SPECCHI
ROTTI E LANTERNE MAGICHE
La stanza del figlio
di Adele Pisapia |
accompagnamento della ragazza e di un suo amico
al confine francese. E’ un andare nella notte del dolore, zitti,
uniti e senza chiedersi il perché. ragazzi, il guardare il
mare all’alba fa tenerezza e rassicura. E’ una sorta di
autoterapia spontanea della famiglia.
La sua reazione al lutto è fin troppo equilibrata. E’
incredibile la reazione del padre: non “va fuori”, solo
interrompe le terapie. Sopporta adeguatamente le sollecitazioni
della moglie, che pur nella sua compostezza, è quella che forse dà
più l’impressione di non farcela. Lo psicologo non sembra un personaggio “morettino” da cui
ci si aspetterebbe un uscire di sé, una chiusura quasi autistica
o un andare in escandescenze. Mantiene un apparente equilibrio,
attento com’è alle cose e alle persone che lo circondano. Il
personaggio della figlia allo stesso modo mantiene una sua dignità
nel lutto, apparendo solo come sorella addolorata.
Analizziamo ora un’altra famiglia colpita dalla perdita di un
figlio, quella di Gente comune. L’elemento più fragile
qui è il figlio, sopravvissuto ad una tragedia consumatasi anche
in questo caso in mare. Il giovane è depresso, tenta il suicidio,
va in terapia. Il rapporto terapeutico è molto intenso e
significativo. Ma lo sguardo va poi alla madre che mantiene le
abitudini della sua tranquilla vita borghese. Ciò che stupisce è
la sua disaffezione interiore verso il figlio e il marito. La sua
attenzione alle forme ce la mostra come un guscio vuoto. E’ come
se avesse fatto una grossa operazione di taglio dalla sua vita di
un evento luttuoso così sconvolgente (era legatissima al figlio
che è morto) e al contempo avesse investito la famiglia, in
particolar modo il figlio superstite, di tutte le energie negative
del dolore inespresso, sedimentato nella sua anima e che negli
anni è diventato un buco nero. A differenza de La stanza del
figlio che rappresenta l’evento ed il lutto nel suo primo
manifestarsi, qui la perdita del figlio è avvenuta anni prima e
da allora i rapporti tra i familiari, soprattutto quello tra madre
e figlio, si sono cristallizzati.
La relazione invece tra padre e figlio appare più suscettibile di
cambiamento e più sana: è qui che c’è da costruire. Tra madre
e figlio d’altro canto la comunicazione interrotta da tempo non
può essere ripristinata, almeno nell’immediato. C’è bisogno
di una separazione e di molto tempo;
poi forse si potrà ricominciare. |

Pietà
di Michelangelo
Qualcosa
di simile… si parva licet componere magna)
Sulla
scia dei films che “umanizzano”
la figura del terapeuta, La stanza del figlio torna a
narrare, vissuti,
difficoltà e problematiche
psicosociali concernenti questa figura professionale,
esasperandoli. Qui c’è un evento che sconvolge e spezza
irrimediabilmente la routine quotidiana del terapeuta, scandita
dalle sedute terapeutiche, dalle corse mattutine, dall’incontro
abbastanza sereno con i familiari.
E’ la morte del figlio. Per una strana, ma tanto
verosimile fatalità, lo psicologo deve rinunciare un giorno alla
corsa domenicale con il figlio, perché è chiamato da un paziente
che ha scoperto di essere affetto da tumore. Il figlio decide così
quella domenica di andare
con gli amici a fare pesca subacquea e per un tragico incidente
non ne fa più ritorno. Ora la morte di un figlio non è un
problema con cui ci si può confrontare o comunque convivere. Non
è un lutto cui ci si può rassegnare: c’è una
buona o una cattiva elaborazione di esso, come avviene per
gli altri lutti, ma non ci si rassegna mai. Non si può pensare di
sopravvivere ad un figlio, forse perché egoisticamente esso
partecipa alla propria idea di immortalità, è una parte di sé
che deve continuare.
Alcuni genitori, come per altri lutti, reagiscono “buttandosi”
affannosamente nelle cose da fare, i funerali prima o, se si
tratta di morte violenta in
circostanze poco chiare, negli accertamenti e nelle eventuali
denunce del caso, poi nel lavoro. Ma
se il lavoro consiste nel condurre le persone in difficoltà
a rileggere la propria condizione, i propri rapporti e |
a cambiare, e se il ‘traghettatore’ sente
che è lui che in questo momento deve dare una rilettura
della sua vita e cambiare,
allora le psicoterapie vanno interrotte. Oltretutto è molto
difficile per lo psicologo fare terapia al paziente che è stato
la causa involontaria della morte del figlio: nella sua mente
questa persona è irrimediabilmente associata al figlio, in sua
presenza si distrae e non riesce a lavorare. Lasciare questa
terapia significa per lui lasciare anche tutte le altre; adesso lo
aspetta un lavoro molto più faticoso: quello su se stesso, sulla
moglie, sulla figlia e sulle loro relazioni. Non c’entra qui la
sua professione, fa quello che
fanno anche altri che sono colpiti dallo stesso tipo di
lutto, l’unica differenza è che lui probabilmente è un po’
più consapevole.
Tipico è il riesame delle circostanze in cui è avvenuta la
disgrazia (va in un negozio dove si vendono accessori per sub e si
informa sul pezzo che avrebbe provocato la morte del figlio);
tipica è l’attenzione forse mai troppo prestata agli interessi
del figlio (chiede ad un commerciante che conosceva il ragazzo
quale CD musicale sarebbe piaciuto al figlio e lo compra quasi
come se avesse potuto regalarglielo); tipico l’attaccamento di
tutti i familiari, ma in particolar modo della madre, a persone
che hanno avuto a che fare, anche se per un solo giorno, con il
figlio. Pensiamo alla ragazza che lo aveva conosciuto l’ultimo
giorno di campeggio dell’estate passata e che, credendolo ancora
in vita gli spedisce una lettera. E’ una nuova speranza per la
madre, speranza di sapere qualcosa di nuovo o anche di afferrare
qualcosa di ancora vivo del figlio. Così come la stanza del
figlio, i suoi panni, le sue cose, la ragazza assume agli occhi
della madre, ma anche del padre e della sorella , quasi una
sacralità. E’ come se desse accesso ad un mondo, quello del
figlio, tutto sommato sconosciuto e ormai perduto. Tutte le sue
cose e la ragazza portano l’impronta, la traccia di un
passaggio, di uno scambio ancora vivo, che racconta di lui. E così
la famiglia si stringe intorno a lei, testimone involontaria del
figlio, in un viaggio apparentemente senza senso di |