arte
e cultura
Le ombre
di Raffaele Iovine
Le ombre
di Francesca da Rimini e di Paolo Malatesta appaiono a Dante e a
Virgilio. Il pittore s’ispira al quinto canto della Divina
Commedia. Le figure abbracciate dei due amanti dominano con il
loro andamento orizzontale la composizione, mentre i due poeti,
sono rilegati a destra, nell’ombra degli inferi.
Ary Scheffer, fu uno dei pittori più colti del XIX secolo, spesso
trasse ispirazione da poemi letterari di Dante, Goethe, Byron e Shakespeare.
Negli ultimi anni della sua carriera si dedicò con maggiore
impegno a una pittura intesa com |

"Le
ombre" (olio su tela 171x239 cm) - Parigi Museo del Louvre -
Scheffer Ary, pittore olandese,1855
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e espressione dell’idea
pura. Scheffer rinunciò alla seduzione della apparenza
e ai giochi dei colori per |
ottenere una trasparenza
della materia, sempre molto sensuale, che gli valse un grande
successo. |
Specchi rotti e
lanterne magiche
di
Adele Pisapia
Il mondo
della
follia
a cinema
ed in televisione |
denunciare il ruolo di "induzione" di
eventi reali, più che registrazione di essi, rivestito in
taluni casi dai mass-media, indipendentemente dalle intenzioni di
chi passa i messaggi.
Un professore universitario "impazzisce" alla vista
della morte violenta dell’amata moglie, avvenuta in un locale di
moda per opera di un folle-omicida, che uccide complessivamente
ben sette persone. Sopravvissuto in malo modo alla tragedia, vive
una vita da mendicante ai margini della città e si erge a
difensore dei deboli e dei derelitti, con continue allucinazioni
(un cavaliere rosso, con tanto di lancia medioevale, lo insegue
per tutta la città) che inframmezzano le fasi di questa strana,
nuova "normalità", cui si alternano fasi di stupore
catatonico. Parallela a questa, la storia dello speaker
radiofonico, che avrebbe in qualche modo indotto la strage:
conduceva un programma di successo, elargendo indiscriminatamente
e pericolosamente consigli spiccioli e di "rottura" ad
ascoltatori senza volto, afflitti da un qualche problema, in
diretta telefonica. Comincia anche per lui la china: sconvolto
dalla notizia dell’inutile massacro, perseguitato dai sensi di
colpa, perde il lavoro importante e si adagia in una vita che in
fondo non è la sua.
Dopo un incontro casuale con il professore-mendicante, ne scopre l’identità,
cerca di liberarsi del suo senso di colpa, ma si stabilisce tra i
due un rapporto di solidarietà, che trascende il semplice dovere.
Il film richiama l’attenzione, inoltre, sulla delicata e
difficile interazione che si stabilisce tra mass-media (in questo
caso la radio) e fasce di utenza, particolarmente deboli, dal
punto di vista psichico. |
La
volta scorsa a proposito di normalità del
la follia si è parlato del film di Nanni Moretti Bianca.Un altro
film, questa volta americano, che possiamo prendere ad esempio di
prodotto che rappresenta la follia in una prospettiva di
normalità è "Un giorno di ordinaria follia".
Un giorno di ordinaria follia
Esemplificazione dell’uomo
"normale", che si trasforma, per una serie di eventi
(licenziamento, separazione forzata dalla moglie e dalla figlia,
giorno di caldo e di "follia" metropolitana), in un
pazzo - omicida. Il suo viaggio di "ritorno a casa" è
costellato dall’incontro con una serie di personaggi
"normali" (coreano in un supermarket, che vende i suoi
prodotti a prezzi incredibilmente elevati; due ragazzi negri, che
appena viene attraversato "il proprio territorio", si
armano di mitra contro i malcapitati ed ignari trasgressori;
nazista, proprietario di un negozio di scarpe, nel cui
retrobottega, nasconde una vera e propria armeria ecc.).
Rigidità, spersonalizzazione,
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mancanza di solidarietà,
intolleranza, violenza è quanto anima una città
"impazzita". Superato un punto di non ritorno, il
protagonista del film diviene una sorta di giustiziere
metropolitano che è a sua volta violento ed intollerante, furia
omicida. Eppure lui vuole solo tornare a casa, dalla (ex) moglie e
dalla bambina, vuole solo il calore del nucleo familiare, il
mondo-significato, il suo centro, ormai perso per sempre, nell’inutile
viaggio a piedi attraverso la metropoli.
La leggenda del re pescatore
Lo stereotipo del folle - omicida riaffiora in un film di buon
livello quale La leggenda del re pescatore (1991), ma non ha gran
rilievo nell’economia del racconto; è solo l’evento da cui
prende origine la storia e che serve a |
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