La
botte
di Bacco
La Storia del vino
L’arte dei vignaioli
dalla Genesi
ai nostri giorni,
attraverso le civiltà
più disparate
Fin
dalla Genesi il vino ha accompagnato il fato dell’uomo e gli
eventi della terrena esisteza. La storia del vino è la storia
dell’umanità. Per quanto s’ignori l’epoca esatta in cui l’uomo
abbia iniziato ad accostarsi ad apprezzare il vino, è legittimo
affermare che ogni civiltà ha avuto inizio con la coltura della
vite, lo provano epigrafi, papiri e tombe.
In Egitto nell’era avanti Cristo, la coltivazione della vite
era già una realtà consolidata. Nella stessa epoca la Cina
conosceva ed imparava ad apprezzare il vino. Appare verosimile
che i greci, antesignani della viticoltura in Europa e nel
Mediterraneo, abbiano appreso dall’Oriente e dagli egizi l’arte
della vinificazione e nel frattempo l’abbiano esportata in
vari paesi mediterranei mille anni prima dell’era cristiana in
Sicilia, nell’Africa settentrionale, in Andalusia e in
Provenza.
I romani, dal canto loro dettero un notevole impulso alla
diffusione della viticoltura: l’impianto delle vigne seguiva
le legioni romane di pari passo alle loro conquiste belliche.
Gli egizi attribuivano la paternità del vino ad Osiride, i
greci a Dionisio. Accettato come un dono degli dei, il vino fu
considerato come simbolo religioso, offerto in omaggio alla
divinità, che, in cambio e grazie ad esso, procurava, agendo
sul sistema nervoso centrale, uno stato di euforia.
Al giorno d’oggi l’arte dei vignaioli non è solo tributaria
di buoni insegnamenti del passato, è diventata una vera
scienza, istintivamente temperata da un empirismo intelligente.
Scuola di sapienza, di
volontà e di senso della "fatica", la viticoltura
contemporanea non si appaga nel sapersi erede di un glorioso
passato, cullandosi sugli allori dei predecessori, e con un
continuo impegno creativo e una sobria ricerca scientifica
perdura l’intento per migliorarne le qualità. |
La
storia di mio figlio Pasquale
di Maria Frammosa
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Mi
presento, mi chiamo Frammosa Maria Dell’Arco e sono la madre di Brancaccio Pasquale, un paziente
del Centro di salute mentale, del Bottazzi, di Torre del Greco.
Mio figlio Pasquale, nell’anno 1994, nel
mese di luglio si diplomò all’istituto I.P.A.M. di Torre del
Greco, ed aveva 17 anni e mezzo.
Un paio di mesi dopo essersi diplomato, con
precisione a novembre, Pasquale cominciò a non sentirsi bene,
io vedevo mio figlio diverso; ma non riuscivo a capire che
problema aveva.
Il problema era, che Pasquale a mia insaputa,
quando era per strada o con gli amici faceva uso di spinelli e
di alcolici; ma quando rientrava non mi faceva accorgere nulla.
Un brutto giorno, Pasquale, incominciò a
parlare in modo strano, diceva cosa inesistenti, si
impressionava sulle persone.
Nel giro di 304 giorni lo vedevo peggiorare
sempre più.
Allora mi vidi costretta di rivolgermi ad un medico, e quindi
lo portai all’ospedale Bottazzi, dove i dottori lo
ricoverarono all’ospedale Maresca, nel reparto " igiene
mentale " qui diagnosticarono che Pasquale aveva una "
confusione mentale agitata ", e praticò per
2 o 3 mesi l’ospedale; ma quando Pasquale riacquistò un po’
di memoria, non volle più tornare perché si ricordava tutto
quello che gli era accaduto.
Io, che ero la madre mi accorgevo che
Pasquale non era guarito del tutto, e non mi davo, pace,
continuavo a portarlo a controllo.
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Un giorno uno specialista, mi consigliò di
portarlo alla "Villa Chiarugi " a Nocera Inferiore,
dove fu ricoverato e curato per parecchi anni.
Ma mi accorgevo che il problema era sempre lo
stesso; c’è da dire che per un periodo di circa 6 mesi,
Pasquale sembrava essere migliorato ma non fu così, perché
ricadde di nuovo e nello stesso periodo morì mio marito e
Pasquale ne risentii molto della morte del padre.
Iniziò ad avere di nuovo bisogno di
controlli più frequenti ed io con tutto il mio dolore, mi
aggrappai alle mie forze, e decisi di portare Pasquale al
Bottazzi, e così feci.
Al Bottazzi conobbi un bravo psichiatra al
quale raccontai tutta la storia di Pasquale, egli gli diede una
terapia adatta al problema di mio figlio, che nel giro di un
anno si sentì meglio.
Oggi mio figlio Pasquale non posso dire che
è guarito del tutto ma sta bene. Frequenta il Centro Bottazzi
con altri ragazzi e ragazze. Dove fanno gite, feste giocano a
calcio. Io vorrei ringraziare quello psichiatra, e tutta l’equipe,
del reparto di salute mentale, per tutto ciò che hanno fatto e
ancora fanno per Pasquale.
Voglio dire a tante persone, che hanno lo stesso problema di
mio figlio Pasquale di non abbattersi perché, nel mondo,
esistono brave persone che si mettono a disposizione, svolgendo
il loro lavoro come una missione e non come un mestiere e quindi
rendendosi amici di chi ne ha bisogno facendoli sentire in
armonia e mai soli, che è molto importante per chi ha
determinati problemi.
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