Anno II
Febbraio 2002 
n. 2

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La 
botte
di Bacco

La Storia del vino
L’arte dei vignaioli
dalla Genesi
ai nostri giorni,
attraverso le civiltà
più disparate

Fin dalla Genesi il vino ha accompagnato il fato dell’uomo e gli eventi della terrena esisteza. La storia del vino è la storia dell’umanità. Per quanto s’ignori l’epoca esatta in cui l’uomo abbia iniziato ad accostarsi ad apprezzare il vino, è legittimo affermare che ogni civiltà ha avuto inizio con la coltura della vite, lo provano epigrafi, papiri e tombe.
In Egitto nell’era avanti Cristo, la coltivazione della vite era già una realtà consolidata. Nella stessa epoca la Cina conosceva ed imparava ad apprezzare il vino. Appare verosimile che i greci, antesignani della viticoltura in Europa e nel Mediterraneo, abbiano appreso dall’Oriente e dagli egizi l’arte della vinificazione e nel frattempo l’abbiano esportata in vari paesi mediterranei mille anni prima dell’era cristiana in Sicilia, nell’Africa settentrionale, in Andalusia e in Provenza.
I romani, dal canto loro dettero un notevole impulso alla diffusione della viticoltura: l’impianto delle vigne seguiva le legioni romane di pari passo alle loro conquiste belliche. Gli egizi attribuivano la paternità del vino ad Osiride, i greci a Dionisio. Accettato come un dono degli dei, il vino fu considerato come simbolo religioso, offerto in omaggio alla divinità, che, in cambio e grazie ad esso, procurava, agendo sul sistema nervoso centrale, uno stato di euforia.
Al giorno d’oggi l’arte dei vignaioli non è solo tributaria di buoni insegnamenti del passato, è diventata una vera scienza, istintivamente temperata da un empirismo intelligente.

Scuola di sapienza, di volontà e di senso della "fatica", la viticoltura contemporanea non si appaga nel sapersi erede di un glorioso passato, cullandosi sugli allori dei predecessori, e con un continuo impegno creativo e una sobria ricerca scientifica perdura l’intento per migliorarne le qualità.

La   storia   di mio figlio  Pasquale
di Maria Frammosa

Mi presento, mi chiamo Frammosa Maria Dell’Arco e sono la madre di Brancaccio Pasquale, un paziente del Centro di salute mentale, del Bottazzi, di Torre del Greco.
Mio figlio Pasquale, nell’anno 1994, nel mese di luglio si diplomò all’istituto I.P.A.M. di Torre del Greco, ed aveva 17 anni e mezzo.
Un paio di mesi dopo essersi diplomato, con precisione a novembre, Pasquale cominciò a non sentirsi bene, io vedevo mio figlio diverso; ma non riuscivo a capire che problema aveva.
Il problema era, che Pasquale a mia insaputa, quando era per strada o con gli amici faceva uso di spinelli e di alcolici; ma quando rientrava non mi faceva accorgere nulla.
Un brutto giorno, Pasquale, incominciò a parlare in modo strano, diceva cosa inesistenti, si impressionava sulle persone.
Nel giro di 304 giorni lo vedevo peggiorare sempre più.
Allora mi vidi costretta di rivolgermi ad un medico, e quindi lo portai all’ospedale Bottazzi, dove i dottori lo ricoverarono all’ospedale Maresca, nel reparto " igiene mentale " qui diagnosticarono che Pasquale aveva una " confu
sione mentale agitata ", e praticò per 2 o 3 mesi l’ospedale; ma quando Pasquale riacquistò un po’ di memoria, non volle più tornare perché si ricordava tutto quello che gli era accaduto.
Io, che ero la madre mi accorgevo che Pasquale non era guarito del tutto, e non mi davo, pace, continuavo a portarlo a controllo.

Un giorno uno specialista, mi consigliò di portarlo alla "Villa Chiarugi " a Nocera Inferiore, dove fu ricoverato e curato per parecchi anni.
Ma mi accorgevo che il problema era sempre lo stesso; c’è da dire che per un periodo di circa 6 mesi, Pasquale sembrava essere migliorato ma non fu così, perché ricadde di nuovo e nello stesso periodo morì mio marito e Pasquale ne risentii molto della morte del padre.
Iniziò ad avere di nuovo bisogno di controlli più frequenti ed io con tutto il mio dolore, mi aggrappai alle mie forze, e decisi di portare Pasquale al Bottazzi, e così feci.
Al Bottazzi conobbi un bravo psichiatra al quale raccontai tutta la storia di Pasquale, egli gli diede una terapia adatta al problema di mio figlio, che nel giro di un anno si sentì meglio.
Oggi mio figlio Pasquale non posso dire che è guarito del tutto ma sta bene. Frequenta il Centro Bottazzi con altri ragazzi e ragazze. Dove fanno gite, feste giocano a calcio. Io vorrei ringraziare quello psichiatra, e tutta l’equipe, del reparto di salute mentale, per tutto ciò che hanno fatto e ancora fanno per Pasquale.
Voglio dire a tante persone, che hanno lo stesso problema di mio figlio Pasquale di non abbattersi perché, nel mondo, esistono brave persone che si mettono a disposizione, svolgendo il loro lavoro come una missione e non come un mestiere e quindi rendendosi amici di chi ne ha bisogno facendoli sentire in armonia e mai soli, che è molto importante per chi ha determinati problemi.