Specchi
rotti e lanterne magiche
Il
mondo
della follia
a cinema
ed in televisione
di Adele
Pisapia
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Cura
di più
il Rock
o il Folk?
di Peterpan
La
musicoterapia punta a diventare materia di studio nei
conservatori. In principio c’era
il tedesco Tomatis ed i suoi seguaci con i loro studi condotti a
metà del novecento che ha dato vita a un filone analitico e
neurologico: la musica agisce come attivatore elettrico del
cervello ed è utilizzata per affrontare casi di coma. L’ipotesi
è quella dell’esistenza di una <<sensibilità
affettiva>> e non solo cognitiva, che spiegherebbe la
funzione di recupero che può avere l’ascolto di musica e voci
significative per l’ammalato.

Dall’altra parte c’è la scuola sudeuropea
e latinoamericana che spinge verso l’aspetto etnologico,
sottolineando il valore di connessione con il popolare ed il
folklorico come metodo curativo.
Ma, differenze d’impostazione a parte, sta di fatto che la
musicoterapica è già una realtà di tutto rispetto: 1500
musicoterapisti riconosciuti, ingresso nelle scuole primarie e
secondarie, nei Dipartimenti di salute mentale, nei centri di
riabilitazione infantile; ben quindici associazioni regionali
operanti ed attivissime sul territorio.
La prossima frontiera è un riconoscimento ufficiale dallo Stato
Italiano: con l’applicazione completa della legge 508, l’ammissione
come materia di studio nei conservatori, l’identificazione della
figura professionale del musicoterapisti, come già avviene in
altri Paesi europei (Francia, Inghilterra, Danimarca).
Metti
una
sera
all’ospedale
di G.D.M.
Gala al II Policlinico
per i bambini pazienti oncologici
A.V.O., A.I.B.O., sigle strane ed un poco
inquietanti, dietro cui però si nascondono persone che hanno
voglia di fare e sanno fare.
Organizzato dalla divisione di oncologia pediatrica del II
Policlinico, in collaborazione con l’Associazione Volontari
Ospedalieri e l’Associazione Italiana Bambini in Ospedale, si è
tenuto domenica 16 giugno un galà di beneficenza finalizzato al
finanziamento di un "Garden Hospital", un ospedale-nido
dove i bambini malati di leucemia e tumore possano essere curati
in un ambiente in armonia con i bisogni dell’età.
Ad esibirsi <<Musica Insieme>>, ensemble composito ma
efficientissimo di bambini ed adulti non professionisti del
maestro Filippo Esposito, con un programma che spazia dalle Pavane
a Sting, da Mozart a Joan Baez, lasciando anche qualche spazio a
momenti più che da concerto, da "happening".
E se in platea c’era anche il sindaco di Napoli Iervolino,
qualcosa significa.
Dai, bambini, vediamo di farcela, siamo tutti con voi!
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A
proposito di terapeuti che fanno male il loro mestiere, che
colludono con le patologie dei pazienti o s’invischiano in
rapporti affettivo-sessuali con i loro pazienti, possiamo citare
due esempi famosi: Il Principe delle maree e Mr, Jones.
Il principe delle maree (1991)
Intricata storia familiare, tratteggiata a
fosche tinte da Tom, un allenatore di base-ball in crisi, alla
psichiatra di sua sorella gemella, che ha tentato più volte di
suicidarsi. Un fratello morto poco tempo prima e un padre violento
non bastano a spiegare il disagio dei due fratelli: un segreto
nascosto, inconfessato sembra essere la chiave risolutiva di ogni
loro problema.
Film ben orchestrato, basato sulla vecchia e abusata idea che il
ricomporre il mosaico della memoria del malato con il tassello
mancante sia la miglior terapia per nevrosi legate a traumi
infantili o adolescenziali. Prevedibile anche la rottura del
setting e l’innamora- mento di Tom e della terapeuta.
Descritto in modo, a nostro avviso, abbastanza fedele, il disturbo
maniaco-depressivo in Mr Jones
Mr. Jones (1994)
Il film ha inizio in un reparto psichiatrico d’emergenza:
pochi letti, chiusura di molti reparti, obiettivi quali valutare,
curare, sgombrare. Seguono le immagini di terapia di una giovane
dottoressa e vari pazienti. Tra questi vi è Mr. Jones, un
soggetto maniaco-depressivo di tipo bipolare, giovane, bello, con
un comportamento eccentrico ed anticonformista (come quando si
sostituisce al direttore d’orchestra, durante un concerto di
musica classica) e un’irresistibile attrazione per il vuoto e
per il volo. Ricovero coatto, letto di contenzione, sedativi,
perizia psichiatrica, procedura legale in cui è decisa la sorte
del paziente: può essere dimesso oppure è trattenuto in ospedale
psichiatrico contro la sua volontà per un tempo indeterminato.

La dottoressa che ha in cura Mr. Jones sostiene
che la fase maniacale è molto spesso seguita da depressione, con
conseguente disperazione, tormento, incapacità di provare
piacere, rischio suicidiario. Mr. Jones si difende sostenendo di
essere solo un soggetto maniacale, non un depresso. Vince lui in
quest’assurda sfida ed è dimesso.
Ben presto, però, il paziente, che oltretutto non assume farmaci
(la sua terapia abituale è il litio), "entra" in
depressione. Ha inizio così la psicoterapia, ma la rottura del
setting e l’innamoramento dei due induce la dottoressa ad
interrompere bruscamente il rapporto terapeutico. Il paziente è
trasferito in un altro ospedale e, una volta dimesso tenta di
nuovo di volare. Questa volta il tentativo di suicidio o
semplicemente il desiderio di volare si carica di nuove valenze,
primo fra tutte il "tradimento" della terapeuta. Ma lei
arriva in tempo, lo salva, si dimette. Happy end.
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