*** 11 ***
Gli Anglo-Americani
sbarcano in Sicilia.
Ci allontaniamo dal
mare nel timore di sbarchi.
In centro sull’asteco di Antonietta
e don Salvatore dei Sacri Cuori,
con zia Maria e zia Peppina
con noi una volta sulla loggia
minute dietro il muro del pozzo
curve nel ricamo,
esploriamo il suppigno basso
dal tetto spiovente come capanna
a proteggere reconditi tesori
tolti alla vista
a rimuovere il tragico gesto
di zio Pietro.
Le tavolette della Passione di Cristo
che l’affascinante aggeggio di legno,
ci mostra a rilievo.
La forgia a manovella
dal suono di sirena.
Strumenti misteriosi della navigazione
di velieri e coralline
in teche decorate di legno
lucidi bozzelli e cannocchiali
resti dell’antica professione
di tante generazioni di armatori.
Una famiglia di pescatori di corallo
atavica dura vita sul mare
fin sulle coste africane
eccidi di mori saraceni
e lunghe schiavitù
in putride segrete tunisine
e l’oro del riscatto
pietosamente accucchiato
nell’altalenante destino
di ricchezza e miseria.
Alle fresche brezze primaverili
lungo corteo di coralline
pigramente lascia il porto
ai rintocchi festosi di Portosalvo
scorrendo la costa
fino al Camposanto
a salutare i cari defunti
prima di volgere le prue
ai rossi banchi del sud.
Mesti e rassegnati addii
dagli scogli e dalle logge
e pianti sommessi
per l’iniziatico imbarco
a guadagnare la libretta
antica sorte
di giovani figli
al mare destinati.
Per mesi e mesi uomini al vuocio
come bestia bendata al pozzo
a strascicare sul fondo lo ‘ngigno
che strappa e aggrappa l’oro rosso.
Galeotti sul mare
riarsi nella canicola africana
fino ai temuti libecci autunnali
desiderati e attesi per il ritorno.
*** 12 ***.
Il 25 luglio, riunione
del Gran Consiglio e
destituzione di Mussolini
Dal finestrino oblò del suppigno
vedo la colonna di fumo
verso la villa comunale
saccheggio e incendio
alla littoria Casa del Fascio.
Per la strada insolitamente
silenziosa e deserta
un uomo corre furtivo
con sulla testa una poltrona.
Timori e speranze
per l’ignoto domani.
Il sabato fascista
col cappello a frangia e l’aquila
Papà istruttore premilitare
alle Scuole
all’aperto.
Al ritorno facciamo a gara per sfilare
i neri stivali e ricevere il nichelino.
E’ della M. V. S.
N.,
milizia volontaria,
ed ora, moglie e cinque figli,
richiamato alla MILMART
batteria di Grottaglie,
a difesa di Taranto.
Per Papà militare
dal fotografo Rumich in centro
facciamo la foto di gruppo
senza Mamma, trentasei anni,
schiva di mondanità giovanili.
La minuta nonna Elisabetta
e il nonno Francesco
alto e ritto 'ntustato
con baffi e bastone di bambù
la parlata foresta,
oltre la ferrovia, quartiere Fontana
con il giardino e le galline
mi regalano uova ed arance
quando timido e vergognoso
vado da loro.
Vennero al mare
dalla Terra dei Mazzoni
la vetera Capua,
paludi di bufale e cavalli
carpentieri e muratori
per la maestosa fabbrica
di pietre rosse
il mulino Feola e Jandeau.
Mastu Ciccio il casertano
resta alla cura della fabbrica
con la giovane famiglia
e Peppino il rossolillo
dopo le Scuole Tecniche
a Torre Annunziata
inizia da giovane garzone
la carriera di mugnaio.
