Anno II - n. 5-6 
Maggio-Giugno 2002 

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Specchi rotti e lanterne magiche
Il mondo 
della follia
 
a cinema
ed in televisione

di Adele Pisapia

Cura di più
il
Rock 
o il
F
olk? di Peterpan

La musicoterapia punta a diventare materia di studio nei conservatori. In principio c’era il tedesco Tomatis ed i suoi seguaci con i loro studi condotti a metà del novecento che ha dato vita a un filone analitico e neurologico: la musica agisce come attivatore elettrico del cervello ed è utilizzata per affrontare casi di coma. L’ipotesi è quella dell’esistenza di una <<sensibilità affettiva>> e non solo cognitiva, che spiegherebbe la funzione di recupero che può avere l’ascolto di musica e voci significative per l’ammalato.
   
                  

Dall’altra parte c’è la scuola sudeuropea e latinoamericana che spinge verso l’aspetto etnologico, sottolineando il valore di connessione con il popolare ed il folklorico come metodo curativo.
Ma, differenze d’impostazione a parte, sta di fatto che la musicoterapica è già una realtà di tutto rispetto: 1500 musicoterapisti riconosciuti, ingresso nelle scuole primarie e secondarie, nei Dipartimenti di salute mentale, nei centri di riabilitazione infantile; ben quindici associazioni regionali operanti ed attivissime sul territorio.
La prossima frontiera è un riconoscimento ufficiale dallo Stato Italiano: con l’applicazione completa della legge 508, l’ammissione come materia di studio nei conservatori, l’identificazione della figura professionale del musicoterapisti, come già avviene in altri Paesi europei (Francia, Inghilterra, Danimarca).
M
etti una
sera
all’
ospedale
di G.D.M.

Gala al II Policlinico
per i bambini pazienti oncologici

A.V.O., A.I.B.O., sigle strane ed un poco inquietanti, dietro cui però si nascondono persone che hanno voglia di fare e sanno fare.
Organizzato dalla divisione di oncologia pediatrica del II Policlinico, in collaborazione con l’Associazione Volontari Ospedalieri e l’Associazione Italiana Bambini in Ospedale, si è tenuto domenica 16 giugno un galà di beneficenza finalizzato al finanziamento di un "Garden Hospital", un ospedale-nido dove i bambini malati di leucemia e tumore possano essere curati in un ambiente in armonia con i bisogni dell’età.
Ad esibirsi <<Musica Insieme>>, ensemble composito ma efficientissimo di bambini ed adulti non professionisti del maestro Filippo Esposito, con un programma che spazia dalle Pavane a Sting, da Mozart a Joan Baez, lasciando anche qualche spazio a momenti più che da concerto, da "happening".
E se in platea c’era anche il sindaco di Napoli Iervolino, qualcosa significa.
Dai, bambini, vediamo di farcela, siamo tutti con voi!

 A proposito di terapeuti che fanno male il loro mestiere, che colludono con le patologie dei pazienti o s’invischiano in rapporti affettivo-sessuali con i loro pazienti, possiamo citare due esempi famosi: Il Principe delle maree e Mr, Jones.

           

Il principe delle maree (1991)

Intricata storia familiare, tratteggiata a fosche tinte da Tom, un allenatore di base-ball in crisi, alla psichiatra di sua sorella gemella, che ha tentato più volte di suicidarsi. Un fratello morto poco tempo prima e un padre violento non bastano a spiegare il disagio dei due fratelli: un segreto nascosto, inconfessato sembra essere la chiave risolutiva di ogni loro problema.
Film ben orchestrato, basato sulla vecchia e abusata idea che il ricomporre il mosaico della memoria del malato con il tassello mancante sia la miglior terapia per nevrosi legate a traumi infantili o adolescenziali. Prevedibile anche la rottura del setting e l’innamora- mento di Tom e della terapeuta.
Descritto in modo, a nostro avviso, abbastanza fedele, il disturbo maniaco-depressivo in Mr Jones

Mr. Jones (1994)

Il film ha inizio in un reparto psichiatrico d’emergenza: pochi letti, chiusura di molti reparti, obiettivi quali valutare, curare, sgombrare. Seguono le immagini di terapia di una giovane dottoressa e vari pazienti. Tra questi vi è Mr. Jones, un soggetto maniaco-depressivo di tipo bipolare, giovane, bello, con un comportamento eccentrico ed anticonformista (come quando si sostituisce al direttore d’orchestra, durante un concerto di musica classica) e un’irresistibile attrazione per il vuoto e per il volo. Ricovero coatto, letto di contenzione, sedativi, perizia psichiatrica, procedura legale in cui è decisa la sorte del paziente: può essere dimesso oppure è trattenuto in ospedale psichiatrico contro la sua volontà per un tempo indeterminato.

        

La dottoressa che ha in cura Mr. Jones sostiene che la fase maniacale è molto spesso seguita da depressione, con conseguente disperazione, tormento, incapacità di provare piacere, rischio suicidiario. Mr. Jones si difende sostenendo di essere solo un soggetto maniacale, non un depresso. Vince lui in quest’assurda sfida ed è dimesso.
Ben presto, però, il paziente, che oltretutto non assume farmaci (la sua terapia abituale è il litio), "entra" in depressione. Ha inizio così la psicoterapia, ma la rottura del setting e l’innamoramento dei due induce la dottoressa ad interrompere bruscamente il rapporto terapeutico. Il paziente è trasferito in un altro ospedale e, una volta dimesso tenta di nuovo di volare. Questa volta il tentativo di suicidio o semplicemente il desiderio di volare si carica di nuove valenze, primo fra tutte il "tradimento" della terapeuta. Ma lei arriva in tempo, lo salva, si dimette. Happy end.