Anno I
novembre 2001 
n. 3

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Lo scopo
della riabilitazione
è il
reinserimento sociale

Psichiatria
il contributo di Della Pietra, Piro si confessano

di Maria Pasqua Di Donna

Le opinioni,
le speranze,
gli obiettivi,
i sogni
Parla il dr. Francesco
Della Pietra
Psichiatra Direttore del
Dipartimento di Salute
Mentale ASL Napoli 5

Dr. Della Pietra, lei coordina il DSM ASL NA 5 da diversi anni, può tracciare un bilancio del suo operato?
Il Dipartimento di salute mentale è nato nel 1995, nasce dalla confluenza di 6 ex USL della Campania, ognuna delle quali aveva un suo Servizio di salute mentale, con carenza di personale e di struttura e pertanto si dovette procedere all’individuazione di strutture e all’ampliamento dell’organico del personale. Con l’avvento dell’ASL si è avuto uno specifico budget per la riabilitazione in psichiatria che ci ha consentito di lavorare non solo verso quello che è la cura in senso classico, ma precisamente in modo più moderno, adeguato ai tempi, con la riabilitazione psicosociale per l’inserimento lavorativo.



Si ha avuto la possibilità d’utilizzare i fondi erogati di 3 miliardi di lire e consorziarsi con dei comuni locali ed internazionali, in paesi come la Svezia, Portogallo, Germania, Spagna, Inghilterra, Grecia, dove si stavano conducendo esperienze analoghe; si hanno avuto scambi culturali ed informativi, nonché la formazione di utenti, che ci hanno portato alla formazione di cooperative sociali, quali i Litografi Vesuviani, permettere loro di entrare nel mondo produttivo del lavoro, con l’inserimento tipografico e sociale, e realizzare quello che è il vero scopo della riabilitazione. Un’altra cooperativa è quella che c’è nella zona di Sorrento che si è egualmente inserita nel sistema produttivo lavorativo. Considerando che si è partiti dal livello zero, oggi abbiamo fatto un



discreto lavoro, grazie alla
 collaborazione di tutti gli operatori e visto gli incoraggianti successi ottenuti, proseguiremo con fermezza ed entusiasmo.
Qual è la cosa di cui va più fiero tra quelle realizzate? E quella che le ha provocato maggiori delusioni?
Devo dire che la cosa di cui sono fiero è vedere tante persone che, prima avevano il volto segnato dal disagio, oggi hanno queste "piaghe" decisamente attenuate; si nota sul loro volto un sorriso verso la vita e la speranza, pertanto, la cosa che mi rende più fiero è notare quanta passione tutti gli operatori della salute mentale mettono nello svolgere il proprio lavoro. Ciò che invece mi porta delusione, è la lunghezza dei tempi tecnici procedurali, che mi serve da stimolo per lavorare con maggiore tenacia al progetto importante del recupero della salute mentale, perché salute mentale è cultura, perché salute mentale è produttività, perché salute è vita.
Rispetto alle altre realtà italiana, la Campania parte con un gran disagio, in Campania c’erano 5 ospedali psichiatrici e pertanto c’era una grossa concentrazione della " vecchia psichiatria". Stiamo cercando di recuperare la distanza che ci separa dalle altre regioni italiane, quali il Trentino, la Toscana, l’Emilia Romagna e si stanno man mano colmando le lacune. Sono sicuro che questo divario non solo si colmerà in breve, ma probabilmente riusciremo ad andare più avanti di loro, perché il livello umano e relazionale a nostra disposizione è molto forte.
Come si fa a diventare coordinatore di un DSM?
E’ la direzione generale dell’ASL che sceglie una persona di sua fiducia fra i dirigenti psichiatri e la mette così a capo del Dipartimento, dopo aver valutato le sue doti personali e professionali; certamente poi il suo operato verrà valutato e se questa persona avrà gestito in maniera corretta ed adeguata la responsabilità ricevuta, con vantaggio all’utenza, sarà riconfermata, altrimenti giustamente sarà mandata a casa.
Un utente potrà diventare operatore?
Certamente, perché no! Non c’è alcun impedimento che questo possa avvenire.

Intervista
al prof. Sergio Piro

Sergio Piro è psichiatra, psicoterapeuta, scrittore, giornalista e membro della Commissione regionale campana di Psichiatria
Professor Piro può darci un suo parere sull’applicazione della legge 180 e in particolare in Campania?
L’applicazione della legge 180 in Italia è un processo complesso e solo parzialmente attuato. Infatti prevede la conversione del sistema curativo da grosse strutture in centri di dimensioni minori. L’applicazione è stata più sollecita nelle Regioni del Centro-Nord Italia; qui al Sud, sebbene sia partita in ritardo, è stata vivace e positiva, almeno dal 1995 in poi. Inoltre sono state penalizzate le strutture territoriali esterne a vantaggio di quelle per il ricovero. Solo con una forte direzione politica da parte delle Regioni, si può invertire questa tendenza.
Si dice che si vogliono aprire i manicomi è vero? E’ possibile dopo tante attività territoriali?
Bisogna distinguere tra quella che è l’apertura reale del manicomio, così come erano voluti da una minoranza politica fra le forze di governo, e quella sostanziale, voluta dal centro e da parte della sinistra, che consiste nella manicomializzazione in piccole strutture e nell’eliminazione della rete di sperimentazione sociale per l’accoglienza dei laboratori protetti, con la perdita di gran parte dei vantaggi dei pazienti.
L’assistenza psichiatrica territoriale 24 ore su 24, che ha un’azione di prevenzione e cura, verrebbe ridotta ad un insieme di ambulatori tipo cassa mutua, con il risultato di una reintroduzione della manicomializzazione di massa. Questo è il progetto delle forze di governo, però bisogna vedere se lo faranno
.



Cosa ne pensa dell’attività del nostro giornale Integrazione?
Io penso che la stampa è uno strumento di liberazione, specialmente in questo secolo di grandi trasformazioni sociali. La libertà di stampa è un mezzo per i popoli per prevenire o far cadere le dittature; in questo campo specifico è già una terapia.