Cap. 8 - Pag. 324

Cap. 8 - Pag. 325 

almeno nelle mura domestiche si parli la stessa lingua e noi stamperemo in rotocalco; dateci un mondo vivibile, dove l’amore, che è nient’altro che la paura sconfitta, possa trionfare, e noi stamperemo in rotocalco bobine di carta lunghe quindici miliardi di anni luce, per informare anche l’ultima galassia, che la terra ce l’ha fatta, è salva.
Ettore Imparato conclude cosi la sua «Piccola storia di Napoli»:
«I Romani vennero per liberare Napoli dai Sanniti, i Goti dai Romani, i Bizantini dai Goti, gli Svevi dai Bizantini, gli Angioini dagli Svevi, gli Aragonesi dagli Angioini, Carlo VIII dagli Aragonesi, gli Spagnoli dai Francesi, gli Austriaci dagli Spagnoli, i Borboni dagli Austriaci, i Francesi dai Borboni, i Borboni nuovamente dai Francesi, Garibaldi dai Borboni, gli Alleati dai Fascisti. (...) Meno male che il napoletano, quando e come può, sa liberarsi da solo! In mancanza sa vivere libero anche sotto l’oppressione. (...) Egli ha preso pregi e difetti di tante razze, dalla cui fusione ha tratto una vivida intelligenza, invidiata da altri popoli». Magnifica osservazione! Ma le leggi di natura sono inesorabili.

Ora che il popolo napoletano poteva far tesoro delle esperienze acquisite, finite le oppressioni, è incappato nella problematica esistenziale planetaria, verso cui intelligenza, scaltrezza ed arte dell’arrangiarsi a poco servono, perché è stata compromessa non già più la liberta sociale, ma quella individuale interiore.

 

 

                             -------o-------