ALLA SCOPERTA
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DI TORRE ANTICA
Di Francesca Mari
Quando l’amore per la cultura si
unisce ad una forte passione per la propria città, per le sue risorse
archeologiche, storiche e monumentali, nasce l’esigenza di battersi per
cercare di valorizzare e difendere queste ricchezze e per sollevare quel
velo di indifferenza che molto spesso le ricopre.
Questa esigenza ha spinto il Gruppo Archeologico Napoletano a riprendere,
dopo quindici anni di sospensione, le sue attività sul territorio torrese
per la tutela e la valorizzazione dei beni storici e archeologici della
città.
Il Gruppo, infatti, nacque per la prima volta nel 1975 per opera di
Ludovico Macrini che riunì attorno a sé un gruppo di giovani
appassionati di storia e archeologia, i quali effettuarono una serie di
studi e ricerche sul nostro territorio. Scioltosi nel 1986, il Gruppo si
è riunito solo nell’ottobre del 2000 e venerdì scorso ha illustrato il
suo programma attraverso una conferenza pubblica tenutasi al Circolo
Professionisti, nella Villa Comunale.
La conferenza, presieduta dal presidente dott. Aniello Langella, e dal
direttore responsabile Enrico Di Maio, si è articolata in due parti: la
prima esplicativa, con l’illustrazione dei progetti e dei propositi del
gruppo; la seconda dimostrativa con la proiezione di immagini animate e
computerizzate di zone e siti archeologici torresi e di alcuni studi
effettuati dal Gruppo negli anni passati.
"Il nostro scopo -ha affermato Di Maio- è di realizzare per Torre del
Greco un programma completo di archeologia e di ricerca storica sia per
tutelare e valorizzare i beni culturali della città, sia per avvicinare
la cittadinanza a queste ricchezze, cercando di sfondare quel muro di
indifferenza e ostilità che molto spesso troviamo di fronte a ogni tipo
di iniziativa culturale". Il progetto del Gruppo si
divide in tre sezioni culturali: la ricerca archeologica, la ricerca
speleologica, la ricerca storica.
La ricerca archeologica è finalizzata alla raccolta dei dati relativi a
tutte le presenze archeologiche, di epoca romana e di altre epoche,
distribuite sul territorio torrese. A tale proposito, le attività del
gruppo comprenderanno: la documentazione grafica e fotografica di tutte le
aree archeologiche esistenti e di quelle distrutte; il monitoraggio di
tali aree in accordo col sindaco e le Autorità per evitare eventuali
interventi dell’uomo e per prevenirne lo sfruttamento.
"Il primo piano di intervento- ha spiegato Di Maio- si inserisce nell’ampio
scenario archeologico sia della fascia costiera che della pedemontana,
andando a cogliere sia gli aspetti squisitamente documentativi che
divulgativi. Prevenzione e educazione sono le due aree di partenza del
primo progetto, che vede il gruppo impegnato in un lavoro che spazia dalla
documentazione grafica alla fotografia. In collaborazione con le
Soprintendenze e le Autorità Comunali e Regionali vogliamo rilanciare il
frutto di queste ricerche a livello scolastico, con piani di intervento
diretto (sul posto) e indiretto (didattico) ".
La ricerca speleologica, invece si orienta verso lo studio articolato
delle cavità naturali e artificiali della nostra città con il proposito
di censire tutti gli accessi a cavità sotterranee, di organizzare
spedizioni archeologiche, di fornire informazioni tramite la
documentazione grafica e fotografica delle cavità. |
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"La ricerca - ha detto Di Maio -
nasce dalla chiara esigenza di scoprire le antiche testimonianze al di
sotto degli strati lavici. Questo tipo di ricerca è molto importante per
il territorio torrese, poiché rilevare la miriade di grotte dislocate al
di sotto del tessuto urbano significa anche prevenire dissesti
idrogeologici ed evitare tragedie edili".
Questo, inoltre, sembra essere il punto più importante del progetto del
Gruppo, che intende realizzare un Parco Archeologico Sotterraneo da
inserire in itinerari turistici alternativi.
"Vogliamo creare una cooperativa archeologica -ha affermato Di Maio-
inserendo i percorsi del Parco Speleo nei grandi Tours turistici che
affluiscono alla città di Napoli. Stiamo pensando all’inserimento di
Torre nell’ETP (Ente Provinciale del Turismo) per sensibilizzare il
turista sulle radici storiche della nostra città e offrirgli circuiti
alternativi per evitare che torni indietro perché qui non trova
risposte."
La terza e ultima sezione riguarda la ricerca storica che prevede un
lavoro di ricognizione e documentazione di tutti i monumenti, le chiese, i
monasteri e tutte le ville del Miglio D’Oro.
Gli associati, infatti, intendono realizzare uno schedario informativo e
trasferirlo su Internet in modo da poter essere sempre visionato,
aggiornato e corretto. Lo scopo è quello di creare, in accordo con le
autorità, un sorta di " osservatorio" delle opere d’arte e
dei monumenti della città servendosi del mezzo informatico sia per
elaborare immagini computerizzate e filmati tridimensionali, sia per
diffondere la conoscenza dei beni culturali.
"L’uso del computer - ha affermato Aniello Langella - serve a
stimolare nella gente un nuovo sentimento di ricerca. Attraverso l’elaborazione
di immagini grafiche di mappe e filmati vogliamo offrire alla cittadinanza
dei mezzi tangibili e risvegliare in essa quel desiderio di conoscenza
della sua terra, di ciò che le appartiene".
Nel corso della conferenza, infatti, il presidente ha mostrato una serie
di immagini computerizzate, frutto dei suoi studi relativi ad alcune aree
archeologiche di Torre, incentrate particolarmente sul Complesso
archeologico di Calastro e sull’Isola degli Zoccolanti.
Avvalendosi di alcune cartine storiche (Morghen, Zannoni, La Vega) ha
elaborato una visione urbanistica ed orografica della città del ‘600-700
ed ha delineato i vari mutamenti del territorio dovuti alle eruzioni del
Vesuvio.
"Il complesso di Calastro -ha detto Langella- è una zona archeologica
interessante con molte presenze di epoca romana come la chiesa di S.Maria
del Principio che poggia su uno strato archeologico romano. Inoltre
abbiamo effettuato studi anche sulla Cupa di S.Pietro a Calastro e sulla
chiesa di S. Biagio ritrovando nel sottosuolo molti reperti e resti umani
e, abbiamo rilevato l’esistenza del Fortino di Calastro, opera militare
costruita su base archeologica e ricoperta dalla colata lavica".
Gli studi del gruppo, però, vertono in modo particolare sul Convento
degli Zoccolanti, area archeologica che Langella definisce
"isola" poiché è una zona non contaminata dalle eruzioni. Lo
studioso ha analizzato in particolar modo il cimitero degli Zoccolanti
effettuando esami istochimici sui corpi dei monaci ivi seppelliti, sui
tessuti, sui bottoni dei loro abiti e sulle loro calzature e ha dedotto
che si tratta di frati appartenuti all’ordine dei Francescani nuovi,
detti Zoccolanti, e che hanno subito un processo di imbalsamazione.
I siti archeologici torresi sono tanti e il Gruppo ha intenzione di
lavorare sodo per ridare alla città straordinarie bellezze quali Villa
Sora e le Terme Ginnasio, ma naturalmente confida sul sostegno delle
autorità e sull’appoggio della cittadinanza. |