaminato.
Studi recenti hanno dimostrato che gli effetti nocivi di tale
sostanza sono molteplici, comprendendo sia la fase embrionale,
prenatale e postnatale dello sviluppo dell’uomo. Si sono
osservati, infatti casi di mortalità prenatale, riduzione della
crescita e alterazione del sistema nervoso centrale, mutamenti
funzionali, legati soprattutto a variazioni nel livello di
testosterone, ormone fondamentale per la riproduzione.
Ritornando all’allarme, esso colpisce alcuni allevamenti in
provincia di Caserta e Napoli. Infatti dai quotidiani siamo stati
informati che sono stati riscontrati livelli di diossina di gran
lunga superiori a quelli consentiti dalla legge. Antonio Bassolino,
governatore della regione Campania, assicura che il latte
contaminato è stato distrutto e che si muoveranno per mettere
sotto sequestro le aziende colpite dall’inquinamento.
Legambiente ci ricorda che l’ultimo allarme diossina si è
verificato appena un anno fa sempre in Campania. Gli esperti hanno
riscontrato relazioni tra la contaminazione degli animali e la
presenza di discariche tossiche. E’ sotto l’occhio di tutti la
contaminazione ambientale di queste zone in cui l’ecomafia,
purtroppo, ha infestato il territorio con veleni, pesticidi e
depositi di scarti delle lavorazioni industriali. Sono in corso le
indagini della magistratura di Santa Maria Capua Vetere che
auspichiamo assicurino, in breve tempo, i responsabili alla
giustizia. |
Come
riconoscere
il pesce fresco
Consigli
del pescatore
1.
L’odore deve essere tenue e marino, non acre e sgradevole.
2. L’aspetto generale deve essere brillante e iridescente,
non dai colori smorti e senza riflessi.
3. Il corpo deve essere rigido, mai molle e flaccido.
4. Le squame devono rimanere aderenti.
5. La pelle deve avere i colori vivaci, non spenti.
6. L’occhio deve essere in fuori, avere la cornea
trasparente e la pupilla nera. Non deve essere infossato nell’orbita,
avere la cornea lattiginosa e la pupilla grigia.
7. Le branchie devono essere rosee o rosso sangue e prive di
muco, non giallastre e mucolattiginose.
8. Le carni devono essere compatte, elastiche e prive di
muco. Mai molli e lattiginose.
|
Tutti
quelli che hanno mirato, per la loro alimentazione, su un maggior
consumo di pesce, magari per limitare i rischi del morbo Mucca
Pazza, hanno dovuto ricredersi per le allarmanti rilevazioni
scientifiche (Il Correre della Sera, 17-04-2001, interni) relative
al riscontro di una forte concentrazione di diossina, sia nel
pesce di allevamento, sia in quello di mare.
La Commissione dell’Unione Europea ha lanciato un allarme
evidenziando gli effetti tossici provocati dalla diossina sull’uomo.
La diossina causa malattie della pelle, abbassamento delle
capacità riproduttive, diabete, disordini comportamentali, ecc.
La maggior concentrazione di diossina è stata rilevata nei mari
del Nord a causa della forte industrializzazione metallurgica,
cartacea e di fertilizzanti. Il nostro Paese, poiché importa
circa il 60 % dei prodotti ittici proprio da queste zone, risente
fortemente di questo problema.
La sicurezza che ci poteva dare il pesce d’allevamento, che
veniva sottratto dall’inquinamento marino, è venuta a mancare,
perché tale è stato nutrito con farina di pesce in maggior parte
proveniente dai
mari nordici.
L’Italia per limitare i danni, per rassicurare i consumatori e i
commercianti ha avviato una serie di validi controlli,
determinando la nascita del pesce biologico e garantito. Promotori
di questa iniziativa sono l’Uniprom (l’insieme delle
associazioni nazionali della pesca che promuovono l’itticoltura)
e l’Università di Parma e di Tor Vergata. Effettuando i
controlli lieviterà il costo del prodotto, ma questi
consentiranno di far arrivare sulle nostre tavole un pesce doc. |