Anno I
Dicembre 2001 
n. 4

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Le donne dei Talebani di Anna Poma

quelle che non possono trovare medicine e trattamenti adeguati per la depressione grave, preferiscono morire che vivere in tali condizioni. Ad uno dei pochi ospedali per donne, un giornalista ha trovato corpi immobili, quasi senza vita, distesi sui letti, avvolti nei loro burqua, senza alcuna volontà di parlare, mangiare, o fare altro, che lasciarsi morire lentamente. Altre sono diventate pazze e sono state viste nascoste negli angoli, dondolare continuamente o piangere, molte di loro sono spaventate.
Si è al punto in cui il termine "violazioni dei diritti umani" è diventato un sottinteso. I mariti
hanno il potere di vita e di morte sulle loro parenti femmine, specialmente le proprie mogli, ma un qualsiasi maschio arrabbiato ha altrettanto diritto di lapidare o picchiare una donna, spesso fino alla morte, per aver scoperto due centimetri di corpo o per averli offesi nella maniera più lieve. Le donne godevano di una relativa libertà: lavorare, vestirsi normalmente come volevano, guidare e apparire in pubblico sole, fino al 1996. La velocità di questa transizione è la ragione principale per la depressione e il suicidio; le donne che una volta erano educatrici, dottoresse o semplicemente erano abituate alle libertà umane di base, ora sono strettamente ristrette e trattate come subumane nel nome del fondamentalismo islamico. Non è la loro tradizione o "cultura", ma è alieno a loro, ed è perfino estremo per quelle culture dove il fondamentalismo è la regola.
Chiunque ha diritto ad un’esistenza umana tollerabile, perfino se sono donne in una nazione musulmana. Eguaglianza e decenza umana sono un diritto mentale, non libertà da concedere, che si viva in Afghanistan o altrove

Petizione via internet per i diritti
umani (email: sarabande@ bran- deis.edu) Da quando i Talebani hanno assunto il potere nel 1996, le donne hanno dovuto indossare il burqua e sono state picchiate e lapidate in pubblico perché non vestivano in maniera appropriata, perfino se questo significava semplicemente non avere il velo davanti agli occhi.
Una donna è stata picchiata a morte da un gruppo di fondamentalisti per avere accidentalmente esposto il suo 

braccio mentre stava guidando. Un’altra è stata lapidata a morte per cercare di lasciare la nazione con un uomo che  chiunque ha diritto ad un’esistenza umana tollerabile, perfino se sono donne in una nazione musulmana.
La velocità di questa transizione è la ragione principale per la depressione e il suicidio; le donne che una volta erano educatrici, dottoresse o semplicemente erano abituate alle libertà umane di base, ora sono strettamente ristrette e trattate come subumane nel nome del fondamentalismo islamico. Non è la loro tradizione o "cultura", ma è alieno a loro, ed è perfino estremo per quelle culture dove il fondamentalismo è la regola. Eguaglianza e decenza umana sono un diritto mentale, non libertà da concedere, che si viva in Afghanistan o altrove! non le era parente. Alle donne non è permesso di lavorare e neanche di uscire in pubblico senza un parente maschio; le professioniste, come professoresse, traduttrici, dottoresse, avvocate, artiste e scrittrici sono state obbligate a lasciare il lavoro e a chiudersi in casa.Esse devono vestire scarpe silenziose così che non siano mai sentite. Le donne vivono nella paura delle loro vite per il più piccolo comportamento erroneo.
A causa del fatto che non possono lavorare, quelle senza parenti maschi o mariti sono alla fame o fanno l’elemosina per la strada, anche se hanno una laurea.
La depressione sta diffondendosi tanto che ha raggiunto livelli di emergenza. Non c’e modo in una società islamica così estrema di conoscere il tasso di suicidi con certezza, ma si stima che esso sia tra le donne straordinariamente alto: