L avoro
e salute
di Cira d’Orsi
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1 maggio
festallegra
di Antonio
Giordano
Il primo maggio è dal fine ottocento la festa
dei lavoratori.
Il realtà essa non è altro che l’emblema delle conquiste fatte
nel tempo dai lavoratori. Inoltre essa festeggia tutto il mondo
del lavoro, compreso quindi il diritto allo sciopero.

Oggi con i tentativi di revisione dell’articolo
18 dello statuto dei lavoratori (concernente l’abolizione del
licenziamento dei lavoratori solo per giusta causa nelle aziende
con più di quindici dipendenti) questa festa assume dei toni più
accesi.
Questo è stato particolarmente vero per gli ultimi ventanni,
quando sotto i colpi dell’edonismo reaganiano e dopo la corsa ai
guadagni facili e spesso illeciti, la classe operaia ha già
dovuto incassare la sconfitta dell’abolizione della scala mobile
e la conseguente perdita dei punti di contingenza del salario.
Come ogni anno il primo maggio, nelle varie città italiane ci
sono stati cortei sindacali e manifestazioni dei soggetti sociali,
senza stavolta particolari tensioni d’ordine pubblico. Hanno
sfilato in piazza anche gli extracomunitari che protestano contro
la rigidità delle istituzioni che non consente facilmente di
regolare la loro posizione di clandestini. Anche quest’anno si
è tenuto in piazza San Giovanni a Roma uno storico concerto che
ha visto la partecipazione di migliaia di giovani, spettatori dell’esibizioni
di numerosi musicisti, provenienti anche dall’estero.
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Il
lavoro è una cosa fondamentale nella vita di ognuno di noi, senza
di esso il mondo si fermerebbe. Il lavoro ci aiuta a regolare le
nostre giornate, ci aiuta a crescere interiormente, ci distrae dai
nostri problemi quotidiani, oltre a darci un guadagno economico e
magari anche soddisfazione morale.
Io per esempio sono disoccupata e soffro tantissimo, in passato ho
fatto dei lavoretti umili per guadagnare qualcosa, ma col tempo
non mi sentivo soddisfatta perché erano occasionali e mal pagati.
Due anni e mezzo fa ho avuto una profonda crisi nervosa e il mio
dottore mi guarì con psicofarmaci e psicoterapia; dopo un iniziale miglioramento si sviluppò
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una forte
depressione, curata egregiamente dal mio caro dottore, che
ringrazio molto.
Spero che l’ASL faccia un progetto per noi disoccupati. Senza
lavorare non ce la faccio più a stare e anche se sono guarita, ho
paura di cadere di nuovo nella depressione. Prego Dio che qualcuno
di animo buono ci aiuti a trovare lavoro, dandoci così serenità
economica e di spirito.
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La questione
lavoro di
Pietro Oliviero
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Quando
si parla del primo maggio si può parlare della questione del
lavoro, essendo però questa una materia ampia e complessa sarà
opportuno focalizzare l’attenzione solo su alcuni punti.
Innanzi tutto il perdurare del lavoro nero o sommerso, che da un
lato non offre alcuna garanzia al lavoratore e dall’altro
sottrae risorse all’erario. Ugualmente centrale è la questione
dello sfruttamento del lavoro minorile, aumentato esponenzialmente
da quando quasi tutte le multinazionali hanno decentrato la
produzione in numerosi paesi del terzo mondo, in cui ai lavoratori
sono corrisposti salari di mera sussistenza. E ciò nonostante l’indignazione
dell’opinione pubblica internazionale.
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In Italia la questione del lavoro s’incentra soprattutto sulla
disoccupazione al sud e anche sulla mancanza di sicurezza sul
lavoro, come testimoniano le frequenti cronache di "morti
bianche".
In realtà occorre convincersi che il mondo del lavoro
appartiene a tutti e quindi le sue problematiche non possono
essere trascurate da nessuno di noi.
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