Anno II - n. 5-6 
Maggio-Giugno 2002 

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La Vitadi Maria Pasqua Di Donna

Per me la vita è tutto, è quanto di più caro ho e mai permetterò a qualcuno di rovinarmela.
In genere l’esistenza di ognuno di noi è diversa dalle altre, ma in fondo, alcune vite s’intrecciano tra loro. Ho sempre pensato che il soffio vitale donatami da mia madre, era un tesoro da custodire gelosamente e che mai avrei rinunciato ad esso, ecco perché dico a tutti voi che se c’è qualcosa che vi preoccupa molto, non bisogna avvilirsi: basta affrontare il problema!

Negli anni della mia esistenza, ho superato vari ostacoli, alcuni di essi mi sembravano difficili e insormontabili, ma poi con l’aiuto costante della mia famiglia, sono riuscita a superarli; ma i problemi non sono finiti, anzi sono un po’ come gli esami: "non finiscono mai".
Ci domandiamo spesso: chi siamo e cosa vogliamo veramente; alcuni di noi sono eterni insoddisfatti, altri sono contenti di quello che offre loro il mondo. Certo io non mi fermo qua, ho ancora una vita davanti a me da trascorrere e mi auguro che in un prossimo futuro potrò risolvere alcuni miei problemi, quali la disoccupazione e la serenità familiare.

Il menù
del
B
ottazzi
di Annamaria Scognamiglio

Specie in primavera, si organizzano gite di un solo giorno, il signor Vito prepara dei bei pranzetti e credo che è un cuoco eccezionale. Ha tanto calore umano e si comporta come un buon padre con noi.
Noi giovani, mentre attendiamo che sia pronto per mangiare ci riuniamo per ridere e scherzare, e perché no, anche per prendere in giro qualcuno di noi. Io mi trovo bene con i miei amici, mi trovo a mio agio.
Dopo pranzo, l’animatrice Concetta, ci fa trastullare con canti, balli e giochi d’ogni genere. Quando è l’ora andare, non vorrei lasciare i miei amici, perché non mi va l’idea di tornare a casa e rimanere sola.


Nel nostro gruppo, credo ci sia un calore umano quasi omogeneo che ci rende affiatati e ci diverte tantissimo; c’è entusiasmo, credo, che per noi specialmente che n’abbiamo bisogno più di altri, sia positivo, anche per affrontare la vita giorno dopo giorno ed essere tranquilli e sereni per il resto della nostra esistenza.
Anche se un domani, non ci vedremo più, spero di conservare un bel ricordo di tutti, inoltre mi auguro che anche loro si ricorderanno di me e di tutte le cose condivise, restando amici con tutti ed in particolare con il signor Vito che ci ha fatti conoscere.

Pensando la malattiadi Lucio Bonelli

La malattia mentale, forse, più d’ogni altra patologia ha bisogno di serenità nell’ambiente in cui si vive.
Ma quando un familiare si trova in questo stato gli stessi parenti non sanno come comportarsi e nel peggiore dei casi se ne vergognano non volendo farlo sapere ad alcuno.
Questo avviene anche in ambienti colti. Sostanzialmente l’amore non basta e si ha il bisogno di confrontarsi con queste persone e qui subentrano le difficoltà perché tra normalità e malattia il confine è sottile.
La sostanza del problema sta quindi nella sensibilità delle persone e nell’informarsi sulla malattia mentale che affligge il nostro familiare. La chiusura dei manicomi nel nostro paese richiede questa mentalità.