La storia
di Torre
del Greco
di Maria Pasqua Di Donna
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Nei
secoli immutata
La festa dei
quattro altari
di
Maria Scognamiglio
La festa dei 4 Altari ha antichissime
tradizioni, si celebrava agli inizi del 600 a Napoli, in Largo del
Castello (oggi piazza Municipio), e successivamente fu tramandata
e custodita a Torre del Greco. Allora i 4 altari simboleggiavano i
4 continenti. Nel 1699 la festa, celebrata nel giorno del Corpus
Domini divenne importante per i Torresi non solo per motivi
religiosi, ma anche per il festeggiamento del loro riscatto dalla
baronia feudale.
I 4 altari raffigurano un mistero religioso,
come allora, si gareggia nella costruzione di quello più alto e
ai loro piedi sono poste piante e fiori. I tappeti, altra
caratteristica della festa, erano fatti con petali di fiori messi
sulle strade, oggi sono realizzati con segatura colorata e sono
custoditi nelle chiese e rappresentano quadri sacri in stile
barocco.
Altri elementi che arricchiscono la festa sono
le luminarie, le mostre di pittura, di scultura e d’incisione su
conchiglie e coralli, gli spettacoli teatrali e canori. Le
festività si concludono allegramente al porto con dei
meravigliosi fuochi d’artificio.

Ricordo con piacere l’ultima festa, la gran confusione in
strada, l’allegria dei giovani e dei bambini, l’espressione
attenta e nostalgica degli anziani, la bravura e l’affabilità
dei "marocchini" nel mercanteggiare maschere, tamburi e
statuine di legno del loro paese. Nell’aria c’era un forte
profumo d’incenso misto all’essenze di profumi orientali. Mi
sentivo coinvolta e in sintonia con l’atmosfera di festa,
contenta di parteciparvi e di vincere così la mia solitudine.
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Dall’antica
Turris Octava alla città odierna, passando attraverso numerose
eruzioni vulcaniche: un breve viaggio nella storia gloriosa e
sofferta della cittadina vesuviana.
Tra il Vesuvio e il mare, distesa al centro del
golfo di Napoli, tra Ercolano e Pompei, Torre del Greco con i suoi
centomila abitanti, è la prima città non capoluogo della
Campania e la terza città dopo Napoli e Salerno.
Le sue origini risalgono all’epoca romana.
Chiamata "Turris Octava", si pensa, per la costruzione
di una torre di difesa dalle incursioni saracene che distava otto
miglia da Napoli fatta costruire da Federico II di Svevia.
L’attuale denominazione di -Torre del Greco-
si ha dal 1324; alcune leggende fanno derivare l’origine del
nome al soggiorno di un eremita greco, che, stabilitesi alle
pendici del Vesuvio, impiantò e curò la coltivazione d’uve
greche, da cui traeva un eccellente vino.
Il 18 maggio1699, i torresi si riscattarono dal
dominio feudale pagando un tributo di 106.000 ducati alla Regia
Corte di Spagna, avvalendosi dello Jus praelationis.
Si pensa che il riscatto baronale fu pagato dai
torresi anche allo scopo di porre fine allo "jus primae
noctis", un tipo di sopraffazione barbara che dava il diritto
al barone di congiungersi con la sposa, il giorno delle nozze,
prima dello stesso marito. Bisogna comunque precisare che: in
primo luogo, il feudalesimo, con le sue leggi usanze e costumi,
non fu solo un fenomeno torrese, ma generale. In secondo luogo,
nessun barone passò la prima notte con le spose torresi, ma era
un diritto riservato ai soldati che in determinati casi e dietro
alcune regole gerarchiche si sottoponevano a questa sorte di
"convenzione".
Nel XVIII secolo la città ebbe uno
straordinario sviluppo economico dovuto in gran parte alla pesca
del corallo. I torresi con una flottiglia di
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circa quattrocento
barche (coralline) intensificarono la pesca del corallo, già
praticata fin dal 1500 in tutto il Mediterraneo fino alle coste
dell’Africa, tanto che Torre del Greco fu definita: "la
spugna d’oro del Regno".
Alla fine del ‘700, i torresi cominciarono a
lavorare il corallo unitamente alle conchiglie ed alla tartaruga,
ed oggi la città è conosciuta come "la capitale mondiale
del corallo". Notevole la sua produzione di gioielli in oro e
con pietre preziose. Nel 1841 fu ripristinato il porto migliorando
notevolmente i contatti commerciali.
Nel 1631 prima dell’eruzione, Torre del Greco
contava come popolazione poco più di quattromila anime. Veramente
né l’Ottava e né la festa dei Quattro Altari nacquero quando i
torresi cacciarono il barone, perché le due celebrazioni
religiose già esistevano, però proprio credendo ciò, il popolo
era più attaccato alla festa. Fu proprio l’eruzione del 1794 a
determinare con la conseguente distruzione della chiesa di Santa
Croce, e di quasi tutta la città, ed ancora gli avvenimenti
sanguinosi del 1799 dovettero aprire una lunga parentesi di vuoto
nella celebrazione dei festosi festeggiamenti esteriori.
I nostri avi non avevano tempo e modo di
pensare al primo centenario del riscatto in un tempo in cui
camminavano scalzi sugli spuntoni di roccia e molti di loro
avevano perduto tutto, e non avevano forse nemmeno un tetto. Più
saggi di noi certamente, guidati e spronati da un santo, il nostro
"Vicenzo Romano", pensavano alla ricostruzione della
chiesa e della città.
Si dice che i torresi, trapiantarono viti delle
loro terre nella plaga vesuviana producendo un vinello molto
gradito alla regina Giovanna. Torre del Greco è famosa inoltre
per la produzione artistica dei "pastori" da presepe in
stile settecento napoletano e in corallo. Altre attività
importanti sono la floricoltura in serre (in particolare garofani
e gerbere), la cantieristica navale, l’antiquariato e la
ristorazione, con oltre cento esercizi tra ristoranti, pizzerie e
pub.
Il nostro è un gran bel paese, vogliamogli
bene rispettandolo.
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