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GIOVAN BATTISTA
BOTTIGLIERI

Il cap. Giovanni Battista Bottiglieri, 84enne, presiede il gruppo

Torre del Greco 14 dicembre ’99

Giovanni Bottiglieri ti guarda con occhi fieri e acuti che, schivi, raramente ti fissano, ma non puoi non rimanere colpito da quello sguardo da "ragazzo saggio", da uomo che al momento giusto ha saputo dare spazio ai giovani perché i tempi erano cambiati e, in un mestiere come questo, bisogna saper far propri nuove metodologie ed altri sistemi.
Giovanni Bottiglieri ha, proprio in virtù di tanta saggezza, voce decisiva in una famiglia dove amore e rispetto per le gerarchie familiari sono base di un’etica.
Basta osservare ai vari di ogni nave, pur fra preparativi frenetici, tra comprensibili nervosismi, quanta cura venga prodigata dai figli per assicurare il posto d’onore a mamma e papa, che non siano pressati, che possano godere dei frutti del prestigio con tanti sforzi conquistato.
D’altronde le prime due navi nuove del gruppo, varate a Copenaghen, come di tradizione, ai capostipiti Giovanni e a Maria sono state dedicate. Capostipiti viventi, perché il padre Giuseppe dell’attuale Giovanni Bottiglieri e zio Michele (privo di prole) erano esperti armatori. Lo era anche nonno Giovanni (due nomi che si ripetono e, come vedremo, si ripeteranno in un’alternanza di generazioni).
Secondo 1’episodio bellico riportato tramite intervista a nonno Giovanni, nel lavoro scolastico pubblicato sotto il titolo Alle Falde del Vesuvio da Mariella Bottiglieri, figlia di Giuseppe, rappresentante la quinta generazione familiare, ben tre furono le navi di famiglia andate distrutte nel fatidico 1943.

Come si persero le: Giovanni,
Orsolina, Luciana Bottiglieri

La Caterina Costa era ormeggiata alla banchina della Marinella, nelle vicinanze del Carmine verso via Marina ed era carica di materiale bellico (esplosivi, bombe, mine, carri armati).
Ci fu un incendio a bordo e non fu possibile spegnerlo: allora, erroneamente, affondarono la nave nel porto stesso, dove ovviamente non c’era pescaggio e la nave non affondo, esplodendo.
Il popolino napoletano si mise a guardare dalle inferriate e si fermo a circa cento metri dalla nave.
Quando scoppio, essa si smantello e tutti i pezzi e le lamiere sventrarono i vicoli vicini.
Questa faccenda della Caterina Costa e stata una tragedia per il fatto delle sirene: mentre la popolazione guardava 1’incendio, le sirene, che avrebbero dovuto avvertire dell’imminente esplosione, non suonarono. I boccaporti della nave finirono ovunque ed io li andai a vedere nel vicoletto dietro piazza Nicola Amore.
Fu una distruzione per quella zona di Napoli e molta gente mori.
La guerra, e in particolare questa vicenda, influirono in modo determinante sulla mia attività.
Infatti si presero la nave .Giovanni Bottiglieri che si trovava nel porto di Napoli. Poi 1’Orsolina Bottiglieri che stava a Venezia fu catturata, la Luciana Bottiglieri fu affondata dagli Inglesi quando si trovava nel Golfo di Cagliari.
Mentre una che era in costruzione a Viareggio, fu nascosta dai cantieri stessi che ci pagarono un premio molto sostanzioso.
Fu cosi che con la guerra, perdemmo tutte le navi.