Anno II n. 10-12 Ottobre-dicembre 2002 

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SPECIALE CASTELLAMMARE

 Ersilia Salvato
risponde

Intervista al Sindaco di Castellammare di Stabia

di Colomba Parmendola

Quali sono i progetti e programmi della vostra amministrazione nel sociale?

Nell’ambito del Piano Sociale di Zona sono in corso i lavori di Coordinamento Istituzionale dell’Ambito 14. Entro il 31 dicembre corrente anno dovranno essere approvati tutti i progetti relativi alla prima annualità, che prevedono aree d’intervento specifiche tra cui: minori, anziani, diversamente abili, povertà, immigrati ed ex-detenuti. Sono previsti, inoltre, interventi trasversali, quali il Segretariato Sociale, che dovrebbe avere in città una sua sede con diverse antenne dislocate in tutto l’ambito. Questo assessorato si propone, per il 2003, di concentrare le proprie energie su tre categorie particolari: anziani, giovani e disabili.

             
              Castellammare di Stabia vecchia

Per gli anziani è necessario rivisitare, alla luce della nuova normativa in materia (legge quadro sul volontariato 266/91, legge sull’associazionismo di promozione sociale n° 283/00, legge regionale 21/89), il centro sociale per gli anziani di Castellammare, che necessita di nuovi ed adeguati spazi, tali da consentire qualificanti attività d’integrazione.
Ugualmente per i giovani è sentita l’esigenza di un centro d’aggregazione che vada oltre la “strada” o il “muretto”, ciò al fine di responsabilizzare e coinvolgere le nuove generazioni alla partecipazione democratica attiva in seno alla vita sociale.
Un centro giovanile polivalente nella nostra città potrà offrire a noi tutti l’opportunità di valorizzare le capacità del singolo giovane, che dotato dei luoghi e degli strumenti con cui esprimersi, diventerà il lievito per la nascita di una nuova coscienza civile e cittadina.
Relativamente all’area dei disabili, alla luce del “European Disability Forum”, nel quale la Commissione europea ha dichiarato il 2003 l’Anno Europeo delle Persone Disabili, la città di Castellammare darà il suo contributo con atti di dovuta solidarietà ed attenzione, tesi a tracciare percorsi d’inclusione sociale del cittadino diversamente abile.
Un discorso a parte merita il tema dell’assistenza sociosanitaria: la delibera di Giunta regionale n° 38/90 del 2/8/2002 concernente i livelli essenziali d’assistenza, prevede adempimenti specifici da parte dei comuni, in quanto attuatori dei Piani Sociali di zona e da parte delle ASL.

             
        Il Sindaco di Castellamare Ersilia Salvato
                  con una giovane ammiratrice) 


La riforma del Welfare delega i direttori generali delle ASL e ai sindaci dei comuni capofila, per le rispettive competenze, l’individuazione delle linee di programmazione sociosanitaria, che devono prevedere interventi congiunti per l’erogazione delle prestazioni.

Intervista a
Vincenzo Centoletti

di Emma Daietti

Anni 36, laureato in Giurisprudenza, commissario capo della Polizia di Stato, in servizio dal 90  e attualmente in forza al commissariato di Castellammare di Stabia, in qualità di funzionario addetto.

Commissario cosa prova un funzionario di polizia ad essere intervistato da un giornale come il nostro?

Francamente la richiesta di rilasciare un’intervista per il vostro periodico, particolarmente calato ed impegnato nella vita sociale, mi ha molto inorgoglito e nello stesso tempo ha immediatamente toccato il mio senso di responsabilità, fino a creare un certo imbarazzo. A mio avviso noi ci muoviamo nella stessa direzione, intendo dire che anche il lavoro di poliziotto è improntato all’impegno sociale, nel quotidiano sforzo di ristabilire le condizioni naturali e convenzionali che consentono la pacifica convivenza tra le persone.

Assomiglia di più a Bassettoni, Ginko, Maigret o Derrick?

Non sono mai stato un appassionato di fumetti, però tra questi personaggi mi vedo più vicino a Ginko, forse perché è il più giovane e dinamico o forse perché instancabile nei tentativi di catturare il suo nemico Diabolik.

Chi è il “brigante” che le da più fastidio in questo periodo?

A dire il vero ci sono diversi “briganti” che mi preoccupano. Per mia inclinazione ritengo che  un impegno particolare debba essere profuso nel contrastare il fenomeno della criminalità diffusa, soprattutto quella giovanile, che preferisco non chiamare “micro” perché non è minore ad altre forme di delinquenza.
L’esperienza maturata negli anni tra la gente, ad ascoltare le esigenze e le preoccupazioni dei cittadini, mi porta a dover considerare di grande importanza il fenomeno predetto perché concorre inevitabilmente a generare quel senso d’insicurezza che noi poliziotti abbiamo il dovere di arginare.
La sensazione di maggiore sicurezza, a mio avviso, passa attraverso un concetto per così dire moderno della Polizia, ovvero con un rapporto sempre più aperto e reciproco tra il cittadino ed il poliziotto. Nel determinare la sensazione di sicurezza tra i cittadini, ritengo necessario il concorso di tutte le forze sociali, quali centri d’assistenza sociale, le circoscrizioni comunali, la scuola, ecc, ognuna impegnata nel settore di specifica competenza e tutte portate ad interagire tra loro per il benessere collettivo.

Da piccolo sognava di diventare commissario?

Si dice che per mantenersi giovani non bisogna smettere di sognare ed io sogno di diventare …

Fa questo lavoro per il senso del dovere, per piacere o per il trattamento economico?

Sapevo di dover rispondere a questa domanda. Mi verrebbe di non dire la verità, altrimenti chi legge ed è intenzionato ad entrare in Polizia finisce per cambiare idea. Credo che il lavoro del poliziotto è fatto di “alti e bassi”, ai momenti di grande soddisfazione si alternano quelli di profonda delusione ed amarezza, ma la consapevolezza di non lasciare nulla d’intentato ci consente di continuare fiduciosi nel nostro cammino. Ritengo che il lavoro del poliziotto, come per ogni altro tipo di mestiere, non può dare soddisfazioni se non è svolto con piacere e motivazione. Indubbiamente richiede tanta disponibilità, talvolta un vero e proprio spirito di sacrificio, e senso del dovere.

Cosa pensa della guerra?

Io, come tanti, ripudio la guerra perché non c’è alcun motivo che la possa giustificare. Intendo dire che  non solo le guerre dettate da ragioni economiche, ma anche quelle mosse da motivi etnici e religiosi sono da ripudiare. In ogni caso si tratta di una sconfitta dell’umanità. Del resto ogni manifestazione di violenza non può che produrre altro odio e in questo modo si finisce con lo scatenare un vortice al quale diventa sempre più difficile mettere fine.