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GIUSEPPE D’AMATO
Giuseppe D’Amato, fratello saggio e tenace
Torre del Greco, 20 novembre ’99
L’uomo che costruisce
fortune e affetti
La casa e di una semplicità, di un’essenzialità
disarmanti. Rispecchia i suoi proprietari. Cinzia e Giuseppe D’Amato, binomio
inscindibile, non amano il lusso.
Sul rispetto e la chiarezza reciproci hanno costruito giorno dopo giorno il loro
rapporto come la loro fortuna. Cinzia rinunziando agli studi per cui era
particolarmente dotata e a una eventuale carriera per stare accanto al marito e
dedicargli la vita, lui non facendole mancare comprensione e tenerezza e
facendola sentire "unica".
Un amore il loro che, in un’epoca di sfasci di famiglie, sopravvive immutato,
e non e retorica. Non e da stupirsi se durante le giornate dei vari, Cinzia e
suo marito sentano, seppure coniugi ultraquarantennali, ancora il bisogno di
appartarsi dagli altri, di ghermire ore tutte per sé.
Magari li sorprendi abbracciati in gondola o immersi in preghiera nella Chiesa
di San Marco, come anni addietro all’indomani di un varo altrettanto magico di
questo di Shanghai, a Mestre, con cenone a Palazzo Pisani sul Canal Grande,
illuminato unicamente da migliaia di candele "sbrilluccicanti" a
grappoli da fastosi candelabri.
Un folto gruppo di famiglia troneggia e fissa in unico fotogramma 1’unita
familiare delle tre generazioni viventi di cui Giuseppe e il capostipite. Ci
sono proprio tutti, figli, nipoti, generi, nuore. All’improvviso rivedo
Giuseppe in Cina...
E poteva un tipo come lui, resistere o sottrarsi a Pechino alle "tentazioni
della Grande Muraglia", a un giuoco serio con cui misurarsi e poter dire
"ce 1’ho fatta?".
Nonostante i venti anni di differenza dal fratello Gigi, mentre Cinzia che 1’a-
veva accompagnato nel primo tratto, deposte le armi, ne segue preoccupata
1’asce- sa, lui impavido, rosso per lo sforzo, passo lento e perseverante,
salita la china, svolta 1’angolo segnato da una delle tante fortezze
smerlate...
E 1’ascesa verso una delle vette, 1’affondare sull’impervio terreno cinese
e riemergerne, acquista il sapore dell’ennesima conquista per chi ha faticato
un’esistenza per condividere il successo con i suoi cari.
Momento magico
"La nostra città vive un momento magico e di prestigio riguardo all’arma- mento. Non e che i soldi siano piovuti dal cielo: parlo per tutte le società che fanno capo a Torre. Con le nostre capacità, siamo riusciti a conquistare la fiducia delle banche estere e nazionali. E poiché la situazione attuale privilegia lo Stato Maggiore, ciò dovrebbe por- tare ad una riqualificazione del personale navigante e alla riqualifica a monte degli Istituti Nautici che deperiscono in stato di abbandono. Purtroppo dobbiamo lamentare una carenza di ufficiali e di allievi. Ancora si preferisce la comodità del posto a terra anche se meno retribuito. La deficienza di personale qualificato e dipesa pure dalla mancata obbligatorietà dell’imbarco degli allievi che con il Registro Internazionale e stata oggi ripristinata.
La burocrazia
Emergiamo nonostante i lacci ed i vincoli che ci vengono
imposti di continuo. Degli esempi di quanto siamo vessati?
Una nostra nave, regolarmente iscritta al Registro Internazionale, con bassa
forza di nazionalità filippina, in regola con la legge, arrivando in un porto
italiano, ebbe dal pretore locale ordine di decreto d’espulsione per tutti gli
stranieri.
Dietro nostra richiesta e trasferendoci in altro porto italiano, il
provvedimento d’espulsione venne dichiarato illegittimo. In seguito, in
occasione del rinnovo del passaporto, mi fu detto che non potevo averlo per un
procedimento a mio carico proprio in merito al decreto d’espulsione che era
stato annullato perché illegittimo. Ciò per ribadire quanti vincoli in Italia
impediscano di esprimere al meglio le proprie capacita. Perciò la maggior parte
degli italiani emigrati riesce all’estero a mietere successi nei vari settori.
La famiglia
Per quanto concerne la nostra provenienza, il nonno paterno
di cui porto il nome era gia armatore. Nonno Giuseppe era matricola n. 1 di
Torre del Greco quale comandante e armatore di un veliero di circa 500
tonnellate con cui faceva viaggi in America gia a meta ’800.
Uomo pio, all’imbrunire usava riunire tutto 1’equipaggio a recitare il
Rosario sul giardinetto di poppa, cosi chiamato perché contenente vasi
di prezzemolo e basilico.
Anche il nonno materno Giuseppe Palomba era comandante ed armatore di velieri.
In pratica, il mare e vocazione da sempre avuta nel sangue. Ad un nostro varo a
Castellammare di Stabia era presente il bambino di mio figlio Angelo, allora di
appena due mesi. "Per forza diventerà armatore, se gia a due mesi respira
aria di varo", ebbe a dire un caro amico.