Il
muro di Aniello Di
Cristo |
Il
muro, quel maledetto muro, sempre così alto, sempre più
arduo da scavalcare, impossibile da abbattere e poi l’angoscia
di sentirsi incapaci di aiutare quegli occhi così simili ai
miei. E’ questa la precisa sensazione che si materializza
ogni volta che penso a mia sorella Carla.
Mi chiamo Nello e sono il fratello minore di Carla, lei ha
solo me, in altre parole io ho solo lei e io dovrei essere
il fratello "sano" di una ragazza malata di mente,
eppure vi assicuro, senza stupore che a volte, spesse volte
ho la sensazione che i ruoli si ribaltino, del resto alzi la
mano chi si definisce "normale". Accade spesso,
infatti, che le riconosco un’intelligenza raffinata, un
modo di vedere le cose ed una capacità critica che mi
sbalordiscono. Inutile negare però che mia sorella soffre
ed ha bisogno di tutto l’amore che c’è, di sorrisi e di
comprensione.
Da bambini, giocavamo insieme, erano anni felici, dividevamo
le ore, i giocattoli e i sorrisi scorrevano sicuri; poi l’adolescenza
ha palesato le nostre differenze, che io non compresi e che
odiai. Odiavo il suo comportamento strano, il suo mondo
fantastico popolato da visioni e deliri che la consumavano
nella sofferenza.
Provai poi un’enorme tristezza quando capii che mia
sorella soffriva di psicologia e
psicoanalisi, avevo la |
 |
presunzione di poter aiutare mia una
malattia seria, che ogni tanto ti allontana dalla
razionalità e ti fa precipitare in un mondo per noi
incomprensibile, dove le cose e le persone si scambiano e la
solitudine gela i cuori di tutti. Forse spinto da ciò,
cominciai a leggere scritti di
|
sorella in prima
persona, ma più mi addentravo negli studi della
schizofrenia, più nasceva in me la sensazione d’impotenza.
Mi resi conto che avrei potuto fare ben poco per lei, eppure
quelle letture mi sono state utili, ho capito che i nostri
equilibri psichici sono così fragili e
|
|
 |
che, in fondo, mia sorella avrebbe comunque
potuto vivere in maniera soddisfacente, pur dovendo fare i conti
con questo male oscuro, che va combattuto per tutta la vita.
Oggi in casa, nonostante le mille difficoltà, non ci sentiamo
più soli. Da quando mia sorella è seguita dal Servizio
territoriale le cose sono molto cambiate e io voglio pubblicamente
testimoniare i grandi miglioramenti di Carla. Mia sorella oggi
vive meglio, molto meglio di qualche anno fa e di questo siamo
grati a tutti quelli che ci hanno aiutato, senza di loro mia
sorella non ce l’avrebbe mai fatta e non ce la farebbe in
futuro.
Dalla pagine di questo giornale si alzano tante voci di speranza,
quante volte le ho lette piangendo pensando a questi ragazzi soli
con il loro dolore incompreso, sono pagine dure da mandare giù ma
di una bellezza unica, sono pagine che diventano gradini per
salire su quel muro, quel muro che abbiamo il dovere di
scavalcare. |
|