Anno I
novembre 2001 
n. 3

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Appunti  a margine
dell’esistenza

Il mio rapporto
con la fede


di Annamaria Sorrentino

Il mio rapporto con la fede cristiana ha vissu
to momenti difficili, perché pensavo che la mia malattia fosse come una punizione per un qualcosa che avevo fatto oppure omesso.
Quindi a volte me la prendo con Dio ed arrivo persino a pensare che Dio non esista. Poi rifletto e penso alla storia che ci raccontò una volta il professore di teologia quando frequentavo il corso per la cresima.
Il fatto realmente accaduto è questo: Rousseau, "nell’Emilio" narra di un uomo che, un giorno, portò un bimbo di pochi mesi a vivere con sé, su di un’isola sperduta, dove c’erano solo lui ed il bambino.
 

Un giorno il ragazzo, fattosi uomo, non accortosi di essere visto dal filosofo, s’inginocchiò e pur non avendo ricevuto nessun’educazione religiosa, disse: "Non so chi tu sia, ma ti ringrazio per tutto il creato. Per aver fatto questo Tu certamente sei l’Onnipotente!".
Quanto sopra, ci fa capire che l’uomo, ad un certo punto della sua vita, sente che qualcuno di veramente grande esiste e ha il bisogno di credere in questo e di far parte di un nucleo dove si pratica la religione.

Disperatamente metto per iscritto le mie idee sulla vita.
Dico disperatamente perché, quando si scrive o si parla, si vorrebbe essere capiti da tutti: dagli uomini di cultura e dall’uomo della strada. Ma mi rendo conto che ciò è impossibile. Ogni uomo ha la sua estrazione sociale, le sue esperienze, i suoi amici o nemici, la sua cultura. E c’è anche chi una pagina scritta la usa per pulire i vetri o parti poco nobili del proprio corpo.
Tuttavia ritengo opportuno mettere per iscritto le mie idee sull’esistenza di un eventuale Dio.
Penso che la generazione attuale sia tutta in bilico, dissociata fra la fede e la razionalità: schizofrenica insomma.
Per quel che mi concerne, la ragione, alla luce delle moderne scoperte scientifiche, mi fa concludere che non esiste alcun Dio, ma solo una tremenda energia che ha pervaso qua e là un immenso universo; e che la Terra non è altro che un’insignificante condensazione di tal energia, con tanto di vegetazione e tanti tipi d’animali.
Animali dotati anche di parola che si definiscono uomini, pericolosi l’uno per l’altro, ma pronti anche ad essere solidali di fronte ad un pericolo comune. Solidarietà in ogni modo, non più di tanto.
D’amore, inteso come sacrificio della

propria vita per il prossimo, neanche a parlarne.
Ma la fede fa sì che io pensi che la suddetta indefinibile energia abbia dato origine ad un Dio creatore della Terra e delle creature che la abitano. Un Dio insomma responsabile di tutto questo, che si manifesta con una certa provvidenza, che dobbiamo pure ammettere che ci sia. Un Dio originato da un’insostituibile e tremenda energia, ma divenuto esistente da ciò che è, e da ciò cui ha dato origine. Un Dio, insomma, capace di ascoltare la nostra preghiera. E che, se non sempre c’esaudisce, si comporta così in ogni caso per il nostro bene.. Una grazia concessa potrebbe essere, infatti, funesta per l’economia del bene comune. Un esempio?
La semisordità dalla quale sono affetto da qualche tempo. Ebbene, è stato meglio per me che Dio non abbia ascoltato le mie preghiere a favore del ripristino del mio udito. Infatti, essendo finito a circa trent’anni in manicomio, m’impediva di udire la gente bisbigliare fra loro a proposito della mia salute mentale.
E ciò mi faceva molto male, avrei potuto reagire, sarei peggiorato, o avrei confermato le mie follie. Il fatto è questo: dobbiamo pur ammettere che siamo tutti pazzi, ma il capro espiatorio è sempre e in ogni modo chi ha ricevuto il marchio ufficiale del manicomio.