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ANGELO D’AMATO

Angelo D’Amato Presidente dei Giovani Armatori

Torre del Greco, 26 novembre ’99

Dietro la nave
che scivola

La quarta generazione, Angelo ed Umberto D’Amato. Quali i problemi generazionali, come li risolvono, quelli tecnici e quelli dell’anima. Trovare tempo e spazio agli affetti, non disumanizzarsi, chiedersi chi siamo, dove andiamo. La naturalezza dei rapporti, lo smitizzare i ruoli riducendoli all’essenza. Tale e Angelo D’Amato, un antieroe che non si esalta e ammette limiti propri e del mestiere.

Il padre

"Mio padre e un leader di grandissima intelligenza che ci ha tenuti uniti ed ha saputo costruire passo per passo la sua e la nostra fortuna. Ne sono fiero, debbo ammetterlo, proprio io che, di tutti i figli, sono quello con cui ha avuto il rapporto più conflittuale perché gli lavoro fianco a fianco. Pur se nel passato ho cercato di contestarlo, mi considero fortunato perché lui e un modello di vita e non tutti possono dire altrettanto dei loro padri. Non lo ho mai visto sbagliare. Anche se le cose te le ordina, anche se non sei d’accordo, alla fine devi convenire che sono giuste.
L’azienda si identifica in lui. E sempre stato cosi. Fra lui, zio Luigi e zio Michele, ci sono circa vent’anni di differenza: una generazione.
E per questo che io sento più vicini e moderni gli zii che mio padre e sono legato a zio Luigi che mi e affine come carattere e gioia di vivere. Essi, gli zii, sono vissuti gia in un momento più fortunato per 1’Azienda.
Papa, invece, e persona con parametri culturali d’altri tempi. Pero nel lavoro zio Luigi e lui si compenetrano alla perfezione, insieme sono una carta vincente. Luigi e irruento, impulsivo, decisionale. Papa riflessivo, saggio, cerca di minimizzare, di mediare.
Mio padre si e trovato a venticinque anni con un’azienda distrutta, un padre anziano e dieci fratelli da mantenere. Il non aver potuto proseguire gli studi e laurearsi rimane il suo cruccio. E anche un nostalgico melomane con la passione per il bel canto, ma non credo abbia trovato un ritaglio di tempo per studiare, anche perché nella sua famiglia i figli dovevano badare al sodo, tant’e vero che le figlie erano chiamate a svolgere il ruolo essenziale di angeli dei focolari piuttosto che a seguire diversi tipi di vocazione o ad avere altri grilli per il capo. Mio padre aveva anche una fisarmonica, forse da qualche parte esiste ancora, che suonava da ragazzo.

Sport e lirica

Ho ereditato da lui la passione per la lirica e mi spiace di non trovare tempo per andare al San Carlo più spesso.
Anni fa, quando ero più magro e mi consideravo uno sportivo, giocavo a tennis con risultati apprezzabili, ora a fine settimana sottraggo altro tempo alla fami- glia col tiro all’arco. Devo dire che vivo quelle ore di relax, indispensabili per la salute, pero di ulteriore distrazione dagli affetti, con sensi di colpa verso mia moglie ventinovenne ed i miei due bambini.

Per i figli niente privilegi

Per quanto riguarda me, Angelo, garantisco che il mio ruolo me lo sono conquistato. Nel nostro campo non esistono privilegi familiari, anzi la vita dei figli e più dura di quella dei collaboratori perché e da loro che si pretende il meglio, il massimo, e dagli altri vieni giudicato più dalle cose che fai che dal cognome che porti.
Mio padre e mio zio non sono teneri, ti responsabi- lizzano, esigono la perfezione.
D’altronde ogni lavoro in proprio finisce con lo schiavizzarti. Figuriamoci questo, poi! Se sbagli ne va il nome della famiglia, mandi a rotoli tutta 1’abilita della costruzione fatta dai padri.
Ma, ripeto, sono fortunato perché ho avuto per padre un modello e accanto a lui cresco quale uomo. Pur non essendo di natura aggressiva, la sua leadership pesa, rischia di farti sentire schiacciato o insoddisfatto. Ma oggi sono orgoglioso dei passi fatti, anche se il nostro lavoro non conosce sabato né domenica e concede solo cinque o sei giorni di ferie all’anno.

La moglie. Il fratello tecnico

Di ciò mia moglie Marlene soffre particolarmente ed a ragione, come del fatto che porto a casa i problemi di lavoro, anche se lei lavora in banca e i nostri due bambini sono ancora in un’età assorbente, ed il suo da fare la tiene impegnata.
Anche con lei sono stato fortunato. E una donna bella, intelligente e premurosa. Vorrebbe solo che io fossi più spesso presente, che le fossi più vicino.
Mio fratello maggiore, Umberto, ingegnere navale, più schivo e riservato di me, e responsabile dell’Ufficio Tecnico. Una mente a livello tecnico universalmente riconosciuta.