E LA MADONNA
15
L’ACCOMPAGNERA’?
di Francesca Mari
Un’esperienza personale si libera della propria
connotazione specifica quando, chi l’ha vissuta, decide di condividerla con
gli altri e rendere universale l’insegnamento che ne ha tratto. Così "E
la Madonna mi accompagni", l’autobiografia romanzata di Tonia Cardinale,
presentata venerdì scorso dalla stessa autrice alla libreria "La
Pergamena", più che il racconto di una storia di vita rappresenta un
serbatoio di emozioni, pensieri, consapevolezze valide anche a livello
pedagogico.
L’autrice, nata a Torre del Greco, esplica, in meno di cento pagine, il suo
percorso catartico, l’equilibrio raggiunto dopo aver attraversato vicende
burrascose: l’infanzia travagliata per la perdita prematura del padre; la
passione per la lotta politica e l’intensa partecipazione ai movimenti
femministi del ‘68; il matrimonio fallito con il giornalista televisivo
Michele Santoro; la malattia fisica e "dell’anima" che
rappresentano il ponte tra il passato e il presente. Come una sorta di trattato
scientifico sui sentimenti, la vicenda si snoda attraverso quattro punti
cardine: la famiglia, la passione, il gioco e l’amore.
La "famiglia" e il forte attaccamento a questa istituzione torna nei
ricordi dell’autrice, la quale ha lasciato Torre all’età di quindici anni
per seguire le sue propensioni, la " passione" per lo studio e per la
politica che l’ha nutrita nel corso della sua vita. Ora vive tra Amalfi e
Roma.
L’infanzia vissuta nella nostra città torna attraverso rapidi, ma incisivi,
riferimenti ai suoi familiari, ai comportamenti, ai
|
|
luoghi e anche ai "detti", come quello che da
il titolo al libro, che permangono nell’immaginario dell’autrice come
retaggio delle sue origini.
"Sono legata alle tradizioni - dice l’autrice - e il giorno dell’Immacolata
torno qui a Torre puntualmente più che per il valore religioso, per
quello folcloristico e tradizionale che mi lega alla mia città di
nascita. Il detto che ho scelto per dare il titolo al mio libro, infatti,
riassume proprio il valore che per me hanno gli insegnamenti dei miei
parenti, figli, come me, di questa terra e di queste tradizioni"
Dopo l’incontro con Santoro, però, l’autrice entra a far parte di un
gioco. Un gioco pericoloso che, come tale, implica sconfitte e vittorie,
guadagni e perdite. Il matrimonio, coi suoi lati oscuri, costituisce, per
Tonia, il punto di partenza della sua trasformazione interiore, del
raggiungimento della maturità. E dopo il fallimento e il conseguente
dolore che sfocia nella malattia e nell’isolamento, l’autrice,
rigenerata, sente di poter comunicare, attraverso una scrittura
terapeutica, la sua conquista e cioè la consapevolezza che "l’amore"
non è quello del gioco a due, quello in cui si soffre perché si è
totalmente dipendenti dall’altro e nell’altro si cercano conferme, ma
è quello universale, quello disinteressato per il prossimo, per chi
soffre. Da qui il monito di amare se stessi e dare agli alti, di non
fermarsi alle apparenze ma di cogliere l’essenza delle cose.
Lo stesso stile della scrittura sembra voler cogliere l’essenza delle
cose. Infatti il linguaggio è semplice ma non superficiale, più che a
lunghe e inutili descrizioni, l’autrice da la priorità a brevi frasi,
quasi aforismi, che esprimono concetti molto intensi.
Il suo valore pedagogico risalta, soprattutto, nell’insegnamento che l’autrice
sembra voler dare ai giovani, quello della necessità di non fermarsi alle
apparenze e dell’importanza dello studio e della conoscenza, le uniche
cose che nutrono davvero. |