
Barca
corallina torrese con pescatori
che girano l'argano cui è legato
l'Ingegno.
(Disegno del 1874).
L’intera economia della città era fondata sulla pesca del corallo. Nel
1805 il marsigliese Paolo Bartolomeo Martin, venuto qui, impiantò, su
concessione di Ferdinando IV, la prima fabbrica cittadina per la
lavorazione del corallo, fittando una bottega nella villa dei marchesi di
Castelluccio (attuale via Diego Colamarino) e ingaggiò mano d’opera
locale che si dimostrò molto abile. Guardando poi al classicismo
napoleonico allora di moda, penetrato anche nella gioielleria, egli
inserì l'incisione nella gamma dei suoi prodotti e fece venire da Roma
noti incisori di cammei su conchiglia. Dopo cinque anni egli aveva
duecento lavoranti ed un esteso giro d’affari. Diversi artigiani si
sataccarono poi da lui mettendo bottega in proprio.
Nel 1855 fu fondata la Ditta "Giovanni Ascione e figli”. Nel 1860
le botteghe erano otto, oltre ad una notevole quantità di lavoranti. a
domicilio. A Marsiglia, Genova, Livorno, Trapani la lavorazione del
corallo andava diminuendo; la pesca, del corallo divenne quasi un
esclusivo monopolio dei torresi che nel 1870 avevano 236 barche coralline.
Si adoperava l'”ingegno" costituito da due assi di legno dispostiti
a formare una croce di S. Andrea che strappavano i1 corallo dal fondo, e
alla loro estremità pendevano grappoli di reti che lo raccoglievano;
tenuto da una lunga corda era manovrato per mezzo di un argano.
Fra il 1875 e il 1880 si scoprirono enormi banchi coralliferi in Sicilia,
nel mare di Sciacca, che suscitarono una grande "febbre” per l’accaparramento
del prodotto. Si costruirono altre nuove barche che ebbero nuovi equipaggi
e nel 1878 partirono per la pesca 323 barche, 356 nel 1879, 402 nel 1880
con 4.147 uomini per una campagna che durava dai sei agli otto mesi.
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I depositi torresi traboccarono di corallo, i laboratori raggiunsero il
numero di ottanta e ben 4.000 artigiani. tra cui molte donne, (tagliatori,
doratori, arrotatori, lustratori, pulitori, bucatrici, infilatrici,
incisori, bigiottieri) lavoravano nelle botteghe e a domicilio. (1 ).
Si moltiplicarono anche le botteghe per la produzione delle vele, dei
remi, delle funi, delle ancore, dei chiodi, ecc; si fondarono istituti,
come la ”Compagnia Industriale” per la lavorazione della canapa, dei
cordami, dei ferri; una ”Società di Mutua Assicurazione Marittima”
per assistere marinai vecchi e inabili, mentre continuava la sua opera il
Pio Monte dei Marinai” in S. Maria di Costantinopoli.
Dal 1873, su delibera del Consiglio Comunale, fu costruito il porto per
una spesa di un milione di lire; nel 1878 fu fondata la ”Scuola di
Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale”; nel 1882,
messo in disuso il Codice Corallino, si emanò un nuovo ”Regolamento
della Pesca Marittima”.
Nel 1888 fu fondata la Società Cooperativa Torrese di Credito Popolare”
che raccoglieva capitali e risparmi attingendo principalmente dal florido
commercio del corallo e assunse man mano un ruolo sempre più importante
nell’economia.cittadina (l’attuale Banca di Credito Popolare ).

Barche coralline nel mare di Torre
Nel 1888 i commercianti torresi. Bartolomeo Mazza e
Luigi Gentile con ardore di pionieri, si spinsero per mare nel lontano e
sconosciuto Giappone per acquistare il corallo di quel Paese e inviarne a
Torre quantitativi consistenti. Altri li seguirono poi con la nuova
ferrovia Transiberiana da Mosca. Valenti artigiani, con sensibilità di
artisti, si distinsero nella lavorazione del corallo e delle conchiglie e
numerosi commercianti, per la vendita del prodotto lavorato, aprirono
filiali e negozi a Napoli, a Calcutta. Vienna, Parigi, Londra, negli Stati
Uniti d'America, in Australia (2).
1) Basilio: Liverino: Il corallo, pag.197-201.
1) B. Liverino: op.cit. pag 207-214.
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