L’omeopatia
affonda le sue radici nelle dot-
trine di Ippocrate e Paracelso ma il suo
fondatore fu un medico tedesco, Samuel Hahnemann, che nel
1789, avendo perso ogni fiducia nella medicina ufficiale del
tempo, fatta di salassi e di purghe, aveva chiuso il suo
affollato ambulatorio e, per sbarcare il lunario, si era
rassegnato a fare il traduttore di testi scientifici. E fu
proprio traducendo un libro che s’imbatte in un’osservazione,
apparentemente insignificante ma che avrebbe segnato il
corso della sua vita e quello della storia della medicina: i
lavoratori delle piantagioni di china erano soggetti ad
attacchi di febbre intermittente, del tutto simili a quelli
provocati dalla malaria, che sparivano senza lasciare
traccia dopo qualche giorno di lontananza dal lavoro.
Nel 1639 la china era stata importata, dal Perù, da una
certa contessa di Chinchon, in Europa dove era impiegata per
la cura della malaria. La tossicità della pianta
costringeva, comunque, a somministrarla sotto forma di
estratto e cioè facendola macerare a lungo nell’alcool e
diluendo più volte nell’acqua la tintura così ottenuta.
Nonostante quest’estrema diluizione, la china sembrava
conservare intatte tutte le capacità curative. Ma come era
possibile che la china provocasse nelle persone sane gli
stessi sintomi della malaria che la china curava? si
domandò Hahnemann che decise di compiere su se stesso un
esperimento. Per parecchi giorni ingerì china non diluita
facendo comparire palpitazioni, raffreddamento delle
estremità, indebolimento, sonnolenza, sete, rapide
elevazioni febbrili... che erano tutti sintomi soggettivi di
una febbre malarica. Dopo la china fu il caffè, il cui
abuso porta sintomi ben noti quali eccitabilità ed
insonnia, l’altra sostanza sulla quale si appuntò l’attenzione
di Hahnemann, il quale scoprì che era proprio la
somministrazione di doti infinitesimali di Caffea cruda a
guarire |
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molti pazienti affetti da eccitabilità ed insonnia.
Hahnemann fu profondamente colpito da queste circostanze e
annotò una frase destinata a segnare la storia della
medicina: "Una sostanza che produce sintomi in una
persona sana, può, in dosi diluite, curarli in una persona
malata." Hahnemann
decise di proseguire nella sperimentazione umana per
identificare gli agenti terapeutici. E così, per sei
anni, provò su se stesso e sui numerosi medici che
cominciavano a seguirlo molte sostanze minerali,
vegetali e animali registrando ogni pur minimo
sintomo.
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Nello stesso tempo in cui verificava la
"legge dei simili" con il suo corollario
dell’impiego di dosi infinitesimali, cercò di
"individualizzare" la terapia, studiando il
cosiddetto "terreno" del malato che può
essere rilevato solo con un’attenta visita medica
che spazia dall’analisi degli aspetti medici a
quelli psicologici e ambientali che investono il
paziente. Le più importanti considerazioni della
nascente "omeopatia" (il termine significa
"curare con lo stesso male") fu che le
malattie acute sono reazioni per espellere gli agenti
patologici e che l’organismo deve essere rispettato
nella sua
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