Anno I
Dicembre 2001 
n. 4

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Specchi rotti
e lanterne magiche

Il mondo della follia
al cinema ed in televisione
Allegoria alla pace
di Westfalia 

Allegoria della pace di Westfalia
(olio su tela cm 225 x 162) - Museo Nazionale di Versailles (Francia) - Laurent de La Hyre - 1648


Laurent de La Hyre, nacque a Parigi il 27 febbraio 1606 e ivi morì nel dicembre del 1665. Figlio d’arte si perfezionò a Fontainebleau, dove sono i migliori esempi della pittura manieristica italiana in Francia. Autore di molte opere eseguì ben due dipinti per Notre-Dame: "San Pietro guarisce i malati con la virtù della sua ombra" (1635) e "La Conversione di San Paolo" (1637). Ottenne anche dal cardinale Richelieu la commissione per la decorazione della Sala della Guardia nel Palazzo Reale. Nell’attività tarda mostrò interessi per i temi classici, come si può vedere in "Mercurio affida Bacco alle ninfee", conservato all’Ermitage di San Pietroburgo.
Nell’Allegoria alla pace di Westfalia la composizione è occupata da un gruppo di figure allegoriche, collocate sotto un’architettura classica. In piedi, a sinistra, è la Vittoria intenta a porre una corona intrecciata con foglie di ulivo (simbolo della pace) sul capo della Francia, seduta al centro con una palma in mano e una sfera celeste con i gigli, simbolo araldico della Casa Reale. Un bambino con un ramoscello di ulivo in mano è intento a bruciare le armi ormai inutili grazie alla pace raggiunta. Il dipinto fu commissionato a La Hyre per celebrare il successo del trattato di Westfalia.

Molto spesso i media riportano con dovizia di particolari, nelle pagine di cronaca e nei notiziari, casi di raptus omicida senza opportunamente sottolineare che, in molti casi, le condizioni di vita delle persone, colpite da raptus, sono di assoluta normalità: è il padre o il marito esemplare che, al ritorno a casa, compie un massacro.
E’ la "normalità della follia" che entra in scena: pericoloso non è quasi mai l’ex-manicomiale, per lo più completamente alienato dall’istituzionalizzazione prolungata; né sempre lo sono i malati di mente, in cura presso strutture o terapeuti, ma può essere pericolosa anche la persona normale, con la sua vita piatta, banale, rituale oppure frenetica, in combutta con il tempo, senza qualità.
E, ancora, possono rivelarsi "socialmente pericolosi" individui affetti da patologie psichiatriche lievi che sfuggono ad un controllo terapeutico costante.
Ci riferiamo qui ai film Bianca (1983) o ad Un giorno di ordinaria follia (1993), film di qualità che si accostano al tema della malattia mentale, con una prospettiva più corretta di "normalità della follia" o di "follia del quotidiano".

Nel primo film, Bianca, il protagonista sembra affetto da disturbo ossessivo - compulsivo (DOC) e solo nel finale, quando risulta evidente la sua responsabilità omicida, ossessioni e compulsioni si rivelano sintomi all’interno di un quadro sindromico paranoideo.

Bianca

Vita piatta e monotona di un professore di scuola, con le sue abitudini e i suoi piccoli rituali quotidiani.
L’insistenza del regista su alcune ossessioni del protagonista, come la passione per le scarpe (il professore ne ha tante e tutte uguali), considerate come assolute rivelatrici della personalità del proprietario, oppure l’interesse smodato per le relazioni sentimentali degli amici, tutti registrati all’interno di un vero e proprio schedario, offre qua e là al fruitore qualche traccia della follia del professore. Follia omicida come si scoprirà alla fine del film. Scrupoloso osservatore degli altri, forse un po’ come lo sono i bambini, attento ai rapporti ed agli equilibri che di volta in volta si creano e si disfano, il professore, proprio come un bambino che è intimamente turbato dalla separazione dei genitori, non riesce a comprendere e a sopportare lo sciogliersi delle unioni. Per ogni coppia che si sfascia, è la sua stabilità, è il suo strano equilibrio di voyer, di spettatore della vita, incapace di viverne una propria, anche quando gliene capiterà l’occasione, ad essere messo in gioco. Allora lui, uomo tranquillo, "normale", "si deve difendere" ed uccide.