Anno I
novembre 2001 
n. 3

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Alla ribaltatre illustri clinici Rotelli al nostro microfono

Professor Rotelli cosa si è portato nella valigia da Trieste e da Puertallegre?

Mi sono portato la consapevolezza che bisogna essere nomadi. Di cose buone si trovano un po’ qui e un po’ là in giro per il mondo e bisogna metterle insieme come fanno gli altri, ne possiamo trovare le tracce. Credo che, se abbiamo un dovere come paese un po’ più ricco di altri è quello di favorire questo processo di messa in circolo delle idee e delle cose di altre persone, che fanno le nostre stesse battaglie nel mondo.

Le hanno dato più filo da torcere i "matti" di Trieste o il nostro sistema sanitario in Campania?

Ma, né l’uno né l’altro, direi. Non

mi hanno dato filo da torcere forse i matti di Trieste, mi hanno fatto vivere e sono loro debitore di un pezzo di vita. Spero che il sistema sanitario campano diventi qualcosa verso il quale io continui a sentirmi debitore di un altro pezzo di vita. Il sistema sanitario campano fa parte di quello nazionale e io credo totalmente in esso; credo che un paese senza un sistema sanitario pubblico sia un paese invivibile. Penso che il sistema sanitario pubblico sia un patrimonio enorme e come tutti i patrimoni può essere pieno di buchi, può essere anche fatto di cose vecchie, di cose che ormai non tengono più, può essere pieno di avarie, benissimo: melo tengo tutto intero.
Cercherei di contribuire, se riesco, insieme a tanti altri a fare di questo sistema sanitario qualcosa di meglio, perché molte cose si possono migliorare.
Spero che si possa lavorare a partire dalla forza che l’esistenza stessa del sistema sanitario ti da, come "potenza di un sacco di gente", comunque pagata per cercare di aiutare gli altri; che poi ci riesca, che non ci riesca, che sene freghi, che faccia più gli affari suoi, che gli affari degli altri, non toglie il fatto che è un’enorme patrimonio. Cerchiamo di farlo vivere e di farlo rendere.

A proposito di questa sua fede nel sistema sanitario nazionale e campano in particolare, quali sono i suoi programmi per i prossimi vent’anni?

Psichiatra,
Direttore
Generale
dell’ASL CE 2,
Presidente della
Commissione regionale
Campana
per la psichiatria

Io spero che siano quelli che riescano a dimostrare che c’è una grande  impresa sociale che è il sistema sanitario pubblico. Oggi si usa la parola impresa sociale per parlare delle cooperative sociali. Benissimo. Io credo che la parola vada estesa , noi dobbiamo pensare al sistema sanitario pubblico come ad una grande impresa sociale, forse oggi non lo è abbastanza.. Esso deve diventare sempre di più un’impresa sociale, con un grande sforzo d’imprenditorialità, nella quale si lavori per il prossimo e si produca il bene collettivo.

Io credo che lo si possa fare.