Giovanili fermenti
di moderne ideologie
rigorosa militanza
per un ordine nuovo
e distinzione sociale
adesione diciottenne
a militaresche divise
e chiome alla mascagni
Sotto al Fronte nel porto
tra la banchina di legno
palafitte incrociate di tronchi
e scivoli per bastimenti impeciati
alla ritmata polifonia percussiva
di calafati e carpentieri
tra bianchi spruzzi dalle reti
sciabordate al lavaggio
come bruno serpente,
nella nera rena vesuviana
i bagni con Papà,
|
il costume di lana da canottiere
a righe rosse e gialle,
gustando in acqua
zuccherine pere
mast’Antuono
dal sapore salato del mare.
*** 13 ***
Il re Vittorio Emanuele III affida a Badoglio
l’incarico di
formare
un nuovo governo.
”La guerra continua ecc.” fa parte del proclama di
Badoglio
alla Nazione.
La guerra continua
al fianco dell’alleato germanico
ora presente da noi
alleato non più amico.
Attaccati ai cancelli
del passaggio a livello
contiamo i carri
dei treni militari diretti al sud.
Tanta potenza militare
ci fa sperare e temere.
Penoso declinare
di un glorificante passato
di orgoglioso balilla
e tramonto di illusioni.
Esaltazione in camicia nera
per l’attacco giapponese a Pearl Harbor
e presagi timorosi di sconfitta
la guerra con gli americani
parole discrete sottovoce dei grandi
tornando a casa
per la scesa della Ripa
dopo il ritiro in Parrocchia
del Carro dell’Immacolata.
L’esaltazione dell’avventura
dell’ora del destino
dai muri il dito puntato
ti insegue dovunque ti sposti
taci, il nemico ti ascolta.
Dagli scogli un turista,
nell’incanto del tramonto estivo,
fotografa il mare, il porto
una spia?
e il milite chiamato
pistola in pugno
lo scorta in caserma.
L’aereo solitario braccato
da neri scoppi di artiglieria
nel terso tramonto sul mare,
dalla loggia eccitati
alla raffica mortale
il sibilo stridente
ultimo grido di aiuto
e il tuffo nell’acqua.
Lentamente il paracadute
sostiene un corpo ondeggiante.
La paranza uscita dal porto
riporterà a terra un morto.
La befana fascista
al circolo mugnai sopra San Michele
magliette felpate e ruvidi calzettoni
e la trottola metallica a stantuffo.
Giornali incollati ai vetri
per l’oscuramento,
Gennaro il barbiere
capo quartiere dell’UNPA
allampanato controllore
claudicante per calli e cepolle
notturna solitaria voce
a ricordare doveri
luce al primo piano
perentorio appello
di nomi e strangianomi.
Alla Casa del Fascio in Villa
tra palme e giardinetti
e la vasca dai pesci rossi
per la medaglia d’oro
all’Eroe torrese Vincenzo Ciaravolo
nella gloria della Domenica del Corriere
muoio con voi
sull’attenti nel saluto al comandante
insieme nell’abisso marino.
Fragorosa misteriosa esplosione
nel porto di Napoli
la nave munizioni.
Simile a bruni spaghetti
per giochi e fuochi d’artificio
si vende la carica
dei proiettili inesplosi.
*** 14 ***. La Sicilia è stata interamente occupata. 8 settembre.
Armistizio con gli Anglo-Americani. Gli Alleati sbarcano a Salerno.
Ora l’alleato
diventato nemico
improvvisamente spietato
persecutore e distruttore
e il nemico
ora alleato
continua la sua aerea opera
di morte e distruzione.
La vile defezione di capi e regnanti
l’illusione di guerra finita
e la paura del futuro
privi di regole e guida
sparpaglia giovani militari
come branco allo sbando
in raccogliticci travestimenti
di abiti civili
per luoghi e campagne ignote
unica meta
tutti a casa.
Aniello di zia Raffaella arriva
nel pomeriggio caldo di settembre
sulla loggia e a casa
pantaloni corti e barba lunga.
L’attendono fughe tra gli scogli
e giorni e notti di paure
nel fetore umido delle grotte
tra zoccole e
spurtiglioni.
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