Anno I
Novembre 2001 
 n. 3

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Cosa  è  la  medicina  omeopatica

Lomeopatia affonda le sue radici nelle dot-
trine di Ippocrate e Paracelso ma il suo
fondatore fu un medico tedesco, Samuel Hahnemann, che nel 1789, avendo perso ogni fiducia nella medicina ufficiale del tempo, fatta di salassi e di purghe, aveva chiuso il suo affollato ambulatorio e, per sbarcare il lunario, si era rassegnato a fare il traduttore di testi scientifici. E fu proprio traducendo un libro che s’imbatte in un’osservazione, apparentemente insignificante ma che avrebbe segnato il corso della sua vita e quello della storia della medicina: i lavoratori delle piantagioni di china erano soggetti ad attacchi di febbre intermittente, del tutto simili a quelli provocati dalla malaria, che sparivano senza lasciare traccia dopo qualche giorno di lontananza dal lavoro.
Nel 1639 la china era stata importata, dal Perù, da una certa contessa di Chinchon, in Europa dove era impiegata per la cura della malaria. La tossicità della pianta costringeva, comunque, a somministrarla sotto forma di estratto e cioè facendola macerare a lungo nell’alcool e diluendo più volte nell’acqua la tintura così ottenuta. Nonostante quest’estrema diluizione, la china sembrava conservare intatte tutte le capacità curative. Ma come era possibile che la china provocasse nelle persone sane gli stessi sintomi della malaria che la china curava? si domandò Hahnemann che decise di compiere su se stesso un esperimento. Per parecchi giorni ingerì china non diluita facendo comparire palpitazioni, raffreddamento delle estremità, indebolimento, sonnolenza, sete, rapide elevazioni febbrili... che erano tutti sintomi soggettivi di una febbre malarica. Dopo la china fu il caffè, il cui abuso porta sintomi ben noti quali eccitabilità ed insonnia, l’altra sostanza sulla quale si appuntò l’attenzione di Hahnemann, il quale scoprì che era proprio la somministrazione di doti infinitesimali di Caffea cruda a guarire

molti pazienti affetti da eccitabilità ed insonnia.  Hahnemann fu profondamente colpito da queste circostanze e annotò una frase destinata a segnare la storia della medicina: "Una sostanza che produce sintomi in una persona sana, può, in dosi diluite, curarli in una persona malata." Hahnemann decise di proseguire nella sperimentazione umana per identificare gli agenti terapeutici. E così, per sei anni, provò su se stesso e sui numerosi medici che cominciavano a seguirlo molte sostanze minerali, vegetali e animali registrando ogni pur minimo sintomo. 

Nello stesso tempo in cui verificava la "legge dei simili" con il suo corollario dell’impiego di dosi infinitesimali, cercò di "individualizzare" la terapia,  studiando il cosiddetto "terreno" del malato che può essere rilevato solo con un’attenta visita medica che spazia dall’analisi degli aspetti medici a quelli psicologici e ambientali che investono il paziente. Le più importanti considerazioni della nascente "omeopatia" (il termine significa "curare con lo stesso male") fu che le malattie acute sono reazioni per espellere gli agenti patologici e che l’organismo deve essere rispettato nella sua

malattia e non aggredito dall’esterno con farmaci che opprimono le sue difese individuali spontanee. In altri termini, la medicina non deve essere rivolta alla soppressione dei sintomi, ma deve stimolare l’individuo a vincere la malattia, rafforzandone il terreno costituzionale.
Ma quest’impostazione della medicina omeopatica cozzava in maniera stridente con la nascente microbiologia, che vedeva ogni malattia causata da un qualche agente esterno la cui soppressione, operata da un farmaco, avrebbe garantito la guarigione. Anche per questo contro l’omeopatia cominciò una campagna di denigrazione perpetuatasi fino ai nostri giorni.